Nero
Fiorentino
Recensione - Opinione di
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Mugnano di Napoli (Na)
– 08 aprile 2024
Quando
ho scelto di comprare questo libro ci sono stati vari fattori che mi hanno
convinto ad acquistarlo. Il
primo fattore è stato la trama, veramente magnifica e ambiziosa, ero carica di
aspettative; il secondo fattore è stato la copertina con la Cupola di Santa
Maria del Fiore in Firenze di Filippo Brunelleschi, mi sono illuminata, già mi
aspettavo chissà quale intrigo; il terzo e ultimo fattore, che mi ha fatto
aprire il portafoglio e spendere questi 18,00€, e non sono pochi, è stato
l’aver letto, sull’aletta posteriore del libro, la mini biografia dell’autore, un
curriculum imponente, una marea di libri scritti e premi vinti e, soprattutto, con la seconda ristampa del libro in meno
di quattro mesi nel medesimo anno; e a questo punto mi son detta: Si! Sarà un
bel romanzo, lo compro! Ed è arrivata la delusione fin dalle prime cinquanta
pagine.
Da
principio mi ero entusiasmata perché il testo parte con un bel elenco dei personaggi principali in ordine di apparizione, e io amo quando gli autori
fanno ciò, poi mi sono afflosciata come un orologio di Dalì. Ci ho impiegato
giorni per finirlo, anche se è di appena 270 pagine, scritte con un bel
carattere grande che non stanca gli occhi, altra cosa che apprezzo tantissimo
ed è motivo di scelta nell’acquisto di un libro. Non amo, però, lasciare i libri a
metà, e non ho rinunciato neppure questa volta, ma proprio non sono riuscita ad
apprezzare lo svolgimento dell’intreccio, sono arrivata alla fine, delusa e
annoiata in un caldo pomeriggio di aprile.
Voglio
essere chiara, l’autore, Luca Doninelli, ha una bella scrittura, una grammatica
curata e precisa, non ci sono imperfezioni, ha ottime capacità narrative con
una scelta linguistica adatta per la maggior parte degli utenti, ma è
esageratamente prolisso. Troppo! Veramente troppo. In questo libro ci si perde
in discorsi e situazioni inutili, che potrebbero essere spiegate con molto
meno. Certo l’autore, forse, avrà voluto dare un’aria nostalgica e noir al
giallo, ma da lettrice di gialli e thriller penso che abbia esagerato un po'
troppo. Mentre leggevo, e immaginavo le scene nella mia mente, pensavo: adesso
arriva al punto, adesso capirò il perché di tante spiegazioni, ma a metà libro,
ancora non si veniva a capo di nulla, solo una testa piena di confusione tra
situazioni e personaggi.
Sono
però arrivata in fondo, perché oramai volevo solo sapere non chi avesse commesso
gli omicidi o il mandante e neppure il perché, volevo solo sapere dove sarebbero andate a finire le misteriose tavole prospettiche del Brunelleschi. So, ovviamente, che è un racconto di fantasia ma almeno una curiosità andava soddisfatta ma sono rimasta amareggiata. Alla fine penso che questo grande intrigo, lungo
ben quindici anni, non è centrato sulle tavole del Brunelleschi ma sulle vite
delle persone e sulle scelte che compiono e che, in un modo o nell’altro,
riescono a mutare i destini di tanta gente innocente; il “Fattore Umano”,
citato dall’autore, è il vero fulcro dell’intero racconto. Luigia Chianese
Nella
mia scala, da 1 a 5, gradimento libro, questo testo, merita un 2 Libri. 📕📗🕮🕮🕮
#LuigiaBooksBlogger
#Blog #LibriEOpinioni
NOTE (Riprese
da vari siti internet)
Filippo
Brunelleschi è nato a Firenze nel 1377 ed è deceduto nel 1446; è
nato da padre notaio, ebbe una formazione culturale di tipo
umanistico, ma presto i suoi interessi si volsero alle arti, praticando la
professione dell’orafo e dello scultore, e successivamente all’architettura. Studiò
a Roma e viaggio moltissimo, tali studi e viaggi gli diedero modo di conoscere
l’architettura antica, spingendolo, poi a dedicarsi a rilievi condotti con
tecniche scientifiche. La sua profonda conoscenza della scienza, soprattutto dei
procedimenti geometrici, matematici e ottici lo portarono ad un grande
risultato intorno al 1413, con la Tavoletta
Prospettica che rappresentava il Battistero di S. Giovanni a Firenze. Antonio
Manetti, biografo di Brunelleschi, nel 1475 descrisse l’esperimento.
Brunelleschi, su
una tavoletta di forma quadrata con lato di mezzo braccio, all’incirca circa 30
cm, aveva dipinto il Battistero di S. Giovanni a Firenze con i suoi intarsi
marmorei precisamente «che non è miniatore che l’avessi fatto meglio».
Per dimostrare la convergenza dell’immagine dipinta con quella reale, nella
tavoletta fu praticato un buchino svasato verso il retro del dipinto, in modo
che l’occhio di chi avrebbe osservato, posto a circa 60 cm all’interno della
porta centrale del Duomo, avrebbe potuto percepire l’immagine reale della
scena. Con l’aiuto di uno specchio sorretto dall’altra mano, e regolato a
distanza opportuna, poi, l’osservatore, avrebbe potuto visualizzare l’immagine
dipinta ma riflessa nello specchio per ammirare la perfetta coincidenza
dell’immagine dipinta con quella esistente. La verosimiglianza era evidenziata
anche da un effetto illusorio ottenuto da una lamina d’argento che nel dipinto
cospargeva l’area del cielo, al fine di ottenere un’immagine riflessa del cielo
reale.
Per risolvere l’inversione tra destra e sinistra, con cui l’immagine
riflessa dallo specchio mostrava il dipinto, venne eseguito con rovesciamento
simmetrico. Questo metodo, escogitato da Brunelleschi, aveva lo scopo di
dimostrare la precisione di un disegno realizzato con la geometrica definizione
di un punto di vista ovvero la posizione dell’occhio dell’osservatore. Per
rendere inconfutabile la validità della sua costruzione, Brunelleschi scelse un
edificio già esistente, e non immaginario, in modo da verificarne i risultati. Con la seconda
tavoletta fece la stessa cosa, realizzata in Piazza della Signoria, con la
vista di Palazzo Vecchio e della Loggia dei Lanzi; ma la posizione angolata non
presentava una simmetria come nella prima tavoletta e pertanto non adottò
l’espediente del foro e dello specchio. Ritagliata però la parte del cielo sul
dipinto, era possibile far collimare il profilo degli edifici disegnati con
quello dell’immagine reale e verificarne la perfetta coincidenza visiva. Insomma questi
due esperimenti hanno fondato la prospettiva lineare chiamata anche prospettiva
artificiale, secondo costruzioni scientifiche.
I capisaldi di questa scienza
prospettica sono conosciuti come «Regola Brunelleschiana» E sono:
-
Rappresentazione
è basata sulla definizione di un punto di vista, dal quale partono i raggi
visivi che formano la piramide visiva;
-
Immagine
prospettica non è altro che l’intersezione della piramide visiva con il piano
del quadro;
-
Linee
parallele convergono in un punto (punto di fuga);
-
Punto
di fuga delle rette perpendicolari al quadro coincide con il punto di vista
centrale (punto principale);
-
Rette
inclinate a 45° rispetto al quadro convergono in punti (punti di distanza)
posti dal punto principale a distanza pari a quella del punto di vista dal
quadro.
Henry Graham Greene è nato a Berkhamsted, il
2 ottobre 1904 ed è morto a Corsier-sur-Vevey, il 3 aprile 1991.
È stato uno scrittore, drammaturgo, sceneggiatore, agente
segreto e critico letterario britannico. Le sue opere esplorano
la morale ambivalente e le questioni politiche del mondo moderno. Greene fu uno
scrittore impegnato molto popolare. Rifiutò sempre l'etichetta di romanziere cattolico per quella
di romanziere anche cattolico, tuttavia i
temi religiosi, in particolare cattolici, furono alla radice di molti suoi
scritti, specialmente i quattro romanzi La roccia
di Brighton, Il nocciolo della questione, Fine di una storia e Il potere e la gloria. Opere come Un americano tranquillo, Il nostro agente all'Avana e Il fattore umano mostrano il suo
grande interesse per le operazioni di politica internazionale e di spionaggio.
Greene soffriva di un disturbo bipolare che ebbe una profonda
influenza sulla sua scrittura e lo portò a degli eccessi nella vita privata. In
una lettera a sua moglie Vivien, Greene scrisse di avere «un carattere
profondamente incompatibile con la vita domestica quotidiana» e che
«sfortunatamente, la malattia è una parte rilevante di una persona»
Video Recensione di
Luigia Books Blogger - Blog Libri e Opinioni
Potete vederla qui su You Tube
anche
seguendo il link https://youtu.be/A3nFs3V_k-k
Grazie!
TRAMA
Nero
Fiorentino
di
Luca Doninelli
Nella tarda estate del 2010 Firenze è una città
immobile, sonnolenta, da camera con vista, che detesta le novità e ogni invito
al cambiamento. Eppure nel suo ventre si agitano forze inquietanti e oscure:
nell'interrato di un palazzo del centro storico, sede della casa di moda Dombey
& Son, fa la sua apparizione uno strano reperto. La segretaria generale
Loredana Fallai decide di farlo valutare a Oreste Marcucci, storico dell'arte e
suo ex amante, che riconosce le tavole progettate dal Brunelleschi per studiare
la prospettiva, un oggetto della cui esistenza ormai tutti dubitavano. L'indomani Fallai viene trovata uccisa con un colpo di pistola alla tempia, le
tavole scompaiono e di Marcucci si perdono le tracce. Quindici anni dopo il
mistero non è stato svelato. Ma quando viene lanciato un concorso per il
completamento della facciata di San Lorenzo, un evento che chiama in città le
più grandi archistar del mondo, la sequenza di omicidi e misteri si riavvia. La
prima delle nuove vittime è Paolo del Chierico, ex amministratore delegato
della casa di moda. Sua sorella Lucia e la fidanzata Giulia Landi, assieme a
Maria Giovanna, la figlia di Fallai, indagano per mettere ordine in una vicenda
apparentemente priva di senso e dare pace a chi non c'è più.
Editore: Bompiani
Prima Uscita Italiana: 30 agosto 2023
Costo Cartaceo: € 18.00 (all'aprile 2024)
Lingua: Italiano
Copertina flessibile: 274 pagine
Dimensioni: 15 x 1.75 x 21 cm
ISBN-10: 8830107298
ISBN-13: 978-8830107298
CENNI SULLA VITA di:
Luca
Doninelli
Doninelli, Luca. – Scrittore, critico letterario e giornalista
italiano è nato a Leno, vicino Brescia,
1956. Laureatosi in Filosofia a Milano, ha poi insegnato Etnografia Narrativa
all’Università Cattolica di Milano. Oggi è docente di Storytelling alla Iulm. Ha
collaborato con diverse testate giornalistiche, tra cui: Il Giornale e Avvenire.
Ha pubblicato i romanzi I Due Fratelli (1990) ma è con il romanzo La
revoca del 1992 che ha vinto il premio Selezione Campiello
e con la raccolta di racconti Le decorose memorie del 1994/1995
è stato supervincitore del premio Grinzane Cavour.
Dopo La verità
futile (1995) e Talk show (1996), racconto di una
puntata di un famoso programma televisivo di talk show, con La nuova
era del 1999 si è aggiudicato il premio Grinzane Cavour. Del
2001 è La mano, centrato sulla figura di un musicista rock, e di
tre anni più tardi il pluripremiato Tornavamo dal mare (2004).
A questi hanno fatto seguito fra gli altri: La polvere di Allah (2007),
storia di un’amicizia coltivata tra due protagonisti di culture completamente
diverse, Fa' che questa strada non finisca mai (2014),
Le cose semplici (2015), finalista al Premio Campiello, La
conoscenza di sé (2017), Tre casi per l'investigatore Wickson
Alieni (2018), Premio Strega ragazze e ragazzi 2019, La
dieta sono io (2019), L'imitazione di una foglia che cade (2020)
e Tu credi che io dorma (2021), a seguire La Colpa di
essere Nati. Scritti sui “Promessi Sposi” (2023), Nero Fiorentino (Agosto,2023)
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