Una storia che ti ovatta. Quando inizi a leggere questo romanzo vuoi solo chiuderti nel tuo guscio sicuro e immergerti nel mondo di Uvaspina e della sua famiglia. Abbiamo tutto: l’odio, la rabbia, la paura, l’amore, le incomprensioni, i problemi e le frustrazioni, le gioie, i tormenti, i fallimenti e le rinascite. Un campionario variegato d’umanità che fa esplodere le proprie emozioni in ogni latitudine e ceto sociale in una Napoli che sa fare da sfondo a tutto.
Nel racconto abbiamo un’intera e un’autentica famiglia disfunzionale.
Carmine, il protagonista assoluto. Chiamato con il suo nome solo tre volte nel romanzo, ma per tutti è Uvaspina. - Nato con una voglia a forma di chicco d’uva ma pallida come la luna, sotto l’occhio sinistro; - e come l’uvaspina viene spremuto e stritolato; è un ragazzo fragile che pensa di non meritare nulla dalla vita. da pagina 21:
Pasquale Riccio, padre di Uvaspina e Minuccia; teme Minuccia e si vergogna di suo figlio, così vittima e debole, così - femminiello - Pasquale, durante il funerale del padre, si è fatto abbindolare dall’avvenenza e dal generoso petto scoperto, della Spaiata, ma ben presto quell’amore, nato sulla scia della passione e della bellezza, svanisce e da inizio al una sceneggiata perpetua, una – Babilonia -, da parte della Spaiata. Da pagina 70:
Il tempo, infatti, è un elemento non fisso ma neppure mobile in questo romanzo, infatti non abbiamo un’epoca ben precisa in cui viene ambientato il racconto, possiamo affermare che è un tempo fluido. Richiami temporali se s’insiste su personaggi, tipo il calciatore Diego Armando Maradona, o luoghi in cui si “frullava” la gente ovvero l’ospedale psichiatrico Leonardo Bianchi, il costante riferimento alle Lire, ci fanno intuire il periodo, ma in sostanza, in questo romanzo,
- la cronologia non esiste - e sono molte le licenze temporali assunte.
La lingua utilizzata è poetica, in molti punti, di pancia in altri. Quindi il ritmo è piacevolmente altalenante. Ritrovo un uso eccessivo del dialetto partenopeo che potrebbe creare problemi a chi non mastica tale linguaggio ed i suoi significati profondi che sanno andare oltre le parole dette o ascoltate. È un linguaggio ricco, ridondante ma non noioso che però lo si potrebbe definire “barocco”, eccessivo ma anche suggestivo e piacevole! ( io, che recensisco, sono Partenopea quindi un po' di parte lo sono, è un linguaggio familiare per me.).
Ciò che è potente nel racconto sono i sentimenti che rimbalzano ovunque: dagli scogli alle calette, dai vagoni dei treni di Portici, alle poltrone delle parrucchiere, alle scale, ovunque i sentimenti e le emozioni sono esasperati, sferzanti e decisi; le mezze misure non esistono in questo racconto.
Nel complesso è un discreto lavoro, innovativo e originale, un buon romanzo di narrativa psicologica nostrana che vale la pena leggere! Consigliato! Luigia Chianese
Nel suo romanzo d’esordio, Monica Acito racconta una storia che ha origine tra la lava e il mare, una storia magica d’amore e di folklore. Quell’amore ostinato, a volte impossibile e a volte letale, che è l’amore dei diversi.
È nato con una voglia sotto l’occhio sinistro, come un pallido frutto incastonato nella pelle: Uvaspina si è abituato presto a essere chiamato con quel nome che lo identifica con la sua macchia. A quasi tutto, del resto, è capace di abituarsi: a suo padre, il notaio Pasquale Riccio, che si vergogna di lui; alla Spaiata, sua madre, che dopo aver incastrato Pasquale Riccio con le sue arti di malafemmina e chiagnazzara non si dà pace di aver perduto il proprio fascino e finge di morire ogni volta che lui esce di casa. Ma soprattutto Uvaspina è abituato a sua sorella Minuccia, abitata fin da bambina da un’energia che tiene in scacco il fratello con le sue esplosioni imprevedibili, le ripicche, la ferocia di chi sa colpire nel punto di massima fragilità, come quando gli dice: “Avevano ragione i compagni tuoi, sei veramente un femminiello.”
Monica Acito (1993) è cresciuta in Cilento, tra le gole del Calore e i templi di Paestum. Ha iniziato a scrivere da bambina e fin dall’adolescenza ha collaborato con testate cartacee e online. Dopo la maturità classica si è trasferita nel centro storico di Napoli, tra Forcella e Mezzocannone, e si è specializzata in Filologia moderna presso l’Università Federico II. Nel 2019 è approdata a Torino, dove ha frequentato la Scuola Holden. Nel 2021 ha vinto, tra gli altri, il Premio Calvino per la narrativa breve e i suoi racconti sono stati pubblicati su numerose riviste letterarie. È docente di discipline umanistiche presso la scuola secondaria di primo e secondo grado.
Lingua: Italiano
Copertina flessibile: 416 pagine
ISBN-10: 8830109959
ISBN-13: 978-8830109957
Etichette – Generi: Narrativa Narrativa moderna e Contemporanea Narrativa Psicologica Romanzo Contemporaneo
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