Dolcissima Abitudine
Recensione - Opinione di
Mugnano di Napoli (Na) – 26 giugno 2022
La storia di questo romanzo è temporalmente scandita dalle vicende
italiche del ‘900; se si vuole capire che aria tira in Italia, nella vita della
protagonista, la puttana Piera Cavallero, in arte Rosa, basta
leggere tra le righe.
L’autore, Alberto
Schiavone, cita vari avvenimenti che non possono non saltare all’occhio: La
legge Merlin (La legge 20 febbraio 1958, n. 75 sulla Prostituzione), l’orribile
Strage di Piazza Fontana in Milano (12 dicembre 1969, nel centro di Milano
presso la Banca Nazionale), il Massacro del Circeo (tra il 29 e il 30
settembre 1975), la legge Basaglia
(La legge 180 del 1978, quella sui manicomi per capirci), la
legge 194 del 1978 sull’Aborto, le migrazioni e la prostituzione
delle Nigeriane, le sigarette di contrabbando, i trafficanti Albanesi, la droga
dilagante tra i ricchi e meno ricchi, e poi il subentro delle prostitute
dell’est Europa, la cancellazione del Delitto d’Onore nel 1981. Non manca di
citare la morte, per mano della mafia, dei grandi magistrati Giovanni Falcone
(23 maggio 1992) e Paolo Borsellino (19 luglio 1992), assolutamente indispensabile
il riferimento alla discesa in campo politico dell’Imprenditore Silvio
Berlusconi (1994) quindi Tangentopoli e il Pool di Mani Pulite (tra 1992 e
1994) e tanto altro. Uno spaccato della storia italiana.
Da pagina 182:
<< È
l’esatto momento in cui in Italia
il sarcasmo e
l’indignazione
entrano in gioco
come strumento,
inutile, di lotta
politica. >>.
Dal 1942 al 2006, anni
delle vicende di Piera/Rosa, tra le cosce di questa donna, che trova una sua
particolare emancipazione/liberazione, si può effettuare un volo pindarico su
un’ordinaria brutta storia di una poverissima famiglia italiana che trova nella
prostituzione un salvavita e Piera /Rosa diventerà il salvagente di se stessa.
Da pagina 182:
<< Il
folclore addomestica la verità.
Una verità che ha
il sapore del
sempre visto e
del sempre praticato,
a tutte le
latitudini. >>.
Piera Cavallero, in arte
Rosa, a parte la bellezza, che maniacalmente curerà nel tempo fino a strafare, non
ha avuto nulla dalla vita se non sfruttamento e dolore, iniziando dalla madre,
figlia di prostituta e prostituta anch’ella, e cosa poteva fare se non
insegnare “il mestiere” anche alla sua primogenita? Le insicurezze e le paure
di Piera/Rosa si trasformeranno con il tempo in disprezzo verso gli altri, verso
la sorella minore e verso la povertà, scatenando in lei l’accumulo compulsivo
di beni e ricchezze e trasformando il suo lavoro di puttana, sana e discreta,
in un’abitudine, un rifugio, una sicurezza economica ed emotiva.
Da pagina 215:
<< La sua
abitudine al lavoro,
e la paura del
vuoto senza,
la reggono e la
logorano
allo stesso
tempo. >>.
Vi è però qualcosa che
non può avere e che non può fare, cambiare il passato, riavere e crescere suo
figlio, può solo, spiare dal buco del mondo, che nel suo caso sarebbe la città
di Torino, la vita del suo bambino che si fa uomo.
Tutta la storia di
Piera/Rosa è narrata, da Alberto Schiavone, con un movimento leggero della
penna, quasi come una foglia autunnale che plana lenta, molto lenta, sul
terreno umido e fangoso di una vita autolimitata. La scrittura è chiara,
semplice e dettagliata quanto basta, i protagonisti sono essenziali e la
rombante e un po' grigia città di Torino è in sincrono con l’animo della
protagonista.
Un discreto lavoro che ci accarezza dolcemente e che attraversa la vita anche di chi lo legge. L.Ch.
Nella mia scala, da 1 a
5, valutazione gradimento libri, questo testo merita un ottimo 3.
📗📘📙🕮🕮
TRAMA
Dolcissima Abitudine
di Alberto Schiavone
Torino, 2006. Piera, sessantaquattro anni, sta
partecipando al funerale del suo ultimo cliente. Per gran parte della sua vita
Piera Cavallero è stata Rosa, una prostituta. Ha avuto molto. Ha avuto niente.
Ha avuto soldi, tanti, un piccolo impero economico insieme a una sua
emancipazione personale. E ha avuto un figlio, che però non la conosce. Ma Rosa
negli anni non ha mai perso di vista questo figlio. Gli è stata accanto passo
dopo passo senza farglielo sapere. Ora, giunta a fine carriera, sente che è
arrivato il momento di chiudere i conti con il passato. Un passato che
ripercorriamo dai primi anni Cinquanta, quando nella Torino in espansione del
dopoguerra Rosa inizia il mestiere in casa con la madre, che le ha trasmesso la
professione appena adolescente. Seguiamo le sue vicende e la sua caparbia
evoluzione. Gli uomini incontrati, le cadute, la solitudine rotta dai pochi
amici e dai clienti che l’hanno accompagnata. La storia di Rosa, minuscola
eppure incredibile, ispirata a figure e ambienti reali, si mischia con la
storia del Novecento fino ad arrivare ai giorni nostri, insieme alla necessità
spietata di trovare una difficile pace.
Editore:
Guanda (10 gennaio 2019)
Lingua:
Italiano
Copertina
flessibile : 250 pagine - Dimensioni : 22.2 x 2.3 x 14.5 cm
ISBN-10:
8823517206 - ISBN-13: 978-8823517202
CENNI SULLA VITA di:
Alberto Schiavone
Alberto Schiavone è nato a Torino nel 1980,
vive e lavora a Milano. Ha pubblicato i romanzi La libreria dell’armadillo,
Nessuna carezza e, presso Guanda, Ogni spazio felice (vincitore del Premio
Fiesole Narrativa Under 40 e finalista al Premio Stresa).
La
storia di Rosa, minuscola eppure incredibile, ispirata a figure e ambienti
reali, si mischia con la storia del Novecento fino ad arrivare ai giorni
nostri, insieme alla necessità spietata di trovare una difficile pace.
«Indagando profondità e minuzie con asciuttezza sabauda, scandita da dialoghi credibili ed efficaci,
Schiavone fa della sua protagonista Rosa, la figura al centro di uno specchio
del secondo Novecento italiano»
Leonetta Bentivoglio, Robinson
«Dolcissima abitudine ha la forza della storia vera,
dell’ambientazione realistica in un’Italia che dagli anni Cinquanta alla metà
dei Duemila attraversa la storia del Novecento»
Cristina Taglietti
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