Due parole sul Premio Strega Luglio 2019
Opinione
Mugnano di Napoli
05 luglio 2019
Antonio Scurati |
Questa mattina ... mi sono svegliata, o bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao,
questa mattina mi sono svegliata e ho trovato ... una sorpresa che sorpresa
non è.
Mi sono fatta una sonora risata tra il caffè nero e
il cornetto industriale.
Il Premio Strega luglio 2019!
Non so voi ma a me i libri che vincono il Premio Strega
non mi convincono quasi mai.
Nel senso che quando sono in libreria, li prendo tra
le mani, leggo la 4° di copertina, prelevo il cellulare dalla tasca, leggo
velocemente le varie recensioni sul libro e qualcosa sull’ autore, se non lo
conosco, ma ... con i libri del Premio Strega, non mi riesce di comprarli.
Ovviamente ora mi aspetto il commento di qualche
sinistroide che scriverà: non li compri perché sono troppo impegnativi per una “fascista-leghista
di merda” come te; cosa vuol capire di
cultura e grandi romanzi una come te ...
(Perché la cultura è un appannaggio della sinistra,
convinti loro ...)
Ed ecco la mia seconda risata sonora della giornata.
Sulla monopolizzazione culturale in Italia non vi è da discutere perché potete sprecare
tutte le parole che volete per me è certezza.
Quindi caliamo un velo pietoso, possibilmente una
trapunta pesante, su questo argomento, non mi farete mai cambiare idea; questo
pensiero si è formato al liceo e si è rafforzato all’ università tra gli esami
di sociologia e psicologia. Quindi leviamo mano, non sprechiamo parole.
Lasciamo perdere anche i chiusi di mente come i
sinistroidi, che piano piano si estingueranno da soli e torniamo al Premio
Strega di questa mattina.
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Questa mattina, come dicevo, mi sono svegliata e con il mio bel caffè tra
le mani, seduta a sirena spiaggiata sul divano sfondato, ho acceso la TV: prima
notizia intravista Premio Strega.
Premio Strega 2019, vince AntonioScurati - M. Il Figlio del Secolo, con 228 voti; l’ autore: "Dedico la vittoria a chi ha
combattuto il fascismo.
La cerimonia si è tenuta al Ninfeo di Villa
Giulia a Roma; hanno votato 556 persone su 660. Il Romanzo Storico di Antonio
Scurati è il primo di una trilogia.
Il secondo posto è stato assegnato a Cibrario,
con un testo dedicato al Risorgimento.
Come aveva spiegato lo scrittore a
"Repubblica", è necessario un nuovo impegno civile: "Era ora di
riscrivere questa storia da dentro. Perché il lettore diventasse antifascista
alla fine e non all'inizio della lettura".
Sentito e letto ciò,
tra una sonora risata e il caffè, ho pensato questo:
- Sicuramente sarà un bravissimo scrittore e letterato, non lo conosco, per mia ignoranza, ma sono sicura che non è il primo cretino che passa.
- Il suo romanzo storico, M. Il Figlio del Secolo, già si annuncia con errori storici, non so se sia vero e non sta a me verificarlo non sono una storica, ma non è un problema, è un romanzo non un libro di storia scritto da uno storico di mestiere, non si deve, per forza, attenere ai fatti reali. E con ogni buona probabilità sarà una bellissima trilogia. (io ho una certa avversione per le trilogie).
- Ha vinto perché i sinistroidi, così detti acculturati e radical chic, hanno il terrore dei successi NON della Lega, NON delle destre Europee, ma hanno proprio paura di Salvini. Si! Quel Matteo Salvini (ops! anche qui una M.) che nei sondaggi Italiani ed Europei vola. Hanno proprio paura che la storia si ripeta.
Solo che questa gente non ha capito una cosa: la storia non si ripeterà, i popoli non si faranno “psicologicamente affascinare”, come una volta, e questo grazie ad internet.
La suggestione psicologica di massa è tra la scuse magiche quando una cosa non piace
invece di indagare “i perchè” i popoli arrivano
ad una determinata “scelta” ...
Non apriamo una pagina di socio-storia ... non
è il caso ora.
Il monopolio culturale, politico, il lavaggio
del cervello stile Russia Comunista – Cina, del secolo scorso, è finito! Non si
può più fare! Fatevene una ragione!
Ed ecco la tristezza che mi arriva!
Tra l’ ultimo sorso del secondo caffè e il
morso al cornetto industriale, penso che un’altra persona, che lavora e che si
fa il mazzo, viene usata. Perché scrivere un romanzo, e soprattutto un romanzo storico in trilogia, non deve essere facile, quindi tanto di cappello.
Anche se penso che all’ autore essere “usato”,
dai sui simili, forse non dispiace.
Pubblicità, vendita e causa politica tutto
insieme in un sol colpo.
E’ quasi un’affare!
Ma abbiamo dinnanzi un’altra persona usata, o
che si è lasciata usare, per finalità politiche.
La mia domanda è semplice:
- se M. Salvini non fosse così forte nel Governo Italiano,
- se le Destre e simili nel mondo non avessero una voce così tuonante in Europa e non solo,
- se il clima politico mondiale non fosse quello che è
questo romanzo sarebbe arrivato primo?
Il dubbio mi rimarrà sempre! Perché, per me, è solo un altro tentativo dei
soliti sinistroidi radical chic di parlar male del governo votato dai cittadini italiani, portare l’ acqua al proprio
mulino e, inutilmente, d’influenzare le masse!
Hanno fallito ancora e ancora e ancora ... e falliranno
sempre!
Ecco perché NON comprerò il libro e NON lo
leggerò!
Luigia Chianese
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Trama
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Lui è come una bestia: sente il tempo che
viene. Lo fiuta. E quel che fiuta è un'Italia sfinita, stanca della casta
politica, della democrazia in agonia, dei moderati inetti e complici. Allora
lui si mette a capo degli irregolari, dei delinquenti, degli incendiari e anche
dei "puri", i più fessi e i più feroci. Lui, invece, in un rapporto
di Pubblica Sicurezza del 1919 è descritto come "intelligente, di forte
costituzione, benché sifilitico, sensuale, emotivo, audace, facile alle pronte
simpatie e antipatie, ambiziosissimo, al fondo sentimentale". Lui è Benito
Mussolini, ex leader socialista cacciato dal partito, agitatore politico
indefesso, direttore di un piccolo giornale di opposizione. Sarebbe un
personaggio da romanzo se non fosse l'uomo che più d'ogni altro ha marchiato a
sangue il corpo dell'Italia. La saggistica ha dissezionato ogni aspetto della
sua vita. Nessuno però aveva mai trattato la parabola di Mussolini e del
fascismo come se si trattasse di un romanzo. Un romanzo - e questo è il punto
cruciale - in cui d'inventato non c'è nulla. Non è inventato nulla del dramma
di cui qui si compie il primo atto fatale, tra il 1919 e il 1925: nulla di ciò
che Mussolini dice o pensa, nulla dei protagonisti - D'Annunzio, Margherita Sarfatti,
un Matteotti stupefacente per il coraggio come per le ossessioni che lo
divorano - né della pletora di squadristi, Arditi, socialisti, anarchici che
sembrerebbero partoriti da uno sceneggiatore in stato di sovreccitazione
creativa. Il risultato è un romanzo documentario impressionante non soltanto
per la sterminata quantità di fonti a cui l'autore attinge, ma soprattutto per
l'effetto che produce. Fatti dei quali credevamo di sapere tutto, una volta
illuminati dal talento del romanziere, producono una storia che suona inaudita
e un'opera senza precedenti nella letteratura italiana. Raccontando il fascismo
come un romanzo, per la prima volta dall'interno e senza nessun filtro politico
o ideologico, Scurati svela una realtà rimossa da decenni e di fatto rifonda il
nostro antifascismo.
Cenni sulla Vita
(Ripresa da Internet e dalla 4°di
copertina)
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Antonio Scurati nato a Napoli, 25 giugno Laureatosi in Filosofia all'Università degli Studi di Milano,
prosegue gli studi all'École des hautes études en sciences
sociales di Parigi e completa la sua formazione
conseguendo un dottorato di ricerca in Teoria e analisi del testo all'Università di Bergamo.
Docente e ricercatore nell'ateneo bergamasco, coordina il Centro studi sui
linguaggi della guerra e della violenza. Sempre presso l'Università di Bergamo
insegna Teorie e tecniche del linguaggio televisivo. Nel 2005 diviene
Ricercatore in Cinema, Fotografia, Televisione e nel 2008 si trasferisce
alla IULM di
Milano, dove svolge l'attività di ricercatore e docente titolare nell'ambito
del Laboratorio di Scrittura Creativa e del Laboratorio di Oralità e Retorica.
Ha pubblicato nel 2003 il saggio Guerra. Narrazioni e culture nella
tradizione occidentale, finalista al Premio
Viareggio. Il suo romanzo Il sopravvissuto (Bompiani,
2005) ha vinto (ex aequo con Pino Roveredo)
la XLIII edizione del Premio
Campiello. Nel 2006 è stato pubblicato in una nuova versione il suo
romanzo d'esordio, Il rumore
sordo della battaglia. Nel 2006, presso Bompiani, è uscito il saggio
"La letteratura
dell'inesperienza. Scrivere romanzi al tempo della televisione":
una riflessione su media, dadaismo, letteratura e umanesimo.
Collabora col settimanale Internazionale e il
quotidiano La Stampa.
Nel 2007 viene pubblicato Una storia romantica. Nello stesso
anno realizza per Fandango il
documentario La stagione
dell'amore, un film che indaga sul tema dell'amore nell'Italia
contemporanea, riprendendo l'inchiesta realizzata nel 1965 da Pier Paolo Pasolini in Comizi
d'amore. Nel 2009 pubblica Il bambino che sognava la fine del mondo, romanzo che mescola
realtà e finzione, prendendo spunto dalla cronaca per descrivere impietosamente
la fame di tragedie da parte dei mass-media e del mondo dell'informazione in
generale.
Nel 2010 pubblica Gli anni che non stiamo vivendo. Il tempo della cronaca, una
raccolta di articoli sui principali fatti contemporanei di cronaca nera,
politica e attualità. Nello stesso anno affronta i medesimi argomenti con la
rubrica "Lettere dal nord" all'interno del programma televisivo Parla con me.
Nel 2015 è uscito, ancora per Bompiani, Il tempo migliore della nostra vita, opera fra il romanzesco e
il biografico, dedicata alla vita di Leone
Ginzburg.
Nel settembre 2018 pubblica M. Il figlio del secolo, primo volume di una trilogia su Benito
Mussolini destinata a raccontare la storia italiana dal 23
marzo 1919 - giorno della fondazione dei Fasci di combattimento - al
1945. M. si chiude
col discorso pronunciato il 3
gennaio 1925 alla Camera dei deputati, instaurazione ufficiale della
dittatura dopo la crisi politica determinata dall'omicidio di Giacomo
Matteotti. Alcuni errori storici presenti nella prima edizione del
volume sono stati sottolineati sul Corriere della Sera da Ernesto Galli della Loggia, cui l'autore
ha risposto sulle colonne dello stesso giornale argomentando che l'epoca
attuale necessiti di "una cooperazione tra il rigore della scienza storica
e l'arte del racconto romanzesco". Nella notte tra il 4 e il 5 luglio 2019 il
libro riceve il Premio Strega.
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