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martedì 21 aprile 2020

Louise Doughty – Binario Sette



Louise Doughty 
Binario Sette

Recensione – Opinione
di

Mugnano di Napoli
17 Marzo 2020

Fantasma o meglio presenza che parla e che prende coscienza e/o cognizione di ciò che è veramente importante e cosa non lo è; l’importanza dell’esistenza è sottintesa, non mi soffermo sull’ovvio.
Da pagina 34: <<Qual è il punto in cui un essere umano smette di essere umano e diventa cosa?>>. 
La protagonista vive una specie di sogno temporale, sospesa nel tempo ma in uno spazio definito, principalmente nella stazione di Petersborough, intorno al binario Sette, racconta la sua storia e nel contempo la definisce e si definisce nelle emozioni, tra ricordi che affiorano e consapevolezza che si ritrova piano piano. Il testo viaggia a tratti spedito, a tratti più lento ed è quella la parte noiosa ed insopportabile, tremendamente odiosa. Ci sono tanti momenti tristi, che fanno sentire la protagonista “inferiore” e “manipolata”, ma altri momenti sono in salita, un’onda oscillante continua, è forse questo l’ effetto “dell’ Amore Perfetto” che lei desidera, cerca, trova, pensa? Ma poi tanto perfetto non è, lo definirei malato.
Questo romanzo è classificato nei Thriller ma io sarei più precisa, lo infilerei nei Thriller Psicologici, ma di scarso livello, anche se il tentativo di riuscire a mettere a nudo le debolezze e i limiti umani ci sta.  Il fulcro centrale del testo su cui riflettere veramente sono le emozioni, ma sono raccontate in maniera pessima nel senso che è tutto troppo noioso e a volte inutile! Quasi una continua lamentela!  L.Ch.


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TRAMA
Binario Sette
di
Louise Doughty

Ripresa da internet e/o  dalla 4° di copertina:
Stazione di Petersborough, binario Sette, quattro del mattino: Lisa Evans è determinata a capire perché si
ritrova in quel luogo deserto. Perché è lì? Lisa non se lo ricorda. 
Però una cosa la sa: lei è morta, ed è morta lì, investita da un treno al binario Sette. ma come siano davvero andate le cose, Lisa non riesce a capirlo. Nella solitudine della notte, assiste a un altro «incidente»: un uomo solo, anch'egli travolto da un treno di passaggio. Lo choc fa riaffiorare, un tassello dopo l'altro, le vicende e le persone del suo passato. Su tutte, Matthew, il fidanzato. Medico affascinante e premuroso, Matthew è andato a vivere con lei dopo poche settimane di appuntamenti romantici e passionali. I suoi genitori lo adorano, è quello giusto. Potrebbe essere la relazione perfetta solo che, come spesso accade, non lo è. Matthew arriva sempre in ritardo, ma detesta quando lo fa Lisa. Le dice che lei è solo sua, ed è ossessionato dai suoi fidanzati passati, per scherzo. Le controlla il cellulare e conosce le sue password. Tanto per provare, quando sono a letto insieme, le chiede di fingere di essere morta. Giorno dopo giorno, un senso di soffocamento e allo stesso tempo di colpa si insinua nella vita di Lisa. C'è qualcosa che non funziona, ed è sicuramente lei il problema. A meno che non sia Matthew. Mentre il ricordo della relazione si fa sempre più vivido, una domanda tormenta Lisa: si è suicidata su quel binario, o qualcuno l'ha spinta sotto al treno? Perché il suo spirito continua a vagare per la stazione, come se avesse qualcosa di irrisolto da portare alla luce prima di potersi abbandonare in pace all'eternità? Tra le vicende dei frequentatori abituali della stazione, che può osservare dalla sua postazione privilegiata, e le immagini che le tornano alla mente, Lisa capisce di non essere sola, e che può ancora fare qualcosa per riportare a galla la sua terribile verità.

Copertina flessibile: 442 pagine
Editore: Bollati Boringhieri (23 gennaio 2020)
Collana: Varianti
Lingua: Italiano


CENNI SULLA VITA
di:
Louise Doughty

Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
(Dalla seconda/terza di copertina)
Louise Doughty, pluripremiata autrice di romanzi e drammi radiofonici, è critico letterario per numerosi giornali internazionali e per la BBC. Ha scritto dieci romanzi, dei quali, oltre a Binario Sette, Bollati Boringhieri ha pubblicato Nel nome di mia figlia (2016), finalista al Costa Novel Award e all’Orange Prize for Fiction; Fino in fondo (2014 e 2016), finalista allo Specsavers National Book Award come Thriller dell’anno; e Il buio nell’acqua (2017). Vive a Londra.)
Louise Doughty (Melton Mowbray4 settembre 1963) è una scrittricedrammaturga e giornalista britannica di etnia romanichals.
In Gran Bretagna scrive una sua rubrica dal nome "Un romanzo in un anno" sul Daily Telegraph.
In Italia molti suoi articoli sono stati pubblicati dal settimanale Internazionale.
Ha pubblicato sette romanzi:
Crazy Paving (1995) 
Dance with Me (1996) 
Honey-Dew (1998) 
Fires in the Dark (2003) 
Stone Cradle (2006) 
Nel nome di mia figlia (Whatever you love) (2010), Milano, Bollati Boringhieri, 2016 
Fino in fondo (Apple Tree Yard) (2013), Torino, Bollati Boringhieri, 2014 
Il buio nell'acqua (Black Water) (2016), Milano, Bollati Boringhieri, 2017 






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martedì 17 marzo 2020

Dai Sijie - Balzac e la Piccola Sarta Cinese

DAI SIJIE

Balzac e la Piccola Sarta Cinese


Recensione – Opinione
di

Mugnano di Napoli
Napoli 2001/2002
Ripresa per il Blog il

Giovedì 08 novembre 2018

La semplicità, la leggerezza e la scorrevolezza con cui sono trattati tutti gli argomenti sono evidenti già dai primi capitoli, forse troppo; un maggiore approfondimento sui personaggi avrebbe reso il romanzo ancora più interessante. Non mancano i momenti più divertenti ma il trasporto di merda, la miniera e i pidocchi non hanno niente di educativo sono solo punizioni e degrado. Ho avuto, inoltre, la netta impressione che, anche se è un romanzo d’ accusa agli orrori dei campi di rieducazione voluti dal Presidente Mao, l’ autore sia stato un tantino “timido” (forse impaurito?) nel raccontare le schifezze perpetrate in quei campi: ricatti, vendetta, incompetenza e più di ogni cosa profonda ignoranza. È messo, inoltre, sul filo dell’ incertezza se sia amore vero per la bella Sarta o, la ragazza, sia solo uno strumento di rivalsa verso  la coatta “rieducazione” maoista!  Restano, però, sempre, dei punti fermi: la cultura, la cinematografia, la musica e il progresso non si possono impedire, rallentare sì, ma fermare no! Il finale è deludente per i romantici ma assolutamente meraviglioso per l’ essenza del libro:  la libertà di scelta e di interpretazione!  
“...<<Vuole andare in una grande città. Mi ha parlato di Balzac>>. <<E allora?>>. <<Mi ha detto che Balzac le ha fatto capire una cosa: che la bellezza di una donna è un tesoro inestimabile>>...”. 
L.Ch.

P.S.: nota personalissima, questo romanzo è una botta al fegato a tutti i comunisti e sinistroidi incalliti; giusto per ricordare quanto sono stati criminali pure loro; vediamo di non dimenticare! Inutile tacere! L.Ch.


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TRAMA
Balzac e la Piccola Sarta Cinese
DAI SIJIE

Ripresa da internet e/o  dalla 4° di copertina:
Balzac e la piccola sarta cinese è il primo romanzo scritto da Dai Sijie, pubblicato nel 2000 in Francia e nel 2001 nel Regno Unito.
La storia, ambientata nel 1971, si svolge nella montagna di Phenix, nella provincia di Sichuan durante la Rivoluzione culturale cinese. I protagonisti sono due ragazzi di diciassette anni circa, con il Narratore che è più piccolo di un anno rispetto a Luo, si conoscono dall'infanzia e si rispettano molto, tanto da non aver mai litigato.
Il narratore è un ragazzo di diciassette anni piuttosto riservato. Suo padre è pneumologo e sua madre specialista in malattie parassitarie, entrambi considerati "nemici del popolo".  
Suona il violino, che per lui ricopre un ruolo di enorme importanza, perché gli permette di evadere dalle preoccupazioni. Sarà proprio il violino ad aiutare i ragazzi a vincere la diffidenza del Capo villaggio dinnanzi ad un oggetto ignoto e borghese – il violino -,  il giovane Luo, migliore amico del narratore,  annuncerà agli astanti che ascolteranno una sonata dal titolo <<Mozart pensa al Presidente Mao>>.
 Luo è molto meno timido, proviene anche lui dall'ambiente medico: suo padre è dentista ed è conosciuto per aver osato criticare Mao Tse Tung dopo avergli curato i denti: per questo viene considerato "nemico del popolo" insieme a tutta la sua famiglia.
Come tutti i giovani istruiti dell'epoca, i due ragazzi vengono mandati in rieducazione tra  le montagne, per sperimentare la vita rude dei contadini. Nel villaggio li trattano come "marmocchi di ricchi”. La storia parla a ciascuno di noi: perché racconta di come la lettura riesca a sottrarre due ragazzi, colpevoli soltanto di essere figli di <<sporchi borghesi>>, a svariate torture. La vita nella montagna è molto difficile per loro:  si trovano a svolgere incarichi faticosi, come lavorare nelle miniere o nelle risaie sotto il sole cocente. Vivono in una piccola stanza sopra un porcile. Durante il periodo di rieducazione, conoscono un ragazzo in rieducazione come loro, Quattrocchi (chiamato così per via degli spessi occhiali che doveva portare),  con il quale si instaura un rapporto sempre più forte, anche se fatto per convenienza  dato il grande numero di libri proibiti che il ragazzo aveva nascosto in una valigia e portato con sé nel villaggio.
Dopo aver premuto sul ragazzo per farsi prestare un libro, Luo e il narratore riescono a farsi prestare un libro: Ursule Mirouët. Luo è il primo a leggere il libro, che lo dà al protagonista e si reca dalla piccola sarta cinese per raccontarglielo. Così pur vivendo in mezzo agli <<orrori della rieducazione>>, i due ragazzi e la Piccola Sarta scopriranno, in virtù di qualche goccia magica di Balzac (e di Dumas, e di Flaubert e Kipling) che esiste un mondo fatto di pura avventurosa bellezza. Luo fa un giuramento: "Con questi libri trasformerò la Piccola Sarta: lei non sarà più una semplice montanara." Poco a poco la lettura delle opere di Balzac trasforma la ragazza, che diventa espansiva e desiderosa di scoprire il mondo: i libri l'hanno totalmente cambiata, non è più un'innocente contadina; dichiara: "Balzac mi ha fatto capire una cosa: che la bellezza di una donna è un tesoro inestimabile". Tra i  Personaggi secondari ci sono Il Sarto, nonostante abiti in un villaggio, ha insegnato a leggere alla figlia; il Capo  del villaggio, che soffre di mal di denti e viene curato da Luo in cambio della libertà del narratore; il Mugnaio un grande conoscitore di canzoni locali, anche licenziose. Tra le curiosità abbiamo Il narratore che  parla del suo nome dicendo che è composto dagli ideogrammi di cavallospada e campana.

Titolo originale: Balzac et la Petite Tailleuse Chinoise
1° edizione:  nel 2000 Editions Gallimard Paris; 2001 Adelphi Edizioni S.P.A., Milano
Edizioni Mondolibri S.p.A., Milano su licenza Adelphi Edizioni S.P.A., Milano

La mia copia è del settembre 2001 Mondadori


Il libro è stato tradotto in 26 lingue, compreso il cinese.

CENNI SULLA VITA
di:
DAI SIJIE

Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
Dai Sijie è  nato a Chengdu2 marzo 1954 ed è uno scrittore e regista cinese. Figlio di un medico, Dai Sijie nasce in Cina  e da giovanissimo viene spedito nella provincia del Sichuan in un campo di rieducazione fino al 1974Alla morte di Mao, entra all'Università dove studia storia dell'arte e dove riesce ad ottenere una borsa di studio in Francia. Da allora vive e lavora a Parigi


Tra le sue opere più famose abbiamo:
Dai Sijie, Muo e la vergine cinese, Milano, Adelphi, 2004, 
Dai Sijie, Una notte in cui la luna non è sorta, Milano, Adelphi, 2008, ISBN 978-88-459-2303-6. (FR)
Dai Sijie, Le Complexe de Di, Parigi, Gallimard, 2005, 





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martedì 3 marzo 2020

Ho Chi Minh - Diario Dal Carcere - Traduzione di Joyce Lussu


Ho Chi Minh 
Diario Dal Carcere
Traduzione di Joyce Lussu

Recensione - Opinione di

Luigia Chianese Books Review Blogger

Blog Libri e Opinioni

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Mugnano di Napoli (Na)
16.01.2020

La cosa più banale che posso scrivere è che quest’ opera è triste e commovente! Secondo me necessito di anni di studio, ma veramente tanti, per poter capire fino in fondo questo testo e questo autore.
La prima volta che lo lessi, nella mia copia vintage della Garzanti da 600 lire, ovvero meno di 0.50 centesimi di oggi, frequentavo il liceo e già allora ero un’anticomunista convinta.
(Premetto che oltre al libro ho letto anche della vita politica di Zio Ho).
Questo personaggio, era diverso, mi azzardo a dire che era un comunista illuminato, intelligente e sensibile, ma anche un rivoluzionario, un uomo che puntava all’ Unità Nazionale, un demagogo per l'uso della parola, un realista, un patriota, una persona che sapeva coniugare bene il concetto di libertà individuale e comunismo.
(Per me, siamo chiari, uno stato comunista significa uno stato con mancanza di libertà;  è dittatura al pari del nazismo o del fascismo; riduttiva questa mia visione? Controllate i morti ed anche i vivi visto che ci siete!).
Questo libro non è il classico diario in versi all’occidentale, sono 115 quartine e poemetti Tang in stile cinese classico scritti nel periodo che va dal 28 agosto 1942 al 16 settembre 1943 durante il quale Ho fu prigioniero della polizia del Kouomintang nella Cina meridionale.
Da pagina 10 
(Edizione, oramai vintage, della Garzanti; marzo 1972 con l’ Introduzione di Harrison E. Salisbury ) 

… tanto è vero che il 02 settembre 1945 
iniziò con queste parole 
la Dichiarazione di Indipendenza della 
Repubblica Democratica del Vietnam:

<<Tutti gli uomini sono nati uguali: 
dotati dal loro creatore di alcuni diritti inalienabili 
tra cui la vita, la libertà e la ricerca della felicità. … >>.

Vi ricorda la Dichiarazione Americana d’ Indipendenza vero? 
Infatti da lì prese spunto; non a caso Ho citava spesso Abramo Lincoln e ammirava Woodrow Wilson e Franklin Delano Roosevelt.
Queste poesie all’apparenza semplici parlano di Vita, Dolore, Angoscia, Paura, Coraggio, Nostalgia, Forza di carattere ma soprattutto raccontano di Speranza e Libertà.
La sera
Il passero stanco
ritrova il suo nido nel bosco
una nube erra lenta
nel cielo solitario
una fanciulla macina il mais
al villaggio
sul focolare d’argilla
già s’accende una fiamma.

Sono poesie uniche e importanti tanto da diventare un “Inno alla Resistenza” per buona parte della generazione di quegli anni; ovvero quella generazione che scendeva in piazza per dire basta alla guerra in Vietnam e che manifestava per cambiare il mondo; questo testo è  diventato uno dei simboli del desiderio di libertà.

Lontano dalla lotta
Piuttosto morire
che viver servi!
Quando le libere bandiere
si spiegano
che gran dolore
stare in fondo
a una cella
senza potersi battere
in campo aperto!

Ci sono state persone che certamente meglio di me hanno saputo spiegare bene questo libretto, quindi riporto alcune citazioni di Harrison Salisbury (Giornalista del New York Times autore di reportage dal Vietnam del Nord e dalla Cina) e Joyce Lussu (vedi sotto per la vita):

<<Distinguono i suoi versi la fede e la serenità pur nelle condizioni terribili, la capacità di trarre coraggio da uno squarcio di cielo azzurro, dal volo sfrecciante di un uccello, dal profumo dei fiori nella sera, dalla vista dei monti lontani e delle scene di vita contadina. (Harrison Salisbury)>>.

<<Emerge da questi poemetti l'umanità eccezionalmente ricca e matura del grande rivoluzionario, sempre dialettica nella sua coerenza: utopico e realista, implacabile e generoso, duttile e intransigente, indulgente e severo, scettico ed entusiasta, capace di adattarsi alle circostanze come di adattare le circostanze a sé e ai suoi fini. Nella sua lunga vita di combattente, di animatore, di organizzatore, coronata da un'esemplare vittoria storica di un piccolo popolo di contadini contro gli eserciti più potenti del mondo, c'era posto per la poesia. E questo è importante. È una lezione da non dimenticare. (Joyce Lussu)>>.

<< Leggendo il Diario dal carcere si avverte la presenza di una personalità dura come l'acciaio e insieme sensibile. 
(Harrison Salisbury).>>.

Dopo queste citazioni non vi è altro da dire: deliziatevi con questi meravigliosi versi d’Amore per la libertà. L.Ch.
La Macina
Stretto dentro la macina
soffre il seme di riso
ma passata la prova
guardate com’è bianco!
Così è pure degli uomini
nel mondo in cui viviamo:
il dolore matura
la nostra umanità.

TRAMA
Diario Dal Carcere
Ho Chi Minh
Ripresa da internet e/o  dalla 4° di copertina:
Un classico ormai introvabile, il diario di Ho Chi Minh, grande capo rivoluzionario vietnamita, scritto durante la sua disumana prigionia. Poesie incredibilmente semplici e potenti, rese eterne dalla traduzione di Joyce Lussu. Edito in Italia per la prima volta alla vigilia dell'annus mirabilis 1968, il libro ebbe un'importanza fondamentale per quella generazione impegnata a voler cambiare il mondo e a fermare la guerra del Viet Nam. Con questi versi Ho Chi Minh scolpisce un canto alla resistenza, all'amore per la vita e la libertà.


Nota: La mia copia è quella vintage


CENNI SULLA VITA
di:
Ho Chi Minh
Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
Ho Chi Minh – (1890-1969). Rivoluzionario e uomo politico indocinese. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale organizzò la guerriglia contro i giapponesi e, nel 1941 fondò il Viet-minh (Lega indipendentista); nel 1945 divenne Presidente della Repubblica del Viet Nam e si batté contro il dominio francese in Indocina. Continuò fino alla morte la lotta di liberazione del popolo vietnamita. Saigon, dopo la conquista da parte dei vietcong, è stata chiamata Ho Chi Minh in suo onore.
Nacque il 19 maggio nel villaggio di Hoang Tru nella provincia di Nghe An, Viet Nam centro settentrionale. Gli venne dato il nome di Nguyn Sinh Cung. Come da tradizione vietnamita, all'età di dieci anni cambiò il nome e fu chiamato Nguyn Tt Thành ("Nguyn che sarà vittorioso"). Un nome del destino, Ho sconfisse sia il colonialismo francese che l’imperialismo americano. Così si rivolgeva a costoro « Potete uccidere dieci miei uomini per ognuno dei vostri che io uccido. Ma anche così, voi perderete e io vincerò. » Poi emigrato in Francia si fece chiamare Nguyen Ai Quoc (Nguyen il patriota). Dopo essersi fatto chiamare anche Ly Thuy. Nel 1938 in Cina prese il nome definitivo di Ho Chi Minh.

Non posso non citare due personaggi importanti:

Vo Nguyen Giap 
(1911-2013). Leggendario capo militare vietnamita, combatté prima l’esercito coloniale francese, vincendo, nel 1954, la battaglia di Dien Bien Phu, poi le forze statunitensi e sud vietnamite nella Guerra del Viet Nam. Dopo la riunificazione fu Ministro della difesa.

Joyce Lussu Salvadori 
(1912-1998). Partigiana, traduttrice, storica, letterata, attivista politica e poetessa. Testimone eccezionale dei maggiori eventi del Novecento, ha dedicato l’intensa sua vita alla lotta, unendo un instancabile lavoro d’azione ad una raffinata ricerca teorica e di traduzione dei maggiori poeti guerriglieri di tutto il mondo.


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