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lunedì 7 agosto 2023

Ana Danca - La Voce del Silenzio

Ana Danca
La Voce del Silenzio

Recensione - Opinione di
 
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Mugnano di Napoli (Na) – 16 giugno 2023
 
Questo è il terzo libro di questa brava autrice Rumena. I primi due sono - Come Vuole la Vita (2016) - e - Patrie Interiori (2018) – questo lavoro, che ho sul mio comodino, in sostanza è la conclusione di una trilogia, ma può essere letto a sé stante. È un via di mezzo tra un’autobiografia e un diario intimo: è la vita, le difficoltà, la realtà, i sogni, e soprattutto la Fede e le speranze di Ana ed è un libro particolare, potrei affermare che un libro introspettivo, emozionale; è la voce dell’anima. Da pagina 101:
<< Una storia basata su un fatto autentico, 
intessuta di coraggio e di dedizione,
di fede e di altruismo, dove amare significa credere 
e credere significa non arrendersi mai…>>.
Il viaggio intrapreso in questo testo è un viaggio che parte in treno ma è soprattutto un viaggio interiore, che segue, volente o nolente, la voce dell’io più profondo e che legge ed interpreta i segnali esterni in base alle proprie conoscenze e alle proprie esperienze emotive; e tutto questo è meravigliosamente descritto dalla nostra autrice Ana Danca. Questo viaggio ha una conclusione chiara: La vita, nonostante tutto, sa essere meravigliosa.
Il linguaggio è pulito, è scritto in  - una lingua in divenire -, perché Ana è Rumena di nascita e studi ma ha scelto di scrivere nella lingua d’adozione l’italiano; è un racconto schietto e sincero e la Fede, unita alla speranza, è sia il punto d’inizio che la meta di questo viaggio. È un lavoro ordinato, chiaro, commovente; è emozione pura. Ci si rende conto subito che lo scrivere, per Ana Danca, ha una funzione vitale: è sfogo, da pagina 10:
<< Ho continuato a pensare, poi ho preso un foglio di carta bianco 
e una matita. È così mi sono messa a parlare con la carta. 
Si, perché la carta, come dicevamo, è veramente paziente.>>.
è anche bisogno, è sopravvivenza, è catarsi. Catarsi che si esprime attraverso l’io interiore della protagonista che viene palesato attraverso Gioia, l’amica immaginaria, sempre pronta a comprendere, alleggerire e consolare il mondo di Ana. Da pagina 18:
<< Ecco Gioia, questo è l’inizio della nostra amicizia. 
È così che vorrei parlare con te, 
di fatti accaduti, eventi misteriosi, 
per i quali io non trovo una risposta. 
A presto!>>.
La sensibilità dell’autrice viene prepotentemente fuori da ogni pagina, paragrafo e riga ed il pathos è palpabile, toccando le corde del cuore di chi legge. Questo breve racconto cattura e travolge sia nelle avventure ma soprattutto disavventure. È un lavoro delicato e coinciso, sono poche pagine in tutto, un centinaio al massimo, e si legge, e, soprattutto, volentieri si rilegge, con facilità e cuore colmo di tenerezza.
Consigliato per chi ama ascoltare - la voce del silenzio - che alberga nell’animo di ognuno di noi.  Luigia Chianese
 
Nella mia scala, da 1 a 5, gradimento libro, questo testo, merita un 3 Libri. 📕📗📘🕮🕮
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NOTA:
L’editore, Gilgamesh, in accordo con l’autrice, Ana Danca, ha scelto di conservare il lessico e la sintassi originale dell’autrice. Questo perché l’autrice, di madrelingua romena, ha voluto scrivere questo testo nella sua lingua d’adozione avvero l’italiano. Tutto ciò per valorizzare la varietà linguistica anche se la forma non rispetta le regole codificate dalla sintassi italiana.
A mio modesto parere, posso dire che Ana Danca, ha scritto in lingua italiano decisamente molto meglio di tanti Italiani che scrivono sui social o altrove.

TRAMA
La Voce del Silenzio
Ana Danca
Ripresa da internet e/o dalla copertina:
Il silenzio, molto spesso, rappresenta il timore di esprimersi, l'insicurezza di muovere passi certi nel mondo; altre volte risuona della paura a sé, dell'ascolto della propria voce interiore. 
Ma se si riesce a fissare il burrone senza farsi prendere dal panico, allora si può trasformare questo momento di raccoglimento in risorsa, che può diventare forza interiore, sostegno che ti permette di andare avanti, giorno dopo giorno. 
Conoscere se stessi e ciò che ci ha plasmato - esperienze, sensazioni, ricordi, emozioni, incontri - ci consente di affrontare il futuro con piglio propositivo. 
Questo è il percorso che Ana Danca intraprende nel suo "La voce del silenzio", un romanzo che racconta la vita, e che insegna l'importanza di saper ascoltare la Voce, quella che come un daimonion socratico ti urla dentro l'urgenza più cogente che esista: la necessità di saper vivere la propria vita.
 
Editore ‏ : ‎ Gilgamesh Edizioni (9 maggio 2021)
Lingua ‏ : ‎ Italiano
Copertina flessibile ‏ : ‎ 123/128 pagine
ISBN-10 ‏ : ‎ 8868675277 
ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8868675271
Dimensioni ‏ : ‎ 13.97 x 0.79 x 21.59 cm


Ufficio Stampa LC Comunicazione 
Addetta alle Comunicazioni: Lucilla Corioni
 
CENNI SULLA VITA di:
Ana Danca
Ripresa da internet e/o dalla copertina:
Ana Danca è nata in Romania, a Buruienesti e attualmente vive e lavora a Mantova. Diplomata in meteorologia ad Arad (RO) ha lavorato presso la Stazione Meteorologica di Tulnici, poi come insegnante supplente nella scuola media del paese nativo. Ha precedentemente pubblicato i romanzi “Come vuole la vita” (2016)  giunto alla sesta ristampa – primo in classifica dei migliori libri al Concorso Letterario Internazionale “Tre Colori – Inventa un Film” – Giornata del libro nell’agosto 2019 a Lenola (LT) e “Patrie Interiori” (2018). Con quest’ultimo, edito sempre da Gilgamesh Edizioni, è stata premiata a Roma dall’Accademia di Romania per il suo progetto “Difendersi con la Cultura (Scrittura)” nel settembre del 2018. Lo stesso romanzo viene premiato con la Menzione di Merito al Concorso Letterario Nazionale “La felicità ritrovata” nel maggio del 2020 dal Comune di Riccione e come “Miglior opera d’autore straniero” al Concorso Letterario Internazionale “Gian Antonio Cibotto” di Lendinara Rovigo – ottobre 2021. “La voce del silenzio” (2021)  rappresenta la conclusione del trittico ispirato ai concetti platonici di Bene, Verità e Bellezza. Quest’opera è stata presentata durante la decima edizione di Bookcity Milano – novembre 2021. Nelle sue opere si percepisce la serenità dell’anima, gioia e felicità per aver raggiunto un traguardo, ma anche di chi ha ancora molto da dare. Il suo interesse nella scrittura è orientato con grande sensibilità verso tematiche quali “Il Dialogo” la “Spiritualità” e “Il Silenzio”. Dalle luci e ombre nascono parole per dare vita ad un benessere interiore che vuole trasmettere agli altri. “Ciascuno di noi è ciò che riesce a scrivere nel cuore delle persone.” 
 
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martedì 20 luglio 2021

Philip Roth - L’ Animale Morente

Philip Roth
L’ Animale Morente
 
Recensione – Opinione di
 
Mugnano di Napoli (Na) –  07.07.2021
 
Questo romanzo, (The Dying Animal, 2001) dello scrittore Philip Roth, è il terzo libro con il personaggio di David Kepesh, i precedenti sono - Il Seno - (The Breast, 1972) e – Il Professore di Desiderio - (The Professor of Desire, 1977).
Anche qui l’ossessione per il corpo della donna e principalmente del seno la fa da padrone. I punti focali del libro, però, sono la lussuria e il piacere ed il come averli e come viverli. Da pagina 19:
<< Ma è proprio la radicale sconvenienza 
che fa della lussuria la lussuria.>>.
David Kepesh, protagonista maschile dell’opera, è affascinato, in uno dei suoi corsi, da una studentessa; lei è una deliziosa cubana di nome Consuela Castillo. Questa semplice, alta, giovane e bella donna diventa la sua ossessione per stessa ammissione di David. Nasce una relazione erotica tra i due ma David Kepesh s’ innamora in modo tormentoso dei seni e del corpo della sua studentessa, ma riesce comunque a mantenere una seconda relazione con una vecchia amante; questa vecchia amante è quasi un rifugio o meglio salvezza dalla sua angoscia di vivere con o senza Consuela. Da pagina 19:
<< … Consuela era sempre nei miei pensieri,
per questo, con lei o lontano da lei, non mi sentivo mai sicuro di lei.
Il lato ossessivo di tutta la faccenda era terribile.>>.
David Kepesh oltre ad essere ossessionato dal corpo di Consuela ne ha anche timore perché, causa la differenza di età e la paura d’invecchiare, non riesce a impegnarsi con serietà, infatti preferisce mantenere la relazione su un piano solo fisico e sessuale, ma nel profondo, pur amando la libertà e la promiscuità nelle storie, non vorrebbe dividere e condividere la sua Consuela con nessuno. La ragazza, a sua volta, non riuscirà a trovare negli anni, nessun uomo, della sua stessa età, che riesca a soddisfare il suo bisogno di venerazione e devozione al suo corpo e ai suoi seni cosa di cui Kepesh era maestro. La disperazione di entrambi si palesa quando il professore David Kesper, ricontattato dopo diversi anni da Consuela, viene a sapere dalla stessa che dovrà subire la perdita di un seno a causa di una mastectomia e come ultimo momento di sensuale idillio fisico e mentale Consuela chiede al suo professore di scattare delle foto al suo glorioso seno. Ma il romanzo non termina così ma s’immerge in labirintici pensieri che si sono voluti sempre mantenere distanti o sminuirli ma che in realtà albergano in ogni essere e per quanto ne voglia dire anche in David Kepesh.  Da pagina 73:
<< L’ unica ossessione che vogliono tutti: l’“amore”.>>.
Il tormento di David Kepesh non finirà mai perché nel profondo della sua anima, della sua cultura, del suo sapere, dei suoi ragionamenti, dei suoi propositi sa che anche lui brama la medesima cosa di tutti gli esseri umani: L’ Amore.
Questo romanzo mentalmente capriccioso, esplorativo nei pensieri e nei desideri è meraviglioso e la magistrale potenza linguistica, elegante ma anche aperta e sfacciata, di Philp Roth, lo rendono un ennesimo capolavoro. L.Ch.
Mio voto da 1 a 5 libri è 4 Libri. 📚📚📚📚🕮
 
Note:
- In molte edizioni, in cui è stato tradotto questo romanzo, si mostra in copertina un dipinto di Amedeo Modigliani del 1971 - La grande Nù .  Nel romanzo, Consuela, la protagonista femminile, spedisce a Kepesh una cartolina raffigurante. Le grand nu, e Kepesh immagina che la donna del dipinto sia il di lei alter ego.
- Nel 2008 è stato realizzato un adattamento cinematografico con il titolo: Lezione d’Amore - Regia di Isabel Coixet e con Penelope Cruz nella parte di Consuela e Ben Kingsley in quella di David Kepesh.  
 
TRAMA
L’Animale Morente
Philip Roth
Ripresa da internet e/o  dalla 4° di copertina:
Da trent'anni, da quando la rivoluzione sessuale ha bussato alla sua porta, il professor David Kepesh tiene fede al suo giuramento: non avere mai una relazione stabile con una donna. Ma un giorno, nell'aula del suo corso di critica letteraria all'università, entra Consuela Castillo, ventiquattrenne di una bellezza conturbante, una ragazza cubana alta e affascinante che scatena il desiderio e la gelosia del maturo professore.
 
Prima Pubblicazione: 2001
Autore: Philip Roth
Titolo originale: Dying Animal
Lingua Originale: inglese
Adattamenti: Lezione d’Amore (2008)
Preceduto da: Il Professore di desiderio
Editore:  Einaudi (8 ottobre 2013)
Lingua:  Italiano
Copertina flessibile:  114 pagine
Dimensioni:  13.4 x 1 x 20.8 cm
 




CENNI SULLA VITA di:
Philip Milton Roth
Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
Philip Milton Roth è nato a Newark, nel New Jersey, il 19 marzo 1933, figlio di immigrati galiziani di origine ebraica. è stato uno scrittore statunitense. Frequenta la Rutgers University di Newark per un anno, poi si trasferisce alla Bucknell University in Pennsylvania, dove si laurea con lode in inglese; in seguito, ha conseguito il master alla Chicago University in letteratura anglosassone. Si è dedicato poi brevemente all'insegnamento, tenendo corsi di scrittura creativa e di storia della letteratura alle università di Iowa e a Princeton. Ha poi insegnato letteratura comparata all'Università della Pennsylvania fino al 1991, quando ha deciso di dedicarsi a tempo pieno al solo esercizio della scrittura. Dopo l'università ha anche prestato servizio militare per due anni, durante i quali ha scritto racconti e recensioni per qualche rivista (Et CeteraChicago ReviewEpochCommentaryThe New Republic ed Esquire e finalmente The New Yorker e The Paris Review).
È stato uno dei più noti e premiati scrittori statunitensi della sua generazione, considerato non solo tra i più importanti romanzieri ebrei di lingua inglese. È conosciuto in particolare per il racconto lungo Goodbye, Columbus, poi unito ad altri cinque più brevi in volume (premiato con il National Book Award), ma è diventato famoso con Lamento di Portnoy, da alcuni considerato scandaloso. Da allora si è ritagliato un posto di grande interesse e attesa in occasione dell'uscita di ogni titolo, forte di una produzione ampia e costante e grazie allo scontro tra estimatori e detrattori che lo accusano di utilizzare un linguaggio troppo aperto e scurrile. È stato proposto più volte per il Premio Nobel, che non ha mai ottenuto, pur essendo stato premiato con altri riconoscimenti. I suoi romanzi tendono a essere autobiografici, con la creazione di alter ego (il più famoso dei quali è Nathan Zuckerman, che appare in diverse opere), con personaggi che portano il suo vero nome e persino usando personaggi che si chiamano Philip Roth, ma non sono lui (come in Operazione Shylock). Oltre alla vena autobiografica, i suoi ritratti famigliari e di quartiere diventano fortemente esemplari dell'umanità della zona (la periferia a ovest di New York e soprattutto Newark) e dell'epoca, tanto da contribuire a dipingere un'identità personale e collettiva. Il 10 novembre 2012, all'età di 79 anni, Roth ha annunciato pubblicamente in un'intervista alla rivista francese Les Inrockuptibles il suo addio alla letteratura, usando questa metafora: «Alla fine della sua vita il pugile Joe Louis disse: "Ho fatto del mio meglio con i mezzi a mia disposizione". È esattamente quello che direi oggi del mio lavoro. Ho deciso che ho chiuso con la narrativa. Non voglio leggerla, non voglio scriverla, e non voglio nemmeno parlarne». Poche ore dopo, la notizia è stata confermata dal suo editore Houghton Mifflin. L'autore ha anche precisato di aver dato istruzioni ai suoi parenti di distruggere il proprio archivio personale quando sarà morto, archivio che potrebbe contenere anche alcuni inediti. Contestualmente, ha abbandonato il proprio appartamento nell'Upper West Side di New York e si è definitivamente trasferito nella fattoria di sua proprietà nel Connecticut, dove nel marzo del 2013 ha rilasciato una lunga intervista alla rete televisiva pubblica PBS per la serie American Masters.
Muore a New York il 22 maggio 2018, a 85 anni, a causa di un'insufficienza cardiaca.
 
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martedì 22 giugno 2021

Francesco Cariti - Io sono Gordon Bloom

Francesco Cariti
Io sono Gordon Bloom

 

Recensione – Opinione di

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Mugnano di Napoli 

14.06.2021

 

Diretto, glaciale, Gordon Bloom, psicopatico esaltato, il classico ribelle ma che fa subito simpatia e che, con sferzante umorismo e cinismo, narra la sua storia in prima persona.

Gordon Bloom si descrive fin dalle prime righe come un uomo che vuole non solo essere invidiato ma adorato come un Dio e lui è il primo che adora se stesso: Da pag.8.
<<Questo è il male delle religioni:
una volta che le abbracci ne diventi schiavo, 
archivi ogni capacità di discernimento
e le elevi ad alibi per ogni gesto. 
L’entità superiore che ero arrivato ad adorare ero io stesso.>>.

Nel testo abbiamo la sua dispotica e razionale ammissione, o meglio la sua verità o visione degli avvenimenti, quella che l’ha condotto al carcere e all’isolamento. Dal suo punto di vista, ovviamente, non è colpa sua per ciò che è accaduto, per le truffe, le bugie e gli omicidi che ha dovuto commettere, perché secondo il suo modo di pensare, e vedrete che è del tutto originale, tutti siamo dei potenziali assassini e lui è stato costretto a manifestare, eseguire, rispettare la sua natura perché era utile; un po' come lo scorpione con la rana. Da pag. 17:

<< Non ho fatto il male perché mi piaceva, ma perché mi serviva.

Non sono un immorale, sono un amorale.>>.

Gordon Bloom è un sociopatico allo stato puro, un autentico narcisista sfruttatore ma non è cattivo perché il male, inteso come dolore e sofferenza non gli interessa, non è il suo fine, perché la vita e i sentimenti degli altri esseri umani non gli interessano; ciò che ci vuole far intendere Gordon Bloom è che il male, che si genera dalle sue decisioni-azioni, è solo una conseguenza, un effetto collaterale degli avvenimenti. Lui è stato obbligato per necessità a fare del male, gioco forza! Gordon è sfacciato e pieno di sé ed è assorbito solo da se stesso; lui è l’essere più importante anche quando si racconta. Da pag.19:

<< … ma ricordatevi sempre che lo scopo di questo libro

è quello di farmi passare il tempo e non quello d’intrattenervi.>>.

Prima che Gordon Bloom ci narri direttamente gli eventi che dal marzo 2004 in poi l’hanno portato alle condanne di ben nove omicidi diretti più uno provocato e varie truffe, non posso non notare che da capitolo 1 a capitolo 3, parlando di sé, è subito chiara e lucida l’ immagine che ha di se stesso e di ciò che lui vuole che il mondo veda di sé:  ovvero uomo affascinante, di successo, egoista e calcolatore iniziando già da quando sfrutta la sua donazione di midollo per la sorella malata.

Gordon Bloom nel suo cammino trova il suo secondo ostacolo più grande, direi la sua nemesi, ovvero il tenente Vincent Primey, detective della squadra omicidi.

Il suo primo ostacolo, con il senno di poi, per sua diretta ammissione, da lui confessato nel racconto, e questa sarà una delle rarissime occasioni in cui Bloom ammetterà una sua debolezza, lo troviamo a pagina 74:

<< Il vero avversario era la mia prosopopea,

troppo grande da poter sconfiggere.>>.

Ritorniamo, però, per un momento al detective Vincent Primey, la nemesi, il suo secondo grande ostacolo, di cui Gordon Bloom ne parla in maniera misurata e di cui prova ammirazione ma anche rabbia. Primey è entrato nel suo cervello e l’ha sconfitto. L’affronto che mal digerisce Gordon Bloom è di essere stato capito, scoperto, superato e preso proprio dal suo opposto.

Il tenente Vincent Primey, al contrario di Bloom è persona socievole, discreta, generosa, gentile, modesta, riflessiva ed educata e l’essere stato sopraffatto da questo tipo di persona, ovvero quella tanto derisa e disprezzata da lui, è l’offesa maggiore che si potesse fare al grande Gordon Bloom. Non vi narrerò i fatti, quelli li scoprirete leggendo questo avvincente racconto, scritto da Francesco Cariti, ma ciò che vi dirò è che, nonostante tutto, Gordon Bloom resterà sempre un amorale non credente, anzi l’unico credo, anche in una cella d’isolamento del carcere di massima sicurezza di Cedar Junction, Massachusetts, sarà sempre se stesso. Da pagina 88:

<< Volevo essere invidiato.

C’è gioia nell’animo dell’uomo che viene invidiato.

L’invidia dà una sensazione inebriante di potere,

attesta che sei il migliore.>>.

Ciò che rende originale e in alcuni punti ironica questa storia narrata dall’autore Francesco Cariti, è la prospettiva diversa che ha dato al romanzo. Ovvero dei delitti, delle truffe e di un criminale narrati dall’angolazione dello stesso delinquente, in questo caso Gordon Bloom; un criminale non pentito di ciò che ha fatto ma pentito solo del suo piccolo errore e che spesso e volentieri ritiene fermamente e convintamente che non è lui ad essere in errore ma …

<< … Siete tutti potenziali assassini.>>.

Consiglio questo crime perché pulito, lucido, senza troppi fronzoli e senza esagerazioni, se pur storia di fantasia. Scritta con semplicità, buona scelta della terminologia e con un’ attenta gestione del ritmo e della leggera suspense. L.Ch.

Voto da tre a cinque libri: 3 e mezzo 📚📚📚📙🕮


TRAMA

Io sono Gordon Bloom

Francesco Cariti

Ripresa da internet e/o  dalla 4° di copertina:

Cosa spinge il figlio di due genitori modello a trasformarsi in un criminale senza scrupoli? Ma è davvero una trasformazione? Forse no. Forse il destino di ognuno di noi è segnato dalla nascita, e non c’è molto che possiamo fare per cambiarlo. Dal carcere di massima sicurezza di Cedar Junction, Massachusetts, Gordon Bloom ci narra la sua incredibile storia. Sta scontando la pena di tre ergastoli per un’impressionante serie di delitti. Tutto è nato da una menzogna che ha raccontato quando era un ambizioso mercante d’arte: da quella scintilla è nato un rogo. Un crimine ne ha generato un altro, poi un altro, un altro ancora, e Gordon si è ritrovato a inscenare una fuga rocambolesca per tutti gli Stati Uniti, inseguito dalla polizia, dall’FBI, dalla criminalità organizzata, dai cacciatori di taglie e dai giornalisti televisivi. Si è persino infiltrato in un campo di addestramento di suprematisti bianchi, assoggettandosi ai loro fanatici rituali e partecipando ai loro comizi farneticanti. Eppure, Gordon non è pentito di quel che ha fatto. Perché non si può sfuggire alla propria natura, secondo lui. Il vero crimine è assoggettarsi alle regole imposte dalla società. Un romanzo ricco di situazioni drammatiche ma anche pervaso di un cinico umorismo, che vi terrà incollati alle pagine, dalle prime righe fino all’inevitabile epilogo. 

Il libro è pubblicato in esclusiva su Amazon: 

Libro di carta https://www.amazon.it/sono-Gordon-Bloom-Francesco-Cariti/dp/ B0942D2XYN/

e-book https://www.amazon.it/sono-Gordon-Bloom-Francesco-Cariti-ebook/dp/ B09415W8TT/


Editore : Independently Published (3 maggio 2021)

Lingua : Italiano
Copertina flessibile : 322 pagine
Dimensioni : 15.24 x 2.06 x 22.86 cm

CENNI SULLA VITA di:

Francesco Cariti

Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:

Francesco Cariti ha esercitato per vent’anni la professione di avvocato, ha insegnato diritto privato all’Università di Firenze e ha svolto mansioni di giudice onorario presso il Tribunale. Ha soggiornato per lunghi periodi negli Stati Uniti. Ora vive a Berlino. Io sono Gordon Bloom è il suo primo romanzo ed è il frutto — dichiara l’autore — di un desiderio naturale che appartiene a tutti noi:

«quello di riuscire a mantenere il controllo della propria vita».
Dalla sua pagina: Sono nato a Firenze, dove ho vissuto la maggior parte della mia vita esercitando la professione di avvocato e insegnando diritto privato all’Università. Avendone avuto abbastanza, ho deciso di dedicare il resto della mia vita a quello che più amo fare, cioè scrivere romanzi. Io sono Gordon Bloom è il frutto di quel desiderio naturale che è in tutti noi, protagonista del romanzo compreso, ma che spesso tendiamo a soffocare: quello di riuscire a mantenere il controllo della propria vita. Vivo a Berlino da dieci anni. Il suo sito è www.francescocariti.it

 


NOTA: Un mio particolare Ringraziamento a Ginevra Amadio
Responsabile Ufficio Stampa e Media dell'Agenzia "Scrittura a Tutto Tondo".  ginevraamadio@yahoo.it  -  www.scritturaatuttotondo.it

 

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martedì 7 luglio 2020

Daniel Keyes Una Stanza Piena Di Gente


Daniel Keyes
Una Stanza Piena di Gente

Recensione – Opinioni di

Mugnano di Napoli
20.05.2020

 Avvincente ed emozionante! L’autore ci dice subito “dove va a parare” il racconto; questo può sembrare spiazzante per un lettore, ma in questo caso è assolutamente necessario e geniale. Necessario perché è un Thriller Psicologico ed allo stesso tempo un Thriller Legale e lo scontro tra le due parti sarà il fulcro della parte finale del libro.

Da pagina 117:
<<Quando si cerca di aiutare delle persone 
mentalmente disturbate, insisteva lei, 
bisogna mettere da parte i sentimenti di vendetta e preoccuparsi dell’ individuo.>>.

È un Romanzo psicologico di alto livello e tratta di un argomento complesso: il disturbo dissociativo e la personalità multipla. Questa è una storia romanzata ma vera ed è quella di William Stanley Milligan, detto Billy, e delle sue 24 Persone/Personalità Multiple o come le chiamerà il “Maestro” ovvero il “Billy tutto in un pezzo”, “Androidi che ho creato io.”.
La parte diciamo più utile della biografia è quella iniziale, dove, in forma brevissima, sono descritte in un elenco compatto, le 24 Persone/Personalità di Billy è utile questa scelta descrittiva perché non è semplice stare dietro a tutti i “vuoti di tempo” ed ai personaggi descritti, quindi, ogni tanto, una rinfrescata alla memoria è ben accetta. Lo stile di scrittura di Keyes è freddo e distaccato ma suggestivo riesce a farti provare anche una certa empatia verso un criminale molto malato e sofferente quale Billy.
Ad un certo punto anche nel lettore, cosa che è capitata anche a me, può avvenire una parziale frammentazione/dissociazione di posizioni. Si riesce a stare dalla parte di Billy e della sua “ Famiglia Interiore” ma allo stesso tempo ad odiare alcuni di loro; si riesce a comprendere le istanze di sicurezza della comunità di riferimento ma anche ad odiare i politici sfruttatori dell’ evento; si cerca di capire le intenzioni della stampa ma si riesce anche a dividersi su come considerare un ceto giornalismo di parte; si amano e si odiano alcuni medici, insomma la confusione-fusione di Billy diventa anche la nostra ed è qui che eccelle la maestria dell’ autore Daniel Keyes, perché ti conquista e riesce a non farti perdere il filo di Arianna nella mente e nella vita di Milligam e, soprattutto, a tenerti incollato alla lettura fino a notte fonda. L.Ch.

TRAMA
Una Stanza Piena Di Gente
di Danile Keyes

Ripresa da internet e/o  dalla 4° di copertina: Il 27 ottobre 1977, la polizia di Columbus, Ohio, arresta il ventiduenne Billy Milligan con l'accusa di aver rapito, violentato e rapinato tre studentesse universitarie.
Billy ha vari precedenti penali e contro di lui ci sono prove schiaccianti. Ma, durante la perizia psichiatrica richiesta dalla difesa, emerge una verità sconcertante: Billy soffre di un gravissimo disturbo dissociativo dell'identità. Nella sua mente «vivono» ben 10 personalità distinte, che interagiscono tra loro, prendono di volta in volta il sopravvento e spingono Billy a comportarsi in maniera imprevedibile. Nel corso del processo si manifestano il gelido Arthur, 22 anni, che legge e scrive l'arabo; il timoroso Danny, 14 anni, che dipinge solo nature morte; il violento Ragen, 23 anni, iugoslavo, che parla serbo-croato ed è un esperto di karaté; la sensibilissima Christene, 3 anni, che sa scrivere e disegnare, ma soffre di dislessia; e poi Alien, Tommy, David, Adalana e Christopher. Così, per la prima volta nella storia giudiziaria americana, il tribunale emette una sentenza di non colpevolezza per infermità mentale. Tuttavia Billy rimane un rebus irrisolto fino a quando, durante il ricovero in un istituto specializzato, a poco a poco non affiorano altre 14 identità autonome, tra cui spicca «il Maestro», la sintesi della vita e dei ricordi di tutti i 23 alter ego. E proprio grazie alla sua collaborazione è stato possibile scrivere questo libro.

Prima pubblicazione: ottobre 1981
AutoreDaniel Keyes
Titolo originale: The Minds of Billy Milligan
Seguito daThe Milligan Wars
1ª ed. originale: 1981
CENNI SULLA VITA di:
Danile Keyes

Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
Daniel Keyes  è nato a Brooklyn9 agosto 1927 ed è deceduto il 15 giugno 2014 a  Boca Raton, Florida, Stati Uniti. Sposato con Aurea Georgina Vazquez.
E’ stato un autore di fantascienza statunitense, principalmente noto per il suo racconto Fiori per Algernon, del 1959, vincitore del Premio Hugo nel 1960, che adattò in un romanzo omonimo nel 1966 aggiudicandosi con esso il Premio Nebula e in un film nel 1968.
Ha insegnato a lungo, soprattutto a ragazzi con difficoltà di apprendimento. Proprio questo lavoro gli ha fornito lo spunto per il suo esordio narrativo, Fiori per Algernon: un successo mondiale, pubblicato in più di trenta Paesi e continuamente ristampato.
Keyes ha un Bachelor of Arts in psicologia e un Master's degree in letteratura inglese ed americana. Nel 2000, la Science Fiction and Fantasy Writers of America lo ha insignito del Premio Author Emeritus.
Dalle sue opere sono stati tratti dei FilmI due mondi di CharlyUn cuore sempliceDes fleurs pour Algernon. A partire dagli anni ‘80, si è dedicato prevalentemente alla non-fiction e con Una stanza piena di gente ha ottenuto una nomination al prestigioso Edgar Award.

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