LA MISURA
DELL’ UOMO
Mugnano di Napoli (Na)
Desidero partire dal progetto grafico del libro che è stato realizzato da
Rocio Isabel Gonzalez, veramente molto elegante e a tema diretto. Le
riproduzioni, da Fac-Simile, (Riproduzione da Fac-Simile conservato
nella Biblioteca della Stamperia d’Arte Fratelli Alinari, Firenze) di
alcuni progetti di Leonardo da Vinci, sono tutti meravigliosi e
appropriati. Leggendo la trama dalla copertina, il romanzo,
potrebbe sembrare difficile e complicato:
il 1493, Ludovico il Moro, il re di Francia, il Regno di Napoli, e
soprattutto Leonardo da Vinci; una fiction storica può sembrare sempre un po’
pesante come lettura, invece, questo giallo storico è sorprendente. È
attuale e fresco! Dettagliato, mai tedioso, è coinvolgente fin da subito,
divertente ed intrigante.
Mi sono chiesta, dopo pochi capitoli: è più facile scrivere di fantasia,
creando ex novo qualcosa che non esiste per poi espandersi all’infinito, oppure
è più complesso fantasticare su qualcosa che potrebbe essere verosimile,
soprattutto con personaggi, realmente esistiti e potenti nel cuore della gente,
come quelli di questo romanzo? A voi la risposta!
Ho molto apprezzato, all’inizio, la presentazione dei singoli personaggi
divisi per ceto sociale, e soprattutto ho amato la raffigurazione dell’ albero
genealogico degli Sforza Duchi di Milano, (un ripasso di storia non fa mai
male!) e soprattutto la parte sulle amanti; mai sottovalutare le amanti.
Dopo queste due premesse, elenco dei numerosi personaggi e albero
genealogico con amanti e figliastri inclusi, il libro potrebbe sembrare
complicato, ma nella realtà le continue battute tra Beatrice d’Este, Ludovico
il Moro, il duca di d’Orleans, Galeazzo Maria, Cecilia Gallerani di altri e
soprattutto del Maestro Leonardo da Vinci, sono tutte mirate, vivaci e
contemporanee, molto piacevoli da seguire.
Anche se sono personaggi storicamente grandiosi per la nostra Nazione e per
l’ Europa tutta, diciamolo con orgoglio, nel romanzo prendono una dimensione
più vicina a noi, una dimensione meno legata all’ aura storica che li lega alla
mostra memoria; un esempio a pagina 98:
<< … La gente, quando parla, si
scorda del resto del mondo.
Gli si potrebbe cavare un molare e manco se
ne accorgerebbero,
da quanto sono intenti a chiacchierare
degli affari loro.
Tutti gli uomini, tutti.
E se questo signore è un uomo,
allora c’è da qualche parte il modo di
fregarlo.
Anche se si chiama Leonardo da
Vinci.>>.
La vicenda raccontata sembra attuale come se fosse accaduta l’altro ieri e
non in pieno Rinascimento; nell’intreccio sembra simile alla vita dei nostri
giorni: con la decadenza morale in atto e la crisi economica latente.
Viene da chiedermi: sono una questione genetica della razza italiana le crisi?
Che poi sono crisi relative, perché se viste dagli occhi del Leonardo del
romanzo, sono solo confini da superare. Da Pagina 75:
<<O forse perché, confini non ci sono
proprio>>;
oppure pagina 185
<< ... perché quel confine non
esiste>>.
O perché, aggiungerei di mio, gli Italiani, tendono sempre ad andare oltre, all’infinito a superare se stessi. La risposta alla mia domanda arriva molto avanti nel romanzo, messa sulla bocca di Leonardo a pagina 267:
<<Per crescere bene occorre libertà e
tranquillità.
In una parola fiducia.
Ma anche regole e rispetto di esse,
perché altrimenti il forte soverchia il
debole,
o il furbo abbindola il fesso,
e di libertà non v’è più.>>.
Tornando al testo: gli innumerevoli personaggi, tutti di varia importanza,
fin da subito, vengono tracciati in maniera semplice e diretta, si allungano
nel racconto come le dita della mano, ognuno per sé, con spiccate personalità
ma profondamente vincolati tra loro. Ogni personaggio, nonostante tutto, è
unico.
Da notare, infatti, che, più volte, precisamente 4, (pagina
263,264,266,280) Marco Malvaldi ha l’ardire di mettere in bocca al grande
Leonardo da Vinci una frase inquietante:
<<Se tu sarai solo, sarai sempre
tuo.>>.
Fa riflettere! È impossibile non evidenziare, di tanto in tanto, le
incursioni dell’ autore nel racconto. Non solo descrivono, con simpatia, gli
atteggiamenti, a non tutti consoni dell’ epoca rinascimentale, ma servono per
rendere più scorrevole e semplice la lettura. Queste “incursioni a gamba tesa”,
improvvise, sono piacevoli e le situazioni spiegate non sono mai troppe, mai
ridondanti, mai inopportune, anzi sono brillanti, appropriate ed efficaci ma
soprattutto divertenti quando l’autore le confronta con i giorni nostri.
Il thriller vero e proprio, per me, non è così fondamentale. Certo
l’incontro-scontro tra la scienza di Leonardo da Vinci e la superstizione dell’
astrologo di corte, Ambrogio Varese da Rosate - di porpora bardato - sul “come”
viene ucciso Rambaldo Chiti (ex allievo di Leonardo) sono particolari; ma sono
più degne di nota, i “perché” dell’assassinio, un perché tanto caro
all’imponente Ludovico il Moro, rispetto ai mandanti e all’esecutore stesso.
Ciò che spicca, oltre alla genialità di Leonardo da Vinci, è la mente
brillante di Ludovico il Moro, che va oltre l’omicidio, oltre ciò che si vede
con occhi; il mantenere fermo il suo punto di arrivo. Il giallo, il
mistero, l’assassinio da svelare, sono solo lo sfondo, il filo conduttore dell’
opera e che spesso entrano in secondo piano, perché ciò che attira davvero è il
concetto espresso bene a pagina 279:
<< ... è nella crescita e nell’
imparare,
non nella nascita,
che si vede la misura dell’ uomo>>.
L.Ch. Voto
a 1 a 5 libri 📚📚📚📚🕮
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Così spingi a comprare il libro stimolando la curiosità!
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