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sabato 12 marzo 2022

La Cultura non deve separare deve unire!

AUTORI RUSSI
Aleksandr Puškin  - Anton ˇCechov   - Fëdor Dostoevskij  - Lev Tolstoj   
- Michail Bulgakov  - Nikolaj Gogol’ 

La Cultura non deve separare deve unire!


Luigia Chianese Books Review Blogger

Blog Libri e Opinioni

@LibrieOpinioni

 

Mugnano di Napoli (Na)  - 12.03.2022


Oggi 12 marzo 2022 si sta ancora combattendo in #Ucraina, due popoli fratelli, #Russi e #Ucraini, si stanno ammazzando, per uno spicchio di terra e per vecchie e nuove ideologie.  Tra le varie condanne civili, sanzioni economiche, ho letto e sentito assurdità sportive, mio Dio, lo sport dovrebbe unire non dividere; attacchi/boicottaggi anche verso la  cultura e la #letteraturarussa. Insensati!  Stiamo uscendo di senno, anche noi Europei. 
La guerra non distrugge solo persone, case e Paesi, ma distrugge le menti della gente che resta, che soffre, di chi guarda, da vicino e da lontano, e fa prendere decisioni assurde che fanno male al sanzionato ma anche al sanzionatore. Stiamo implodendo! 
Oggi non intendo scrivere Recensioni - Opinioni su qualche libro, non ho l'animo di leggere e tantomeno di scrivere, ma solo presentare a Voi alcune opere che ho letto tanti e tanti anni fa, quando ero solo una spensierata studentessa liceale. Romanzi - Capolavori  della letteratura russa, forse neanche i romanzi più famosi degli autori che citerò, che probabilmente non ho saputo apprezzare come avrei dovuto e che oggi dovrei rileggere con attenzione. Lo farò, quanto prima, e desidero invitare anche Voi a farlo! Perché la Cultura non deve separare deve unire! L.Ch.

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Nel 1925, esce Cuore di Cane di Michail Bulgakov (1891-1940), che all’invenzione fantascientifica affianca invece la verve satirica da sempre tipica dei romanzi russi, narrando di un famoso chirurgo che trapianta l’ipofisi di un ubriacone appena morto su un cane. Il romanzo satirico "Cuore di cane" racconta la storia della trasformazione chirurgica di un cane in uomo, ed è un'evidente critica nei confronti della società sovietica, in particolare dei nuovi ricchi che sorsero dopo la rivoluzione bolscevica. Un cane parlante in agonia scruta e giudica l'umanità, fino a che un professore di medicina di fama mondiale lo salva prendendolo con sé. Un giorno, però, il padrone decide, insieme al suo assistente, di trapiantare all'animale i testicoli e l'ipofisi di un uomo morto. Da questo momento si assiste al fatidico passaggio del cane da animale a individuo e comincia ad assumerne abitudini e vizi. 


Il mio preferito: Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov, (1891-1940) "Un miracolo che ognuno deve salutare con commozione". Così Eugenio Montale accoglieva nel 1967 il romanzo postumo che consacrava di colpo Bulgakov, fino ad allora sconosciuto, tra i grandi scrittori russi del Novecento, e forniva un quadro indimenticabile della Russia di Stalin. Nella Mosca degli anni '30 arriva Satana in persona e sotto le spoglie di un esperto di magia nera, accende una girandola di eventi tragicomici,



Noto come Il Cappotto anche se la sua traduzione più precisa è La Mantella, questo racconto del 1842 di Nikolaj Gogol’ (1809-1852) è fra i più commoventi e godibili del maestro della satira grottesca. La location è una splendida San Pietroburgo da realismo magico in cui viene narrata la storia del piccolo impiegato Akakj Akakievic Basmackin. Costui vive solo e viene spesso deriso sul lavoro, ma con i risparmi di una vita riesce a comprare una bella mantella pronta a diventare la sua unica compagna e consolazione, fino a quando l’invito a una festa non si trasforma in un dramma esistenziale: una storia che per suggestioni e caratterizzazione non ha niente da invidiare a tanti grandi romanzi russi.
Secondo Dostoevskij «siamo tutti usciti dal cappotto di Gogol’». E non soltanto la successiva straordinaria stagione del romanzo russo: sotto i lembi del cappotto dell’impiegatuccio Akakj Akakievic Bašmackin, faticosamente acquistato a prezzo di enormi sacrifici e umiliazioni e rubato poco dopo, si nasconde anche uno dei capolavori assoluti della narrativa mondiale, e uno dei più commoventi e godibili tra i celeberrimi Racconti di Pietroburgo.


Morto dopo un duello all’età di soli 38 anni, Aleksandr Puškin (1799-1837) è ritenuto il fondatore della lingua e della letteratura russa dei nostri tempi, con le sue odi classiche, i drammi storici, la narrativa di stampo realistico, le fiabe, le favole e le novelle. 
Ne - La Figlia del Capitano e Altri Racconti - Un padre severo, un figlio ribelle spedito a prestare il servizio militare all'avamposto di Belogorsk, un bandito, una giovane donna contesa. Sullo sfondo di una Russia attraversata dalla rivolta cosacca di Pugacëv, tra duelli, scontri e prigionie, Aleksandr Puskin narra il contrastato amore tra due giovani, il nobile Grinëv e la dolce Masa, che per coronare il loro sogno dovranno superare innumerevoli traversie. Ultima prova letteraria di Puskin, "La figlia del capitano" fonde magistralmente le vicende dei protagonisti con la Storia, in un romanzo che si legge come un'"antica fiaba russa".

Fëdor Dostoevskij (1821-1881); La Mite,  un fulminante racconto del 1876 ispirato a un fatto di cronaca, che attraverso un’analisi precisa e lucida apre vuoti e profondi buchi sui meandri della psiche umana. Sconvolto davanti al cadavere ancora caldo della moglie, infatti, un uomo si interroga sul suo suicidio e ripercorre a ritroso la loro storia d’amore, fino a quando, tra flashback e reticenze, non ci accorgiamo che i suoi sensi di colpa nascondono qualcosa di oscuro…
«Perché questa donna è morta?» Sconvolto davanti al cadavere ancora caldo della moglie, un uomo si interroga sul suo suicidio. Veniamo così a conoscenza del loro primo incontro, del matrimonio, delle liti. In un susseguirsi di sensi di colpa e autoassoluzioni, affiora dal magma indistinto dei ricordi la storia di un legame doloroso, di un amore appassionato e crudele, a tratti meschino. Apparso per la prima volta nel 1876, La mite è, insieme alle Notti bianche, il racconto più ispirato di Fëdor Dostoevskij: attraverso un’analisi acutissima e spietata, apre vertiginosi squarci sui meandri della psiche umana, senza lasciare scampo.

Fra le opere più celebrate di  Lev Tolstoj 
(1828-1910), La morte di Ivan Il′ič descrive con minuzia e maestria il progressivo decadimento fisico e la conseguente metamorfosi psicologica di un borghese al culmine della sua carriera, che viene sorpreso da una malattia ed è costretto a confrontarsi con le ipocrisie della vita.
Scritto nel 1886, negli anni del suo profondo travaglio spirituale, La morte di Ivan Il′ič è uno dei più bei racconti di Tolstoj. Vi si racconta l’ultima parte della vita del protagonista che in seguito a una banale caduta urta col fianco la maniglia di una finestra, che gli provoca una malattia che lo porta alla morte. Il romanzo è un’accorata meditazione sul destino umano e sul senso dell’esistenza. Nel contrasto tra l’indifferenza che agli occhi del protagonista sembra caratterizzare il mondo circostante e il proprio tormento interiore, l’autore rappresenta la condizione di assoluta solitudine dell’uomo davanti alla morte.

Drammaturgo e narratore Anton ˇCechov (1860-1904), sono sufficienti addirittura tre cartelle per cogliere la potenza della sua immaginazione: sono quelle de  La Morte dell’ Impiegato, storia pubblicata nel 1883 e che scardina in tempo record cliché e aspettative della narrativa breve. Dalle novelle d’esordio, di timbro prevalentemente comico e grottesco, in cui è ancora presente l’influsso di Gogol’, ai capolavori della maturità, dominati da una vena malinconica e pessimistica – La steppa (1888), Il duello (1892), La corsia n. 6 (1892), Il monaco nero (1894), La signora col cagnolino (1899) – i racconti di ˇCechov evocano una drammaticità esistenziale trattenuta e sommessa. Poveri d’azione e quasi privi di intreccio, ma attenti alle più piccole incrinature dell’anima, hanno come protagonisti individui incompresi, umiliati, sconfitti dalla vita, vittime di equivoci e di autoinganni: un campionario di frustrazioni e mediocrità, dove trionfano l’impotenza ad agire e l’incapacità di comunicare. L’intera parabola narrativa di ˇCechov testimonia uno degli aspetti fondamentali della sua arte: quella sorta di dolente distacco dalle vicende descritte che riecheggia lo smarrimento di un’epoca e l’inerzia spirituale della società russa di fronte ai sintomi della propria decadenza morale e intellettuale.

PICCOLA NOTA:
Ho ricevuto, sulle mie pagine social di Facebook, contestazioni da parte di una giovane Ucraina, molto provata dal momento storico che la sua nazione e i sui concittadini stanno vivendo; la donna mi ha rimproverato, ridendo di me, sostenendo che non essendo io Ucraina non posso conoscere la storia del suo Paese e non so che sto commettendo un grave errore ovvero che Nikolaj Gogol’ (1809-1852) non è Russo ma Ucraino.

Ho deciso, pertanto, di aggiungere questa nota la mio post, per chiarire, una volta per tutte, la questione di Nikolaj Gogol’.
 
Note pervenute da interne, in particolare da Wikipedia e dalla Treccani:
Nikolaj Vasil'evič Gogol'- Janovskij (in ucraino: Микола Васильович Гоголь-Яновський; in russo: Николай Васильевич Гоголь-Яновский - Velyki Soročynci, 31 marzo 1809, 19 marzo del calendario giuliano – Mosca, 4 marzo 1852, 21 febbraio del calendario giuliano), è stato uno scrittore e drammaturgo russoGogol' è considerato uno dei grandi della letteratura russa. 

Gogol' è nato sotto l'IMPERO RUSSO. Se leggete le date di nascita e morte 
31 marzo 1809, 19 marzo del calendario giuliano 
Mosca, 4 marzo 1852, 21 febbraio del calendario giuliano capirete.
L'Ucraina, inoltre, è diventata indipendente nel 1991, con il crollo dell'Unione Sovietica, o meglio è tornata ad esserlo dopo la breve esistenza di una Repubblica Ucraina durante la guerra civile 1917-22.
Quando e nato e vissuto Nikolaj Gogol’, praticamente, non esisteva nemmeno l’ URSS ma solo l’Impero Russo. 

Gogol' scriveva prevalentemente in Russo ed ha vissuto la maggior parte della sua vita in quella che oggi è la Russia, ma ha scritto anche di quella che oggi noi chiamiamo Ucraina. Gogol' è Russo: è nato, vissuto e morto sotto l' Impero Russo. L.Ch. 



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