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venerdì 5 luglio 2019

Due parole sul Premio Strega Luglio 2019

Due parole sul Premio Strega Luglio 2019

Opinione


Mugnano di Napoli
05 luglio 2019


Antonio Scurati
Questa mattina ... mi sono svegliata, o bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao, questa mattina mi sono svegliata e ho trovato ... una sorpresa che sorpresa non è.

Mi sono fatta una sonora risata tra il caffè nero e il cornetto industriale.

Il Premio Strega luglio 2019!

Non so voi ma a me i libri che vincono il Premio Strega non mi convincono quasi mai.

Nel senso che quando sono in libreria, li prendo tra le mani, leggo la 4° di copertina, prelevo il cellulare dalla tasca, leggo velocemente le varie recensioni sul libro e qualcosa sull’ autore, se non lo conosco, ma ... con i libri del Premio Strega, non mi riesce di comprarli.

Ovviamente ora mi aspetto il commento di qualche sinistroide che scriverà: non li compri perché sono troppo impegnativi per una “fascista-leghista  di merda” come te; cosa vuol capire di cultura e grandi romanzi una come te ...

(Perché la cultura è un appannaggio della sinistra, convinti loro ...)

Ed ecco la mia seconda risata sonora della giornata.

Sulla monopolizzazione culturale in Italia non  vi è da discutere perché potete sprecare tutte le parole che volete per me è certezza.
Quindi caliamo un velo pietoso, possibilmente una trapunta pesante, su questo argomento, non mi farete mai cambiare idea; questo pensiero si è formato al liceo e si è rafforzato all’ università tra gli esami di sociologia e psicologia. Quindi leviamo mano, non sprechiamo parole.

Lasciamo perdere anche i chiusi di mente come i sinistroidi, che piano piano si estingueranno da soli e torniamo al Premio Strega di questa mattina.

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Premetto che come è in uso nel mio Blog, sotto troverete la foto della copertina del libro, la trama presa da Amazon, e note sulla vita dell’autore prese un po' qui un po' lì su internet ed infine dove Comprare il libro on line : Qui

Questa mattina, come dicevo,  mi sono svegliata e con il mio bel caffè tra le mani, seduta a sirena spiaggiata sul divano sfondato, ho acceso la TV: prima notizia intravista Premio Strega.

Premio Strega 2019, vince AntonioScurati - M. Il Figlio del Secolo, con 228 voti;  l’ autore: "Dedico la vittoria a chi ha combattuto il fascismo.

La cerimonia si è tenuta al Ninfeo di Villa Giulia a Roma; hanno votato 556 persone su 660. Il Romanzo Storico di Antonio Scurati è il primo di una trilogia.

Il secondo posto è stato assegnato a Cibrario, con un testo dedicato al Risorgimento.

Come aveva spiegato lo scrittore a "Repubblica", è necessario un nuovo impegno civile: "Era ora di riscrivere questa storia da dentro. Perché il lettore diventasse antifascista alla fine e non all'inizio della lettura".

Sentito e letto ciò, tra una sonora risata e il caffè, ho pensato questo:

  • Sicuramente sarà un bravissimo scrittore e letterato, non lo conosco, per mia ignoranza, ma sono sicura che non è il primo cretino che passa.
  •  Il suo romanzo storico, M. Il Figlio del Secolo, già si annuncia con errori storici, non so se sia vero e non sta a me verificarlo non sono una storica, ma non è un problema, è un romanzo non un libro di storia scritto da uno storico di mestiere, non si deve, per forza, attenere ai fatti reali. E con ogni buona probabilità sarà una bellissima trilogia. (io ho una certa avversione per le trilogie).
  • Ha vinto perché i sinistroidi, così detti acculturati e radical chic, hanno il terrore dei successi NON della Lega, NON delle destre Europee, ma hanno proprio paura di Salvini. Si! Quel Matteo Salvini (ops! anche qui una M.) che nei sondaggi Italiani ed Europei vola. Hanno proprio paura che la storia si ripeta.

Solo che questa gente non ha capito una cosa: la storia non si ripeterà, i popoli non si faranno “psicologicamente affascinare”, come una volta, e questo grazie ad internet.
La suggestione psicologica di massa è  tra la scuse magiche quando una cosa non piace invece di indagare “i perchè” i popoli  arrivano ad una determinata “scelta” ...

Non apriamo una pagina di socio-storia ... non è il caso ora.

Il monopolio culturale, politico, il lavaggio del cervello stile Russia Comunista – Cina, del secolo scorso, è finito! Non si può più fare! Fatevene una ragione!

Ed ecco la tristezza che mi arriva!
Tra l’ ultimo sorso del secondo caffè e il morso al cornetto industriale, penso che un’altra persona, che lavora e che si fa il mazzo, viene usata. Perché scrivere un romanzo, e soprattutto un romanzo storico in trilogia, non deve essere facile, quindi tanto di cappello.

Anche se penso che all’ autore essere “usato”, dai sui simili, forse non dispiace.

Pubblicità, vendita e causa politica tutto insieme in un sol colpo.
E’ quasi un’affare!

Ma abbiamo dinnanzi un’altra persona usata, o che si è lasciata usare, per finalità politiche.

La mia domanda è semplice:

  • se M. Salvini non fosse così forte nel Governo Italiano,
  • se le Destre e simili nel mondo non avessero una voce così tuonante in Europa e non solo,
  • se il clima politico mondiale non fosse quello che è
questo romanzo sarebbe arrivato primo?

Il dubbio mi rimarrà sempre!  Perché, per me, è solo un altro tentativo dei soliti sinistroidi radical chic di parlar male del governo votato dai cittadini italiani, portare l’ acqua al proprio mulino e, inutilmente, d’influenzare le masse!

Hanno fallito ancora e ancora e ancora ... e falliranno sempre!  

Ecco perché NON comprerò il libro e NON lo leggerò!

Luigia Chianese


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Trama


(Ripresa da Amazon) :

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Lui è come una bestia: sente il tempo che viene. Lo fiuta. E quel che fiuta è un'Italia sfinita, stanca della casta politica, della democrazia in agonia, dei moderati inetti e complici. Allora lui si mette a capo degli irregolari, dei delinquenti, degli incendiari e anche dei "puri", i più fessi e i più feroci. Lui, invece, in un rapporto di Pubblica Sicurezza del 1919 è descritto come "intelligente, di forte costituzione, benché sifilitico, sensuale, emotivo, audace, facile alle pronte simpatie e antipatie, ambiziosissimo, al fondo sentimentale". Lui è Benito Mussolini, ex leader socialista cacciato dal partito, agitatore politico indefesso, direttore di un piccolo giornale di opposizione. Sarebbe un personaggio da romanzo se non fosse l'uomo che più d'ogni altro ha marchiato a sangue il corpo dell'Italia. La saggistica ha dissezionato ogni aspetto della sua vita. Nessuno però aveva mai trattato la parabola di Mussolini e del fascismo come se si trattasse di un romanzo. Un romanzo - e questo è il punto cruciale - in cui d'inventato non c'è nulla. Non è inventato nulla del dramma di cui qui si compie il primo atto fatale, tra il 1919 e il 1925: nulla di ciò che Mussolini dice o pensa, nulla dei protagonisti - D'Annunzio, Margherita Sarfatti, un Matteotti stupefacente per il coraggio come per le ossessioni che lo divorano - né della pletora di squadristi, Arditi, socialisti, anarchici che sembrerebbero partoriti da uno sceneggiatore in stato di sovreccitazione creativa. Il risultato è un romanzo documentario impressionante non soltanto per la sterminata quantità di fonti a cui l'autore attinge, ma soprattutto per l'effetto che produce. Fatti dei quali credevamo di sapere tutto, una volta illuminati dal talento del romanziere, producono una storia che suona inaudita e un'opera senza precedenti nella letteratura italiana. Raccontando il fascismo come un romanzo, per la prima volta dall'interno e senza nessun filtro politico o ideologico, Scurati svela una realtà rimossa da decenni e di fatto rifonda il nostro antifascismo.

Cenni sulla Vita


(Ripresa da Internet e dalla 4°di copertina)
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Antonio Scurati nato a Napoli, 25 giugno Laureatosi in Filosofia all'Università degli Studi di Milano, prosegue gli studi all'École des hautes études en sciences sociales di Parigi e completa la sua formazione conseguendo un dottorato di ricerca in Teoria e analisi del testo all'Università di Bergamo. Docente e ricercatore nell'ateneo bergamasco, coordina il Centro studi sui linguaggi della guerra e della violenza. Sempre presso l'Università di Bergamo insegna Teorie e tecniche del linguaggio televisivo. Nel 2005 diviene Ricercatore in Cinema, Fotografia, Televisione e nel 2008 si trasferisce alla IULM di Milano, dove svolge l'attività di ricercatore e docente titolare nell'ambito del Laboratorio di Scrittura Creativa e del Laboratorio di Oralità e Retorica.
Ha pubblicato nel 2003 il saggio Guerra. Narrazioni e culture nella tradizione occidentale, finalista al Premio Viareggio. Il suo romanzo Il sopravvissuto (Bompiani, 2005) ha vinto (ex aequo con Pino Roveredo) la XLIII edizione del Premio Campiello. Nel 2006 è stato pubblicato in una nuova versione il suo romanzo d'esordio, Il rumore sordo della battaglia. Nel 2006, presso Bompiani, è uscito il saggio "La letteratura dell'inesperienza. Scrivere romanzi al tempo della televisione": una riflessione su media, dadaismo, letteratura e umanesimo.
Collabora col settimanale Internazionale e il quotidiano La Stampa. Nel 2007 viene pubblicato Una storia romantica. Nello stesso anno realizza per Fandango il documentario La stagione dell'amore, un film che indaga sul tema dell'amore nell'Italia contemporanea, riprendendo l'inchiesta realizzata nel 1965 da Pier Paolo Pasolini in Comizi d'amore. Nel 2009 pubblica Il bambino che sognava la fine del mondo, romanzo che mescola realtà e finzione, prendendo spunto dalla cronaca per descrivere impietosamente la fame di tragedie da parte dei mass-media e del mondo dell'informazione in generale.
Nel 2010 pubblica Gli anni che non stiamo vivendo. Il tempo della cronaca, una raccolta di articoli sui principali fatti contemporanei di cronaca nera, politica e attualità. Nello stesso anno affronta i medesimi argomenti con la rubrica "Lettere dal nord" all'interno del programma televisivo Parla con me. Nel 2015 è uscito, ancora per Bompiani, Il tempo migliore della nostra vita, opera fra il romanzesco e il biografico, dedicata alla vita di Leone Ginzburg.
Nel settembre 2018 pubblica M. Il figlio del secolo, primo volume di una trilogia su Benito Mussolini destinata a raccontare la storia italiana dal 23 marzo 1919 - giorno della fondazione dei Fasci di combattimento - al 1945. M. si chiude col discorso pronunciato il 3 gennaio 1925 alla Camera dei deputati, instaurazione ufficiale della dittatura dopo la crisi politica determinata dall'omicidio di Giacomo Matteotti. Alcuni errori storici presenti nella prima edizione del volume sono stati sottolineati sul Corriere della Sera da Ernesto Galli della Loggia, cui l'autore ha risposto sulle colonne dello stesso giornale argomentando che l'epoca attuale necessiti di "una cooperazione tra il rigore della scienza storica e l'arte del racconto romanzesco". Nella notte tra il 4 e il 5 luglio 2019 il libro riceve il Premio Strega.


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sabato 25 maggio 2019

Giampaolo Pansa - La Repubblichina. Memorie di una ragazza fascista

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Giampaolo Pansa
La Repubblichina. 
Memorie di una Ragazza Fascista


Mugnano di Napoli (Na)
il martedì 08 gennaio 2019

Affrontare la recensione di un libro di G. Pansa non è cosa semplice. Si può scegliere la strada che tutti si aspettano ovvero affrontare il revisionismo di cui Panza è spesso  accusato  dagli esponenti di sinistra.  Se così vogliamo prenderla, brevemente, senza scrivere un trattato sulla storia e la politica, allora andiamo direttamente al Capitolo 20 intitolato – Il partigiano bianco; pagine 152/153 : <<Esiste una verità che oggi non si può ancora riconoscere ... e forse ci vorranno decenni prima che venga accertata o almeno considerata un’ipotesi con un solido fondamento. Ed è che in Italia si sono combattute due guerre civili ... una prima guerra aveva come obiettivo voi fascisti repubblicani e i tedeschi ... e sarà questa l’unica guerra che verrà esaltata sino a quando resisteranno le cerimonie del 25 aprile ... e la seconda guerra civile .. .. è stata condotta dal Pci per mettere in difficoltà i partigiani che non la pensavano come Togliatti e di riflesso chiunque rifiutava di sottomettersi alle strategie dei comunisti  dettate dall’ Unione Sovietica. Fu una tragedia con una lunga scia di morti ...>>. 
E che possiamo dire, nel 2019 sappiamo tutti benissimo che i comunisti da Togliatti a Tito, da Stalin ai dittatori comunisti nel mondo e alla Cina comunista hanno loro da soli commesso quasi più atrocità, nefandezze e vendette, del fascismo e al nazismo messi insieme.
E sapete perché? Per un motivo banalissimo che troviamo spiegato al Capitolo 13 – Il carnefice degli Ebrei; pagina 98: <<L’umanità ha sempre bisogno di un nemico...>>.
Penso che si possono avere tutte le ragioni e le verità del mondo, ma quando il vincitore, nel giusto o sbagliato che sia, scatena la propria vendetta infame, atroce e sanguinaria, sul vinto già martoriato, cancellando ogni forma di pietas umana, allora anche il vincitore ha perso. 
E Non vi è gloria in tale vittoria.
Come si capisce bene nel Capitolo 12 - Stupri in Ciociaria: possiamo facilmente intuire che: quando ad un errore si somma un altro errore inizia la barbarie e l’unico risultato reale è il disastro completo, il male assoluto e il disonore eterno. Ma la storia e quasi sempre scritta dai vincitori e i vincitori nascondono le verità scomode o le deridono per camuffarle;  vedi un esempio nel Capitolo 29 – Mele e cadaveri.
Moralmente parlando penso che sia tra i vinti che tra i vincitori vi sia una grande colpa: l’indifferenza dei molti; lo assaporiamo nel Capitolo 14 - Il sacrificio.  
Questo perché, come spiega bene l’ autore nel Capitolo 7 - Radio Londra; pagina 54: <<Tutti gli esseri umani hanno un lato oscuro della loro vita che non rivelano a nessuno>>. 
Nel Capitolo 17 – Guai ai vinti, per capirci,  ci viene mostrato un Togliatti che piega gli ideali, anche più nobili, alla sua sete di potere e di comando. 
Alla fine, però,  ciò che ci può far capire questo saggio, politicamente parlando, è ben espresso nel racconto del Capitolo 11 – Il Disertore: che ci fa intendere che trovarsi dalla parte giusta o sbagliata della storia dipende da una sola cosa: la propria coscienza.
Tocchiamo, però, un altro aspetto del saggio di Panza, ovvero l’ aspetto più leggero.
L’ autore nell’ introduzione, A chi legge:  si pone una domanda bella netta a pagina 6<<Sono riuscito a tenere insieme il vero, il verosimile e il romanzesco?... >>.  
Per quanto mi riguarda la risposta è sì!
Il vero: sono i fatti storici realmente accaduti. Dall’ armistizio, all’ arrivo degli Americani e poi degli Inglesi, alle Rapate/Tosature, le Marrocchinate, le Votazioni   etc. etc. ... 
Insomma i fatti storici così come li abbiamo dovuti studiare dalle elementari all’università.
Il verosimile: sono le sotto storie narrate nel racconto principale; dove realtà e fantasia si intrecciano a meraviglia. 
Come nel Capitolo 3 – Tante guerre: dove la protagonista, Tere, attraversa gli avvenimenti inseguendo solo il suo unico e grande sogno: fare la maestra. 
Oppure i Capitoli più divertenti: il 5° - Lo sciopero del letto e il 6° - Andare in bianco: dove ci ritroviamo immersi nello scontro frontale della ragione vs il corpo; il corpo inteso come fonte di piacere. 
Ci sono poi, tra i verosimili, i capitoli dolorosi; le storie di chiunque. 
Capitolo 10, intitolato, Ottobre del ’44 a Gorla:  in questo capitolo si notano come le decisioni difficili raggiungono proprio tutti.  
Oppure il Capitolo 16 – Morte e cattura: una storia che sarà capitata, con ogni probabilità, a qualcuno nella realtà. Dove la morte prematura è una reale possibilità e per chi rimane la vita continua a scorrere inesorabilmente. 
Ed ancora nel Capitolo 23 - Vincere non basta: che l’ autore ci mette di fronte all’ evidenza più nera; la povertà rende tutti uguali vinti e vincitori. 
Per finire la parte dedicata al verosimile, il Capitolo 28 – Diciotto aprile: dove anche l’amore si piega alla necessità.
La parte divertente, se così vogliamo presentarla, la troviamo, invece, nel terzo aspetto quello romanzesco.
Teresa Bianchini, detta Tere, maestra repubblichina, personaggio principale è inventato di sana pianta ma potrebbe essere la storia di una maestra qualsiasi di Casale Monferrato. 
La sua descrizione nel  Capitolo 1 – La rapatura e nel Capitolo 2 -  La mia infanzia: è essenziale e precisa, sia del corpo che del carattere, ed anche dei gusti sessuali ed, ovviamente, della sua posizione politica.
Pur essendo lei il personaggio principale tutte le altre donne della storia non saranno da meno iniziando dal Capitolo 4 – La zia Edwige: donna con le palle, con le sue sicurezze e le sue paure; una maestra alternativa, bisex e birbante, soprattutto“porcacciona” ma che a pagina 31 dice, alla nipote Tere, la cosa più indiscutibile del mondo:<<La fessura è roba tua e hai il diritto di farne ciò che vuoi>>. Questa verità sulla “fessura” sarà l’ arma di molte donne che hanno attraversato la guerra. 
Ad esempio nel Capitolo 26 – Irma la rossa: lei sarà la vera eroina del “sesso da guerra”. Sono da notare nel testo la quantità di omosessuali, di lesbiche e bisex presenti su tutti i fronti: Italiani e stranieri senza differenze di colore di pelle, colore politico, credo religioso o estrazione sociale; 
Un esempio su tutti è nel Capitolo 24 – Una città in calore: dove, se tutto ciò che si ha è il proprio corpo, lo si utilizza anche con immenso piacere. 
Oppure il Capitolo 21 – L’ immoralità: dove ciò che era giudicato immorale si trasforma in virtù all’esigenza. 
E per finire, ma non proprio, il Capitolo 19 – Lo strano squadrista: dove anche “le riabilitazioni” possono essere divertenti quando il sesso diventa il protagonista. 
Non possono mancare in questo saggio le storie d’amore; nel Capitolo 8 - Estate di bombe: L’ amore nasce in un rifugio antiaereo. 
O nel Capitolo 9 – Il medico paziente: che vede la vita e l’ amore nel corpo fresco di una giovane, qualcosa da succhiare per tenersi vivo. 
Da non dimenticare la storia d’ amore del Capitolo 15 – Il sergente dei marò: una storia che ci fa capire che l’amore in guerra è principalmente speranza. 
Ma i capitoli, secondo me, che si apprezzano  di più sono quelli dedicati a ciò che io chiamo “le rivincite”; Capitolo 18 – La pettinatrice spia: davanti alle verità scomode si diventa molto molto indulgenti! 
Capitolo 22 – Gli scolari della Baffalo: quando il detto prendi l’arte e mettila da parte diventa vero ed il vinto si trova a dovere insegnare al vincitore diventa una soddisfazione senza paragoni. 
Ed il Capitolo 25 – La signora Giuditta: La fortuna gira e a consegnarla è proprio una vittima alla “pseudo carnefice”. 
E si giunge al finale, che non è bello ma neppure brutto, e se devo essere sincera neppure scontato. 
Certo lascia l’amaro in bocca nel Capitolo 27  - Il rebus del dopoguerra: scoprire che davanti alla volontà di realizzare i propri sogni anche gli ideali cadono senza pudore. 
Nel capitolo ultimo, infatti, il 30 – Abbasso la Dc: l’ideale ritorna un po' ad affacciarsi ma come piccola forma di protesta attraverso il non votare; ma è tutto ovattato nella favola del ...  ciò che è bene finisce bene. 
L.Ch.

Giampaolo Pansa – La Repubblichina

Memorie di una Ragazza Fascista


TRAMA


Ripresa dalla 4° di copertina e da internet: "L'ho vista anch'io una rapatura delle donne fasciste, catturate nei giorni conclusivi della guerra civile. Era la fine di aprile del 1945 e andavo per i dieci anni. Oggi sono un vecchio signore curioso, ma già allora ero un ragazzino che si sentiva padrone della sua piccola città. Nell'attesa che riaprissero le scuole elementari, dove frequentavo la quinta poiché ero avanti di un anno, trascorrevo il tempo libero nella modisteria di mia madre Giovanna e nelle strade del centro. Conclusa la guerra e finiti i bombardamenti degli Alleati, non esistevano altri pericoli in città. 


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In questo modo mi sono trovato di fronte a vicende che non pensavo di scoprire. Una fu la tosatura delle prigioniere repubblichine, avvenuta non in piazza del Cavallo come racconto in questo libro, bensì in una piazza secondaria, davanti a una caserma in sfacelo, diventata un rifugio di senzatetto e di prostitute malandate. Tra le donne sottoposte a quel supplizio, una era molto giovane e bella. La sua figura è sempre rimasta nella mia memoria, tanto da ispirarmi il personaggio centrale di questo libro: Teresa Bianchi, detta Tere. Una maestra elementare sui vent'anni, tanto appassionata della propria missione da prendere la tessera del Partito fascista repubblicano pur di insegnare in una scuola della città. Di solito i miei libri sulla guerra civile e sul dopoguerra sporco di sangue non hanno per protagonisti dei fascisti repubblichini se non come vittime delle vendette partigiane. Un revisionismo a senso unico ha fatto sparire i tanti italiani, civili e militari, rimasti fedeli a Benito Mussolini. Eppure furono soprattutto loro a sopportare gli eventi più angosciosi dell'ultima fase della guerra nel nostro Paese. Come le stragi provocate dagli aerei da bombardamento americani, spesso imprecisi e affidati a piloti che volevano liberarsi del loro carico micidiale e ritornare al sicuro nelle basi di partenza. Oppure come l'inferno delle violenze compiute dai marocchini in Ciociaria, con migliaia di donne stuprate sotto lo sguardo indifferente dei generali francesi, primo fra tutti Charles De Gaulle. La mia Tere affronta con fermezza e coraggio il furore dell'ultimo atto della guerra mondiale in casa nostra e il caos del dopoguerra. Di certo è una repubblichina, ma soprattutto un'italiana con una qualità che ho ritrovato in tutte le donne incontrate nella mia vita: la pazienza generosa." La vicenda narrata in questo libro è immersa in una storia assai più grande: la guerra civile italiana tra il 1943 e il 1945, sino al capitolo sanguinoso della liberazione, un succedersi di vendette e di delitti. Ma "La repubblichina" è soprattutto un romanzo.


Prima edizione 11 settembre 2018; 
240 pagine; 
Genere: Saggi Storico Storia Politica
Cenni sulla vita di

Giampaolo Pansa

Grande copia ed incolla da Wikipedia:
Giampaolo Pansa  nato a Casale Monferrato, 1º ottobre 1935 
è un giornalista, scrittore e saggista italiano.
Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato con 110/110 e lode in Scienze Politiche presso l'Università degli Studi di Torino con una tesi intitolata Guerra partigiana tra Genova e il Po (relatore Guido Quazza). Il lavoro gli procurò il «premio Einaudi» (la tesi fu poi pubblicata da Laterza nel 1967). Durante gli anni universitari, Pansa fu anche allievo di Alessandro Galante Garrone, professore ordinario di Storia Moderna e Contemporanea, il quale lo indirizzò per primo verso gli studi storici sulla  Seconda guerra mondiale e sulla Resistenza italiana. Dal matrimonio con Lidia, nel 1962  ha avuto un figlio, Alessandro, ex amministratore delegato di Finmeccanica, morto l'11 novembre 2017, all'età di 55 anni. La sua attuale compagna è Adele Grisendi, scrittrice. Nel 1961 entrò nel quotidiano torinese La Stampa. L'elenco delle sue collaborazioni è il seguente:
 Quotidiani
·         1961-1964: La Stampa (direttore Giulio De         Benedetti).  Uno dei suoi servizi più noti del periodo fu    sul disastro      del Vajont;
·         1964-1968: Il Giorno (direttore Italo Pietra), si occupò delle cronache dalla Lombardia;
·        1969-1972: La Stampa, inviato da Milano (direttore Alberto Ronchey). Scrisse per il quotidiano torinese        sulla strage di piazza Fontana;
·         1972-1973: Il Messaggero di Roma come redattore capo (direttore Alessandro Perrone);
·        1º lug o 1973 - ottobre 1977: inviato speciale per il Corriere della Sera (direttore Piero Ottone). Durante il     periodo al Corriere Pansa scrisse con Gaetano Scardocchial'inchiesta che contribuì a svelare lo scandalo          Lockheed;
·         novembre 1977-1991: La Repubblica, inviato speciale (direttore Eugenio Scalfari). Nell'ottobre 1978 assunse la     vicedirezione. Riprese a scrivere  per il quotidiano romano nel 2000 come editorialista;
Settimanali
     1983-1984: crea la rubrica «Quaderno italiano» su Epoca (direttore Sandro Mayer);
  1984-1987: crea la rubrica «Chi sale e chi scende» su L'Espresso (direttore Giovanni Valentini);
·  1987-1990: crea la rubrica «Bestiario» su Panorama, (editore Mondadori, direttore Claudio Rinaldi, Pansa fu    condirettore);
·  1991- settembre 2008: il «Bestiario» prosegue su L'Espresso (direttore Giulio Anselmi, poi Daniela Hamaui).
   Nella carriera di Pansa hanno avuto un ruolo preponderante i giornali del Gruppo L'Espresso (la Repubblica e L'Espresso), coi quali Pansa ha collaborato ininterrottamente dal 1977 al 2008. Negli anni della sua collaborazione alla Repubblica, Pansa fu tra i rappresentanti della linea editoriale vicina alla sinistra di opposizione, senza risparmiare critiche anche al Partito Comunista Italiano. Sono note inoltre alcune sarcastiche definizioni che Pansa ha dedicato a politici italiani: "Parolaio rosso" per Fausto Bertinotti, "Dalemoni" allusiva al cosiddetto "inciucio" tra Massimo D'Alema e Silvio Berlusconi ai tempi della Bicamerale.  Pansa non fu tenero neanche con i colleghi giornalisti: nel 1980 scrisse su La Repubblica un articolo titolato «Il giornalista dimezzato», nel quale stigmatizzava il comportamento, da lui giudicato ipocrita, dei colleghi che, a suo dire, "cedeva[no] metà della propria professionalità al partito, all'ideologia che gli era cara e che voleva[no] comunque servire anche facendo il [proprio] mestiere". Il 30 settembre 2008, trovandosi in contrasto con la linea editoriale, lasciò il Gruppo Editoriale L'Espresso. Da allora ha scritto sui seguenti
Giornali
ottobre 2008 - dicembre 2010:  Il Riformista (direttore: Antonio Polito)
settembre 2009 - luglio 2016: Libero, dove nel gennaio 2011 ha portato il «Bestiario» (direttore: Maurizio Belpietro (2009-2016), Vittorio Feltri (2016-in carica)
settembre 2016 - giugno 2018: La Verità (quotidiano fondato e diretto da Belpietro)
novembre 2018 - oggi: Panorama (settimanale rilevato da Maurizio Belpietro).
Romanzi e saggi storici
La sua attività ha avuto come principale interesse la Resistenza italiana, già oggetto della sua tesi di laurea (pubblicata da Laterza nel 1967 con il titolo Guerra partigiana tra Genova e il Po). Nel 2001 Pansa pubblica Le notti dei fuochi, sulla guerra civile italiana combattuta tra il 1919 e il 1922, conclusa con la presa del potere da parte del fascismo. Nel 2002esce I figli dell'Aquila, racconto della storia di un soldato volontario dell'esercito della Repubblica sociale italiana. Comincia poi il ciclo «dei vinti», cioè una serie libri sulle violenze compiute da partigiani nei confronti di fascisti durante e dopo la seconda guerra mondiale: Il sangue dei vinti (vincitore del Premio Cimitile 2005),  Sconosciuto 1945,  La Grande Bugia e I vinti non dimenticano (2010). Pansa recupera fonti come Giorgio Pisanò e Antonio Serena e racconta molte storie personali di cosiddetti "vinti" con metodo già descritto da Nicola Gallerano e in una forma che è stata definita un misto fra romanzo storico, feuilleton e pamphlet per il gruppo delle sue sei opere principali sulla resistenza. Nel 2011 pubblica Poco o niente. Eravamo poveri. Torneremo poveri, in cui ritrae l'Italia degli umili tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX attraverso la storia dei propri nonni e genitori.
Le polemiche
In particolare per Il sangue dei vinti, Pansa è stato oggetto di critiche in quanto avrebbe "infangato" la Resistenza utilizzando, a detta dei detrattori, quasi esclusivamente fonti revisioniste di parte fascista accuse che Pansa ha sempre respinto con decisione, sostenendo di aver utilizzato fonti di diverso colore politico e di aver spesso descritto i crimini che certi esponenti fascisti avevano commesso ai danni dei partigiani prima di essere a loro volta uccisi. Durante la presentazione dei suoi libri in alcune occasioni Pansa è stato oggetto di contestazione da parte di centri sociali di estrema sinistra, nonché da storici, che accusano l'autore di revisionismo. In un caso ci sono stati tafferugli tra gruppi di sinistra e di destra, entrambi presenti all'evento. Tali episodi sono stati condannati dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dal presidente del Senato Franco Marini. Vi è stato anche chi, come Galli della Loggia, ha giudicato positivamente il lavoro di Pansa, chiedendosi però come mai l'Italia si permetta di far luce sui crimini ignorati della sua storia solo quando sono gli intellettuali di sinistra a renderli noti al grande pubblico. Anche lo storico Sergio Luzzatto, dopo una iniziale perplessità su Il sangue dei vinti, che comportò da parte sua anche dure prese di posizione, dichiarò in seguito che nelle sue opere «nulla si inventa» e c'è «rispetto per la storia».Il libro successivo, La Grande Bugia, è dedicato proprio alle reazioni suscitate da Il sangue dei vinti. Anche quest'opera è stata oggetto di critiche. I gendarmi della memoria ha chiuso il trittico aperto da Il sangue dei vinti: è un atto di accusa contro quanti, a suo avviso, non accettano alcuna forma di ripensamento o di autocritica su quel periodo.

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