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E che possiamo dire, nel 2019 sappiamo tutti benissimo che i comunisti da Togliatti a Tito, da Stalin ai dittatori comunisti nel mondo e alla Cina comunista hanno loro da soli commesso quasi più atrocità, nefandezze e vendette, del fascismo e al nazismo messi insieme.
E sapete perché? Per un motivo banalissimo che troviamo spiegato al Capitolo 13 – Il carnefice degli Ebrei; pagina 98: <<L’umanità ha sempre bisogno di un nemico...>>.
Penso che si possono avere tutte le ragioni e le verità del mondo, ma quando il vincitore, nel giusto o sbagliato che sia, scatena la propria vendetta infame, atroce e sanguinaria, sul vinto già martoriato, cancellando ogni forma di pietas umana, allora anche il vincitore ha perso.
E Non vi è gloria in tale vittoria.
Come si capisce bene nel Capitolo 12 - Stupri in Ciociaria: possiamo facilmente intuire che: quando ad un errore si somma un altro errore inizia la barbarie e l’unico risultato reale è il disastro completo, il male assoluto e il disonore eterno. Ma la storia e quasi sempre scritta dai vincitori e i vincitori nascondono le verità scomode o le deridono per camuffarle; vedi un esempio nel Capitolo 29 – Mele e cadaveri.
Moralmente parlando penso che sia tra i vinti che tra i vincitori vi sia una grande colpa: l’indifferenza dei molti; lo assaporiamo nel Capitolo 14 - Il sacrificio.
Questo perché, come spiega bene l’ autore nel Capitolo 7 - Radio Londra; pagina 54: <<Tutti gli esseri umani hanno un lato oscuro della loro vita che non rivelano a nessuno>>.
Nel Capitolo 17 – Guai ai vinti, per capirci, ci viene mostrato un Togliatti che piega gli ideali, anche più nobili, alla sua sete di potere e di comando.
Alla fine, però, ciò che ci può far capire questo saggio, politicamente parlando, è ben espresso nel racconto del Capitolo 11 – Il Disertore: che ci fa intendere che trovarsi dalla parte giusta o sbagliata della storia dipende da una sola cosa: la propria coscienza.
Tocchiamo, però, un altro aspetto del saggio di Panza, ovvero l’ aspetto più leggero.
L’ autore nell’ introduzione, A chi legge: si pone una domanda bella netta a pagina 6: <<Sono riuscito a tenere insieme il vero, il verosimile e il romanzesco?... >>.
Per quanto mi riguarda la risposta è sì!
Il vero: sono i fatti storici realmente accaduti. Dall’ armistizio, all’ arrivo degli Americani e poi degli Inglesi, alle Rapate/Tosature, le Marrocchinate, le Votazioni etc. etc. ...
Insomma i fatti storici così come li abbiamo dovuti studiare dalle elementari all’università.
Il verosimile: sono le sotto storie narrate nel racconto principale; dove realtà e fantasia si intrecciano a meraviglia.
Come nel Capitolo 3 – Tante guerre: dove la protagonista, Tere, attraversa gli avvenimenti inseguendo solo il suo unico e grande sogno: fare la maestra.
Oppure i Capitoli più divertenti: il 5° - Lo sciopero del letto e il 6° - Andare in bianco: dove ci ritroviamo immersi nello scontro frontale della ragione vs il corpo; il corpo inteso come fonte di piacere.
Ci sono poi, tra i verosimili, i capitoli dolorosi; le storie di chiunque.
Capitolo 10, intitolato, Ottobre del ’44 a Gorla: in questo capitolo si notano come le decisioni difficili raggiungono proprio tutti.
Oppure il Capitolo 16 – Morte e cattura: una storia che sarà capitata, con ogni probabilità, a qualcuno nella realtà. Dove la morte prematura è una reale possibilità e per chi rimane la vita continua a scorrere inesorabilmente.
Ed ancora nel Capitolo 23 - Vincere non basta: che l’ autore ci mette di fronte all’ evidenza più nera; la povertà rende tutti uguali vinti e vincitori.
Per finire la parte dedicata al verosimile, il Capitolo 28 – Diciotto aprile: dove anche l’amore si piega alla necessità.
La parte divertente, se così vogliamo presentarla, la troviamo, invece, nel terzo aspetto quello romanzesco.
Teresa Bianchini, detta Tere, maestra repubblichina, personaggio principale è inventato di sana pianta ma potrebbe essere la storia di una maestra qualsiasi di Casale Monferrato.
La sua descrizione nel Capitolo 1 – La rapatura e nel Capitolo 2 - La mia infanzia: è essenziale e precisa, sia del corpo che del carattere, ed anche dei gusti sessuali ed, ovviamente, della sua posizione politica.
Pur essendo lei il personaggio principale tutte le altre donne della storia non saranno da meno iniziando dal Capitolo 4 – La zia Edwige: donna con le palle, con le sue sicurezze e le sue paure; una maestra alternativa, bisex e birbante, soprattutto“porcacciona” ma che a pagina 31 dice, alla nipote Tere, la cosa più indiscutibile del mondo:<<La fessura è roba tua e hai il diritto di farne ciò che vuoi>>. Questa verità sulla “fessura” sarà l’ arma di molte donne che hanno attraversato la guerra.
Ad esempio nel Capitolo 26 – Irma la rossa: lei sarà la vera eroina del “sesso da guerra”. Sono da notare nel testo la quantità di omosessuali, di lesbiche e bisex presenti su tutti i fronti: Italiani e stranieri senza differenze di colore di pelle, colore politico, credo religioso o estrazione sociale;
Un esempio su tutti è nel Capitolo 24 – Una città in calore: dove, se tutto ciò che si ha è il proprio corpo, lo si utilizza anche con immenso piacere.
Oppure il Capitolo 21 – L’ immoralità: dove ciò che era giudicato immorale si trasforma in virtù all’esigenza.
E per finire, ma non proprio, il Capitolo 19 – Lo strano squadrista: dove anche “le riabilitazioni” possono essere divertenti quando il sesso diventa il protagonista.
Non possono mancare in questo saggio le storie d’amore; nel Capitolo 8 - Estate di bombe: L’ amore nasce in un rifugio antiaereo.
O nel Capitolo 9 – Il medico paziente: che vede la vita e l’ amore nel corpo fresco di una giovane, qualcosa da succhiare per tenersi vivo.
Da non dimenticare la storia d’ amore del Capitolo 15 – Il sergente dei marò: una storia che ci fa capire che l’amore in guerra è principalmente speranza.
Ma i capitoli, secondo me, che si apprezzano di più sono quelli dedicati a ciò che io chiamo “le rivincite”; Capitolo 18 – La pettinatrice spia: davanti alle verità scomode si diventa molto molto indulgenti!
Capitolo 22 – Gli scolari della Baffalo: quando il detto prendi l’arte e mettila da parte diventa vero ed il vinto si trova a dovere insegnare al vincitore diventa una soddisfazione senza paragoni.
Ed il Capitolo 25 – La signora Giuditta: La fortuna gira e a consegnarla è proprio una vittima alla “pseudo carnefice”.
E si giunge al finale, che non è bello ma neppure brutto, e se devo essere sincera neppure scontato.
Certo lascia l’amaro in bocca nel Capitolo 27 - Il rebus del dopoguerra: scoprire che davanti alla volontà di realizzare i propri sogni anche gli ideali cadono senza pudore.
Nel capitolo ultimo, infatti, il 30 – Abbasso la Dc: l’ideale ritorna un po' ad affacciarsi ma come piccola forma di protesta attraverso il non votare; ma è tutto ovattato nella favola del ... ciò che è bene finisce bene.
Memorie di una Ragazza Fascista
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