Guillaume
Apollinaire
Le undicimila verghe
Recensione – Opinione
di
Mugnano di Napoli
07.03.2020
Non l’ avesse mai detto ….
Pagina 16:
<< Signorina, non appena vi ho
scorta, folle d’ amore, ho sentito i miei organi
genitali tendersi verso la vostra bellezza sovrana, ritrovandomi più in calore
che se avessi bevuto un bicchiere di Rakì”.>>. … << Pongo le mie ricchezze e il mio amore ai vs. piedi. Se
potessi avervi in un letto, per venti volte di seguito vi proverei il mio
ardore. Che le undicimila vergini o le undicimila verghe mi puniscano se sono
un bugiardo!”.>>.
In undicimila verghe, o gli amori di un Ospodaro, (i nostri sotto-prefetti, per
capirci.)
praticamente ci sta tutto il campionario di un romanzo/viaggio erotico, non
manca quasi nulla.
(Per i deboli di stomaco evitate il
capitolo 3 e 6).
Ménage à
trois, Necrofilia,
Orge, Ipersessualità, Zoofilia, Sodomia, Pedofilia e Pederastia, Onanismo,
Feticismo, Sadomasochismo, Fustigazioni, Lesbismo, Coprofilia, Gerontofilia, Voyeurismo,
Violenza, tanta violenza, sembra de Sade però in maniera, Esasperata,
Sarcastica e Stravagante a tratti Ridicola.Da pagina
9:<< … dove le donne, tutte belle, son pur tutte di coscia leggera
…>>.
Cultura hard popolare europea, praticamente
divertente, o per lo meno io ho trovato questo romanzo appassionante e
spassoso! Tanto ricco di cliché: da pagina
10 << … “Che aria parigina!”. In effetti il principe Vibescu camminava
come a Bucarest si crede che camminino i Parigini, cioè con passetti frettolosi
e sculettando. Che favola!>>,
e situazioni assurde: campi di battaglia, bar/bordelli o in luoghi
occasionali poco adatti alle circostanze erotiche, situazioni fantastiche.
Difatti anche il titolo gioca, l’ho
letto da qualche parte perché il mio francese è pari a zero, con l'assonanza
che esiste nella lingua francese tra il termine verge ("verga")
e vierge ("vergine"), con un rimando alle
leggendarie "undicimila vergini" che avrebbero accompagnato Sant'Orsola al martirio.Ultima
pagina: <<Qui
giace il principe Vibescu unico amante delle undicimila verghe è certo, o
passante, che meglio sarebbe sverginare le undicimila vergini!>>.
Questo romanzo può anche non piacere, può
essere anche giudicato sporco e ridicolo, a me è piaciuto già dal primo
capitolo, dipende molto dalla propria cultura e apertura mentale, di certo,
considerando l’ epoca in cui clandestinamente è stato pubblicato lo si può
definire un apripista alle libertà sessuali di ogni genere! Chi è
eccessivamente moralista e non sa tenere le giuste distanze dagli istinti
sessuali degli uomini si tenga ben lontano da quest’opera sconciamente
divertente!
Da pagina 80: << “ I costumi, lo spirito, le abitudini e i gusti dei due sessi differiscono sempre più. Sarebbe ora di accorgersene e mi sembra necessario, se si vuole dominare sulla terra, tener conto di questa legge naturale che ben presto finirà con l’ imporsi”.>>.
Da pagina 80: << “ I costumi, lo spirito, le abitudini e i gusti dei due sessi differiscono sempre più. Sarebbe ora di accorgersene e mi sembra necessario, se si vuole dominare sulla terra, tener conto di questa legge naturale che ben presto finirà con l’ imporsi”.>>.
L.Ch.
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TRAMA
Le
undicimila verghe
di
Guillaume
Apollinaire
Ripresa da internet
e/o dalla 4° di copertina:
Scritto da uno dei massimi poeti francesi del Novecento,
Guillaume Apollinaire, e pubblicato clandestinamente nel 1906, il romanzo è la
storia scatenata di un "viaggio erotico" di un principe rumeno da
Bucarest a Parigi, poi in tutta Europa e infine a Port Arthur in Cina.
Il vagabondaggio
del protagonista è puntellato da scene estremamente crude, in cui trovano modo
di essere rappresentate preferenze di ogni tipo: saffiche, sadomaso,
feticiste... Un grande libro erotico della prima metà del Novecento che è anche
una voluta parodia dei romanzi erotici popolari dell'epoca, sempre ambientati
su treni, a bordo di transatlantici, in esclusive località climatiche e che
avevano per protagonisti principi, conti e nobili russi. Certamente scandaloso
per l'efferatezza delle scene descritte, dove non è certo difficile scorgere
l'influenza della letteratura libertina settecentesca, con de Sade in testa -
grande maestro nascosto della letteratura popolare europea fino al decadentismo
-, questo libro resta a buon diritto uno dei più importanti della letteratura
erotica mondiale. Primi del Novecento. La
ricerca sfrenata del piacere conduce il principe Mony Vibescu, hospodar ereditario
di Romania, da Bucarest a Parigi. Qui conosce Alexine e Culculine, con le quali
intrattiene inizialmente un ménage à trois, poi allargato a più
persone, ovvero chiunque capiti loro, per esempio: un cocchiere, una guardia,
una coppia di scassinatori. Uno di questi, il ladro Cornaboeux, promosso dal
principe al rango di cameriere personale, accompagna Mony nel suo ritorno a
Bucarest, dove è stato richiamato per raccogliere l'eredità del suo intimo
amico il viceconsole di Serbia. Durante il viaggio i due si rendono
protagonisti di orge e omicidi sull'Orient
Express. Giunti a Bucarest e ritirata l'eredità del viceconsole,
Mony e il suo compare vengono invitati ad una riunione segreta di congiurati
che si prefiggono di assassinare il re di Serbia Alessandro I Obrenović per sostituirlo
con Pietro Karađorđević. Mony e Cornaboeux
partecipano volentieri all'orgia che si svolge durante questa seduta segreta,
ma non attivamente all'attentato. In seguito scoppia la guerra russo-giapponese e il principe
Vibescu viene arruolato come tenente nell'armata del generale russo Kuropatkin.
Mony viene fatto prigioniero durante l'assedio di Port Arthur e condannato a
morte mediante fustigazione. Da qui il titolo dell'opera:
il condannato dovrà infatti ricevere una vergata da ogni uomo appartenente
all'armata giapponese di stanza a Port Arthur, che conta undicimila unità (come
lui stesso aveva profetizzato, che avrebbe dovuto deflorare le undicimila
vergini o finire sotto le undicimila verghe). Prima dell'esecuzione gli viene
concesso di deflorare una ragazzina rumena di dodici anni - una prigioniera di
guerra che ha offerto la sua verginità a un compatriota condannato a morte -
cui Mony, non avendo più nulla da perdere, dopo aver avuto con lei dei rapporti
sessuali, cava gli occhi prima di strangolarla. Al duemillesimo colpo di verga
Mony spira dissanguato. Dopo undicimila colpi, del principe non rimane altro
che un ammasso informe simile a carne da salsiccia, salvo la testa che i giapponesi,
per rispetto, lasciano intonsa. In suo onore, gli amici e compagni di avventure
erotiche Cornaboeux, Culculine e Alexine fanno erigere un monumento funebre
equestre marmoreo. Le due donne si concedono a un giornalista francese
prigioniero che compone un epitaffio e in seguito ai giapponesi che consentono
loro l'erezione della statua sul terreno della Manciuria;
Vibescu diventa una sorta di eroe leggendario per i cinesi manciù. Il
principe Mony Vibescu è ritratto come un eroe e protettore delle arti, a
cavallo e in diversi medaglioni sul basamento: <<ma se, curioso di
informarsi con più esattezza, il viaggiatore si avvicina alla statua, rimane a
lungo perplesso dopo aver letto i versi che sono incisi sullo zoccolo:
<<qui giace il principe Vibescu unico amante delle undicimila verghe
è certo, o passante, che meglio sarebbe sverginare le undicimila
vergini!>>
Prima pubblicazione: 1907
Autore: Guillaume Apollinaire
Titolo originale: Les
Onze Mille Verges ou les amours d'un Hospodar
Generi: Letteratura Erotica Romanzo Narrativa
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CENNI SULLA VITA
di:
Guillaume
Apollinaire
Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
Guillaume Apollinaire (IPA: [gi'jom
apɔli'nɛʁ]), pseudonimo di Wilhelm
Albert Włodzimierz Apollinaris de Wąż-Kostrowicki (Roma, 26 agosto 1880 – Parigi, 9 novembre 1918) è stato un poeta, scrittore, critico d'arte e drammaturgo francese. Nacque
a Roma il
26 agosto del 1880, figlio naturale di Francesco
Flugi d'Aspermont, un
ufficiale svizzero originario
del Cantone dei Grigioni, che non lo riconobbe
mai, e di Angelika de Wąż-Kostrowicki, una nobildonna polacca. Si
trasferì con la madre in Francia giovanissimo.
Apollinaire ebbe un'adolescenza instabile e
disordinata, trascorsa tra vaste letture e numerosi viaggi, ma con studi non regolari.
Conobbe e frequentò artisti d'avanguardia a Parigi,
tra i quali anche i poeti Giuseppe Ungaretti e Max
Jacob e il pittore Pablo
Picasso. Partecipò alle discussioni sul cubismo in gestazione e,
nel 1913, scrisse un saggio su questa scuola artistica. Allo scoppio
della prima guerra mondiale, scelse di arruolarsi
come volontario, definendo la guerra "un grand spectacle", ma nel
1916 venne ferito a una tempia e subì un complesso intervento chirurgico.
L'interesse per il moderno lo portò a sostenere anche il futurismo di Filippo Tommaso Marinetti e
la pittura metafisica di Giorgio de Chirico. Ritratto di Apollinaire
poco dopo la ferita alla testa, 1916. Dato
il suo carattere estroso ed irrequieto, fu sospettato di essere l'autore del
furto del dipinto della Gioconda avvenuto
il 20 agosto del 1911 al Museo
del Louvre; in seguito a tali sospetti (di cui fu gravato
anche Pablo Picasso), fu arrestato ed
incarcerato, salvo poi risultare del tutto estraneo ai fatti ed in seguito
rilasciato. Del furto risultò poi essere autore un dipendente del Louvre, Vincenzo
Peruggia, il quale voleva "restituirlo all'Italia". Il 1910 inaugurò
la vita letteraria del trentenne Guillaume (anche se il primo romanzo risale
al 1900,
seguito nel 1907 dal romanzo libertino-sadomasochistico-grottesco Le undicimila verghe) con i sedici racconti
fantastici intitolati L'eresiarca & C., mentre nel 1911 pubblicò
le poesie di Bestiario o corteggio di Orfeo e nel 1913 Alcools,
raccolta delle migliori poesie composte fra il 1898 e
il 1912. Filmato
di Guillaume Apollinaire (a sinistra) e André Rouveyre,
1914. Quest'opera rinnovò profondamente
la letteratura francese, ebbe un'influenza sulla poesia italiana del Novecento
ed è oggi considerata il capolavoro di Apollinaire insieme
con Calligrammes (1918), che sono dei veri e propri
componimenti scritti appositamente per formare un disegno che rappresenta il
soggetto della poesia stessa. Per quanto
riguarda la prosa si possono ricordare: Il poeta assassinato (1916),
raccolta di novelle e racconti che si
articolano tra l'epico e l'autobiografico, ispirati alle esperienze sul fronte
francese della Grande Guerra, dove combatté col grado
di sottotenente e venne ferito alla
testa, dovendo subire un intervento di trapanazione del cranio; e il dramma Les mammelles de Tirésias (rappresentato
nel 1917),
nell'introduzione del quale per la prima volta compare la definizione
di dramma surrealista. Indebolito dall'operazione chirurgica subita due anni prima, si
ammalò di "congestione polmonare"; nello stesso periodo conobbe
Jacqueline Kolb, che sposò nel mese di luglio. A
novembre si ammalò di influenza spagnola; venne trovato in stato
d'incoscienza, e probabilmente già morto, il 9 novembre 1918 nel suo
attico parigino, dall'amico Giuseppe Ungaretti che era venuto a
comunicargli la vittoria dell'Intesa;
accanto c'era la moglie che lo vegliava disperata. Ricoverato nuovamente
all'ospedale italiano di Parigi, venne subito dichiarato morto dai medici. Fu
sepolto nel cimitero di Père-Lachaise,
nella stessa città.
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