martedì 4 febbraio 2020

Giuseppe Savorra Il Giudice e il Delinquente

Giuseppe Savorra
Il Giudice e il Delinquente

Recensione – Opinione
di

Mugnano di Napoli
13. dic. 2019


Un punto di vista alquanto originale. 
"La giustificazione dell'essere un delinquente".

Il presupposto di base di questo libro è: 
pagina 122: 
<<Delinquente non si nasce ... ma si diventa>>.

Già questo apre un mondo perché, a mio parere, tutto dipende molto dal come, dal dove e dal quando ma soprattutto dal perché si diventa o si sceglie di diventare un delinquente!
Andiamo con ordine.
Il testo è diviso in tre parti: 

Parte uno: 
Introduzione ... "La legge è uguale per tutti"; per l' autore la risposta è no! 
Un no chiaro e secco, quasi senza appello!

Parte due: 
Prefazione ... In questa prefazione abbiamo la brevissima storia vera e personale dell'autore dove narra della sua ingiusta detenzione.
Non scende nei dettagli, quindi non dà modo di potersi fare un'opinione chiara sulla faccenda, in fondo non conosciamo gli atti, ma come lettrice amo la buona fede ed anche se la vicenda raccontata ha dell' assurdo, non mi stupisco più di tanto. Apprendendo notizie tramite i giornali, TV  e social sulla Giustizia Italiana ci si può aspettare di tutto anche che  l'assurdo possa diventare probabile! 

Parte terza: 
La Storia ... "Delinquente non si nasce ..."; Qui inizia la vicenda, da precisare, prima di cominciare, che alla fine della prefazione, a caratteri cubitali, abbiamo la scritta: 
Ogni riferimento a cose e persone è da ritenersi puramente casuale!
Perché ho voluto ricordare questa scritta? Il motivo è semplice; dopo aver letto la prefazione e le sole prime tre pagine della terza parte un solo pensiero ha avvolto la mia mente: ecco lo sfogo dell' autore contro la magistratura, romanzato ma sempre di sfogo si tratta!

Il racconto "di fantasia" è basato, essenzialmente, sull'effetto negativo che produce un'ingiusta detenzione  su un essere umano. Il punto originalissimo sta nel fatto che l’ autore legittima la successiva delinquenza come conseguenza di  questo effetto negativo.
Un po' come quando un bimbo capriccioso pensa: "tutti credono che io sia cattivo? Allora sono legittimato a comportarmi da cattivo! Facile no! Banalissimo!

Al di là che io sia d'accordo o meno su questa premessa che mi si è presentata leggendo, ritengo affascinante questo punto di vista presentato dell’autore; legittimazione alla delinquenza! E’ pur sempre un’interpretazione della realtà!

Nell'opera ho riscontrato vari luoghi comuni "stile film Gomorra", sull'ascesa di un camorrista e la delinquenza in genere, ma devo essere sincera li ho trovati divertenti nella loro semplicità.

E' originale anche il notare che il protagonista sia fastidiosamente: 
arrogante, stupido, ridicolo, pieno di sé, come diciamo qui a Napoli "è convinto". Non so se l'autore abbia voluto creare di proposito un protagonista così, ma è una versione particolare di un protagonista. 

Notare pagina 49: << ... il nuovo Genny era nato da un errore giudiziario, questa era la mia verità, la spiegazione era da leggere nel fatto che ero stato plasmato negativamente da chi invece avrebbe avuto il dovere di cercare di salvarmi tentando di riportarmi sulla retta via, giudicandomi con equità e creando i presupposti per un mio reinserimento sociale.>>. 

Praticamente se lui è un assassino, delinquente, camorrista e spaccone è solo colpa altrui; nel nostro caso di un giudice, di avvocati incompetenti e di una magistratura che fa acqua da tutte le parti.

Il protagonista viene continuamente, e continuamente credetemi è riduttivo, presentato come una persona intelligentissima, più degli altri, migliore, più degli altri, con capacità intellettive superiori, più degli altri, perché lui "ha studiato"; ed essendo lui persona intelligente, furba e brillante, l'ingiusta detenzione è stato un affronto tale da legittimarlo alla vita criminale. 
(Come se non fosse una scelta precisa!)

Non voglio spoilerare ma vi assicuro che leggere questo romanzo è spassosissimo!
La continua esaltazione dell' intelligenza del protagonista e la sua giustificazione dell' essere  un criminale rasenta il ridicolo, tanto da prendere letteralmente il sopravvento sulle vicende narrate; perché alla fine non interessa più conoscere le  avventure/disavventure criminali di Genny, ma diventa più interessante riuscire a capire fino a che punto l'autore vuole rendere antipatico e grottesco il protagonista! 

Se desiderate divertirvi, e avete una mente aperta a tutto, al di là del titolo, vi assicuro che è un libro tutto da leggere, in poche ore, ma fatelo con spirito allego e consideratelo ... uno sfogo di fantasia!
L.Ch.

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TRAMA
Il Giudice e il Delinquente
di
Giuseppe Savorra

Ripresa da internet e dalla 4° di copertina:

Il mio ultimo libro tratta un argomento sempre attuale … la malagiustizia. Ho cominciato a scriverlo dopo essere stato personalmente vittima di un sistema troppo disuguale, troppo “a libera interpretazione” di fatti poco chiari ma non necessariamente delinquenziali.
Dunque, questo libro nasce dall’interpretazione fantastica di storie di vita vissuta. Dopo aver ascoltato con attenzione quello che raccontavano i miei compagni di cella durante la mia ingiusta detenzione e mixandolo a fatti sentiti nell’adolescenza, molte volte inventati, ne ho fatto un collage che mi ha portato a creare un personaggio di fantasia in linea reale con quello che succedeva in Italia negli anni della trasposizione dell’opera, dove è reale una legge naturale esistente dalla notte dei tempi… pesce grande mangia pesce piccolo, un paese dove purtroppo se non hai santi in paradiso rischi di restare stritolato e dove un delinquente di grosso calibro ha mille probalità di essere stato plasmato proprio dall’ingiustizia che regna sovrana.


Copertina flessibile: 124 pagine
Editore: Youcanprint Self-Publishing (12 luglio 2018)
Collana: Youcanprint Self-Publishing 
Lingua: Italiano
Comprare il libro On – line:  QUI
  

CENNI SULLA VITA
di:
Giuseppe Savorra

Ripresa da internet e dalla 4° di copertina:

A metà degli anni ’50, in un popoloso quartiere di Napoli, nasce Giuseppe Savorra, (07/04/1956) l’Italia era da poco uscita dalla crisi postbellica ed era pronta al boom economico che, di lì a poco l’avrebbe trasformata.
Ancora piccolo d’età ma già predisposto all’arte, infatti, questo lo aveva portato a dipingere paesaggi con i colori ad acquerello che gli aveva regalato il papà e a scrivere i primi versi spronato sempre da lui, dal suo papà che natu-ralmente fu il primo fan.
Durante l’adolescenza cominciò a dipingere le prime tele con i colori a olio, poi dovette fermarsi per far posto alle necessità familiari. Si dedicò anima e corpo al lavoro, ma l’arte era come un fuoco che covava sotto la cenere e ap-pena gli fu possibile riprese con la stessa enfasi che lo aveva caratterizzato fino allora e avendo raggiunto, a quel punto, la maturità per far convivere le due cose, cioè, arte e lavoro, continuò su quella strada.
La prima pubblicazione è stata un’antologia di poesie che sarà lieto condividere con chi lo chiederà.



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