I tacchini non ringraziano
Recensione - Opinione
di
Luigia Chianese
Mugnano
di Napoli
Addì:
Lunedì 26 nov. 2018
(Libro
arrivato, letto e recensito
in un paio d’ ore)
Inizio questa mia
Recensione – Opinione con una frase all’ interno della prima delle tre note poste alla fine dei 12 racconti;
pagina 178 - 179: <<La tragedia però, aveva cominciato a mostrare la sua
faccia qualche tempo prima. Quando dei bambini, sempre di città, avevano
compreso, in un elenco di pesci, anche il “pesce-bastoncino”. Il bastoncino
Findus naturalmente.>>. Al primo colpo i pesci bastoncino e le quattro zampe
dei polli fanno sorridere ma è una vera tragedia. Una tragedia fatta di cultura
scolastica, di vita sbagliata e troppo legata ai mass media, ed ai libri,
troppo staccata dalla realtà. Povere generazioni future; già non vedranno più le tante bellezze della natura e tanti animali, ma non sapranno, forse, mai la
verità. Il resto del testo, adatto agli adulti è assolutamente consigliato ai
bambini come narrazione e stimolo; è di tono stupefacente. E’ un libro di
“memorie di vita vissuta” anche questo, come di altri di A. Camilleri, e
riporta ad una vita campestre e un mondo più rurale, che si può ancora vivere
ma che solo in pochi, oggi, hanno il lusso di vivere con naturalezza e
spensieratezza e non come gita fuori porta una volta l’ anno. I 12 racconti e
le note, sono tutti intensi e piacevoli ma io ho apprezzato molto due racconti: il primo a pagina 5: “Il lepro che ci beffò”;
il finale mi ha regalato sorriso, gioia, amore e speranza. E il sesto
racconto: a pagina 69: “Due incontri allo zoo”; essere <<superbamente cancellati dal suo
orizzonte.>> da una bellissima e maestosa tigre, dopo un’appassionata, sincera e
vibrante dichiarazione d'amore è uno
smacco amoroso che A. Camilleri affronta in maniera “dignitosa e rassegnata”, nonostante:
<<Sentii la terra aprirsi sotto ai miei piedi.>>.
Per quando
concerne i disegni: Non è il tipo di arte che a me piace, ma considerando la
natura del libro, posso dire che sono opere ben intonate al contesto, ai
racconti. Confesso, però, la mia ignoranza sull’ artista, di fama internazionale,
Paolo Canevari.
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Andrea Camilleri – Paolo
Canevari
I tacchini non ringraziano
Trama
Ripresa
dalla copertina del libro: Lo zoo personale di Andrea Camilleri è fatto di animali e di
storie che entreranno nella nostra vita per sempre. Sono ritratti en plein air:
impossibile leggerli e vederli senza sentire dentro qualcosa di fortissimo,
perché sono pieni di affetto, confondono il confine tra la coscienza umana e
quella degli animali e sono sempre a favore di questi ultimi, nel senso di
un’armonia della vita solo nel rispetto di tutte le specie viventi. Cani,
gatti, cardellini, ma anche volpi, serpenti e tigri sono descritti come
portatori di uno spirito ricco di amore e di intelligenza, molto più complesso
e profondo di quanto pensiamo: una ‘magaria’ inesauribile. Ciascuno di loro
sembra comprendere la logica degli uomini, che di volta in volta sfrutta a suo
favore o prova a sconfiggere con varie strategie, sempre vincenti: dalla
dignità dei tacchini al canto riconoscente di un cardellino, dall’astuzia di un
lepro alla commovente compostezza di un gatto innamorato, dalla mite bellezza
di una capra alla puntualità discreta di un serpente. Allo stesso tempo Camilleri
ci ricorda che forse il mondo è diventato troppo brutto perché la bellezza
degli animali abbia diritto a esistere. Ogni storia ci lascia con la
consapevolezza dolce amara di tutto quello che rischiamo di perdere, ma anche
con la quieta fiducia che sia ancora possibile un mondo in cui convivere e
rispettarsi, con l’ausilio di un po’ di buon senso e di umorismo, un mondo meno
prepotente e più meritevole di bellezza. Quella che Paolo Canevari con la
grazia e la leggerezza dei suoi animali ha fissato sulla carta, anche lui, per
sempre.
Andrea Camilleri – Vita
Ripresa
per la maggior parte da Wikipedia: Andrea Camilleri nasce il 6 settembre del 1925 a Porto Empedocle (AG), figlio unico di
Carmelina Fragapane e di Giuseppe Camilleri, ispettore delle compagnie portuali
che partecipò alla marcia su Roma. Vive a Roma dalla fine
degli anni quaranta e dal 1968 trascorre
alcuni mesi l'anno a Bagnolo, frazione di Santa Fiora nel territorio del Monte Amiata in Toscana. Dal 26
settembre 2014 è cittadino
onorario del borgo toscano, da lui descritto come suo "luogo del
cuore"; il 14 agosto 2017 gli viene
intitolato il Teatro Comunale del paese grossetano.
Dal 1939 al 1943, dopo una breve
esperienza in collegio
vescovile (fu espulso perché lanciò delle uova contro un
crocifisso), studia al Liceo Classico
"Empedocle" di Agrigento dove nel 1993 otterrà la maturità senza fare esami, poiché, a causa
dei bombardamenti e in previsione dell'imminente sbarco in Sicilia delle forze
alleate, le autorità scolastiche decisero di chiudere le scuole e di
considerare valido il secondo scrutinio trimestrale. A giugno dello stesso anno comincia, come
ricorda lo scrittore, «una sorta di mezzo periplo della Sicilia
a piedi o su camion tedeschi e italiani sotto un continuo mitragliamento per
cui bisognava gettarsi a terra, sporcarsi di polvere, di sangue, di paure.» Tra
il 1946 e il 1947 vive a Enna, in due misere
stanzette prive di riscaldamento, e casualmente, dapprima attirato dal tepore,
comincia a frequentare con assiduità la Biblioteca Comunale diretta
dall'avvocato Fontanazza. Diventato suo amico questi gli fa conoscere gli
scritti originali di due celebrità letterarie locali: Nino Savarese e Francesco Lanza. Diventa anche
amico di Franco Cannarozzo, che poi divenne un famoso scrittore di romanzi di
fantascienza con lo pseudonimo di Franco Enna. Camilleri ricorda che il periodo ennese lo indusse a
partecipare a certamen letterari, e fu proprio nel 1947, durante il suo periodo ennese, che vinse il Premio
Firenze con alcune sue poesie. Camilleri, nel documentario RAI "Il luogo e
la memoria" (da lui scritto e letto) attesta il debito letterario verso Enna:
«...Ed io, proprio in quelle due stanzette, credo di essermi formato come
scrittore.»
Paolo Canevari – Vita
Ripresa per la maggior parte da Wikipedia: Paolo Canevari, è
uno degli artisti della sua generazione famosi a livello internazionale, noto
per l'utilizzo di differenti materiali e media quali animazione,
disegno, video, scultura e installazioni. L'artista presenta simboli o luoghi comuni facilmente
riconoscibili, al fine di commentare concetti quali la religione, i miti urbani della felicità o i grandi principi alla base della creazione e
della distruzione.
Partendo come
scultore, l'artista tratta la sua opera come un modo per convertire lo stato passivo
della mente in atto energetico, creativo. L'adozione del medium video è associata al
desiderio di generare immagini che siano sì effimere ma anche di grande impatto visivo. Le sue recenti
opere video possono essere viste come una forma di scultura effimera che
rifiuta la retorica dei monumenti eterni. Il lavoro di Canevari è legato alla
riflessione sull'impermanenza nell'arte, sul significato della scultura e su
come questa si metta in relazione con il contesto sociale contemporaneo. Fin
dai primi anni Novanta, l'artista adotta come materiale d'elezione la gomma
delle camere d'aria e degli pneumatici e il colore nero, sviluppando un
linguaggio personale teso alla rivisitazione del quotidiano e agli aspetti più
intimi della memoria dove si sovrappongono simboli, icone, cultura pop,
rappresentazione storica e coscienza politica. La sua opera appare come tra le
attuali sintesi delle espressioni linguistiche maturate dagli anni Sessanta in
poi e non conosce confini di genere spaziando dal disegno al video,
dall'installazione alla performance.I materiali primari e semplici che
compongono i suoi lavori, sono messi in rapporto con il concetto di
rappresentazione e fungono da "chiavi" che permettono infinite
possibilità di lettura. Allo stesso tempo, testimoniano la continua metamorfosi
della materia la cui instabilità è sinonimo di apertura a diverse
interpretazioni. Dal 2011 Paolo Canevari inizia con la serie di opere
“Monumenti alla Memoria” una ricerca basata sui linguaggi tradizionali della
pittura, del disegno e della scultura. Attraverso declinazioni tecnico
linguistiche l'artista indaga l'assenza, aspetti personali, intimi e interiori
in rapporto all'opera d'arte e al suo significato universale. Pur afferendo
alla riconoscibilità di forme e dimensioni di un patrimonio artistico e
culturale condiviso, l'artista pone l'accento sull'assenza, sul potere
dell'immaginazione individuale, sul concetto di identità, sconnessa dal
dilagante bisogno di un riconoscimento sociale e infine sulla necessità di
costruire una propria iconografia, non condizionata dai continui stimoli visivi
del sistema dei consumi.
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