martedì 12 ottobre 2021

Barbara Perna - Annabella Abbondante La Verità non è una Chimera

BARBARA PERNA

Annabella Abbondante

La Verità non è una Chimera


 

Mugnano di Napoli (Na) – 04.10.2021 

Testo estremamente piacevole e soprattutto spassoso! Si narrano le giornate, o meglio le avventure e disavventure della perennemente a dieta, cannoli permettendo, Annabella Abbondante, Giudice Civile nel Tribunale di Pianveggio, e di tutti coloro che la circondano: dal fidato cancelliere Paolo, detto Dolly, questo preziosissimo personaggio è ispirato, a quanto si leggerà nei ringraziamenti, ad un vero cancelliere, agli altri personaggi che ruotano intorno ad Annabella e che sono gli amici di sempre: il Barista Siciliano Michele, il Commissario Nicola Carnelutti, la Giornalista Alice “Ginger” Villani di Altamura, il simpaticissimo Penalista Sergio Massi delle Case che è sempre in perenne contrasto con la nostra protagonista, la sorella di Annabella, Fortuna, e tanti altri. In questo libro la vita di Annabella Abbondante, o meglio le sue dipendenze, Caffeina, Cannoli e principalmente il suo vizietto d’impicciarsi delle indagini altrui, perché amante di gialli e thriller, diventa, secondo me, più interessante dell’intrigo del delitto.

Chi sia il deus ex machina del giallo lo si comprende facilmente anche se l’autrice, Barbara Perna, è bravissima a distillare goccia a goccia gli indizi in questo suo primo romanzo; il racconto è comunque soddisfacente perché essendo, con ogni probabilità, l’inizio di un sequel, presentare al meglio i personaggi e conquistare il lettore è quasi un obbligo; e mi ha conquistata!
Ciò che mi colpisce di più è “la penna appassionata” di questa nuova autrice, Barbara Perna, Napoletana e Giudice Civile, come la protagonista del racconto; una penna precisa e divertente, mai ridondante, piacevole da seguire che sa essere incisiva nei momenti più forti della narrazione e delicata, ma non troppo, come la crema di un cannolo, nei momenti più ludici. I risvolti della vita delle persone che letteralmente accerchiano Annabella sono ben studiati mai scontati o eccessivi, soprattutto se si pensa ad Annabella e al Capitano Gualtieri, e giudico veramente deliziosa la seconda entrata in scesa di Lorenzo di Salvo. Nel complesso posso affermare che sono rimasta deliziosamente colpita e divertita da questo giallo d’esordio e aspetto ansiosamente il seguito, sperando che ci sia, anche perché vorrei proprio scoprire come andrà a finire con il numero 24. Luigia Chianese

Nella mia scala, da 1 a 5, gradimento libro, questo testo, merita un 3 Libri. 📚📚📚🕮🕮 #LuigiaBooksBlogger #Blog #LibriEOpinioni 

 

TRAMA

Annabella Abbondante

La Verità non è una Chimera

di Barbara Perna

Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
Tutti al tribunale di Pianveggio sanno che non si scherza sul pranzo, perché il giudice Annabella Abbondante ha un debole per la buona cucina ma è perennemente a dieta. Forse per colpa dei deliziosi cannoli della Palermitana, il bar in cui incontra ogni sera i suoi amici: il commissario Nicola Carnelutti e la giornalista Alice “ginger” Villani di Altamura. Abbondante sì, di nome e di fatto, una florida taglia 48 e una massa di capelli ricci e ribelli che le cadono sulle spalle, ma lo è soprattutto di cuore: sempre dalla parte dei più bisognosi e con il sorriso sulle labbra, nonostante le estenuanti udienze e le interminabili pile di fascicoli. Quando l’avvocato Matilde Santangelo si rivolge a lei per la scomparsa del fratello dalla clinica psichiatrica in cui era ricoverato, Annabella che ha una passione sfrenata per i gialli, non può fare a meno di impicciarsi. Negli stessi giorni, poi, un immobile che lei aveva messo all’asta viene incendiato con tanto di ritrovamento di resti umani: per il giudice e il fido cancelliere Paolo, detto Dolly, la ricostruzione del PM fa acqua da tutte le parti e scoprire la verità diventa un imperativo morale. Tanto più che il giudice Abbondante non accetta mai un no come risposta.
Tra l’ennesimo appuntamento al buio, organizzato da sua sorella Fortuna – il numero 24 negli ultimi quindici anni – aste fallimentari e udienze oceaniche, Annabella vi conquisterà con la sua energia, la sua passione e il suo grande carisma.
«Di cognome faccio Abbondante. E non posso negare che mi rappresenti piuttosto bene. Di nome faccio Annabella, attaccato e senza virgole, mi raccomando. Mi chiamo Annabella Abbondante, esatto. Ma non basta. Mi chiamo Annabella Abbondante, porto la taglia quarantotto e sono sempre a dieta. Sì, lo so. Assurdo. In un certo senso mi sento una predestinata. Con questo nome, direte voi, si capisce il motivo per cui a sedici anni avevo pensato di fare l'attrice comica. Perché invece, alla fine, io abbia scelto di fare il magistrato si capisce meno. Insomma, adesso presto servizio a Pianveggio, provincia di Lucca e faccio il giudice civile. Non sono sposata, non ho figli e sono felice così. E poi che dire? Ho tre dipendenze gravi da cui non riesco a liberarmi. La caffeina, i cannoli e la verità. So che tutte e tre possono farmi male. Ma proprio non riesco a farne a meno.»

 

CENNI SULLA VITA di:

Barbara Perna 

Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
Barbara Perna è nata a Napoli Ha 51 anni, è felicemente sposata, e ha due figlie di 15 e 18 anni. È giudice civile dal 1999. Ha lavorato presso i tribunali di Lagonegro, Santa Maria Capua Vetere e Montepulciano. Attualmente è in servizio presso la sezione fallimentare del Tribunale di Roma.
È entrata con il DM 12.7.99. La sua prima destinazione è stata presso il piccolo Tribunale di Lagonegro, in sezione promiscua. Ha svolto soprattutto funzioni di giudice civile e giudice dell’esecuzione. È stata, poi, a Santa Maria Capua Vetere, dove ha fatto solo il GE. Qui ha avuto la sua esperienza professionale più intensa è legata al periodo che Lei definisce “in trincea”, quando svolgeva le funzioni di GE a Santa Maria Capua Vetere, nella terra di “Gomorra”. Con i colleghi ed i cancellieri ma anche con i professionisti delegati, i custodi e gli esperti stimatori si creò un affiatamento e un’intesa irripetibile. Il gruppo di lavoro si compattò moltissimo, forse anche a causa dell’ostilità dell’ambiente in cui eravamo chiamati ad operare, ostilità tradottasi i molteplici atti intimidatori, tra cui anche minacce di morte rivolte anche alla sua persona, che l’ hanno portata a lavorare sotto scorta per oltre un anno. Nel 2010 è stata trasferita a Montepulciano, dove ha ripreso la sua vita da giudice “tuttofare”. Ed è lì che è nata l’ispirazione per il suo romanzo Annabella Abbondante. Da quando è stata trasferita a Roma ho fatto il Ge per i primi anni per poi lavorare alla sezione fallimentare. . Il suo motto come magistrato è “Ascoltare, comprendere, immedesimarsi”.  Il suo motto come scrittrice lo prende in prestitoo da Italo Calvino: “Leggerezza non è superficialità”. Annabella Abbondante, La Verità non è una Chimera, è il suo romanzo d’esordio, con L’ Essenziale è Invisibile agli Occhi è il seguito.

Editore: Giunti Editore (15 settembre 2021)
Lingua‏: Italiano
Copertina flessibile: 372 pagine 



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martedì 5 ottobre 2021

Paula Hawkins - Un Fuoco Che Brucia Lento

Paula Hawkins

Un Fuoco Che Brucia Lento


Recensione - Opinione di

Luigia Chianese Books Review Blogger

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Mugnano di Napoli (Na) 16.09.2021

 

Deludente! Questo romanzo non è stato all’altezza delle aspettative o della trama letta sulla quarta di copertina!

La scrittura è buona scorrevole e semplice è un libro scritto proprio per “la massa” ma la vicenda narrata è piatta, direi arronzata soprattutto nel finale; una storia tra presente e passato che non ha mordente. Sembra la sceneggiatura di un film trasformato o adattato a romanzo thriller. Abbiate pazienza ma io amo quando succede l’opposto.

I personaggi, prevalentemente femminili, non sono credibili e non destano simpatia  e neppure empatia e questo, dal mio modo di vedere, è grave, perché un lettore appoggia sempre qualche personaggio cattivo o buono che sia, nel senso che fa il tifo per qualcuno o spera per qualcuno diventando, il lettore stesso, una parte invisibile della storia. 

Insopportabile la figura dell’anziana Irene, un’improvvisata e tenera Sherlock Holmes in gonnella, imprudente, impulsiva e soprattutto impicciona.

Insopportabile la figura di Laura una ragazza al limite dell’ inutile nella storia, un personaggio che dovrebbe fare da collante nella vicenda ma che è solo un a zeppa sotto un tavolo traballante, per giunta  anche un personaggio irritante e la scusa del trauma infantile non regge al gioco.

Insopportabile la figura di Carla, indecisa se perdonare o non perdonare e indecisa su come vivere; l’inconsolabile iper coccolata, iper giustificata dal patetico marito Theo.

L’unica figura che invece poteva dare corpo, sostanza e suspense all’intera storia è Miriam, ma l’autrice ha scelto di tenerla sullo sfondo non valorizzandola adeguatamente.

Tutti i personaggi, per me, sono vittime dell’autrice perché non sono stati ben elaborati.

Il finale, quasi doppio, è striminzito e sono lasciate cadere nel vuoto le parti più thriller del racconto ovvero le vendette di Miriam.

Una cosa bella però esiste in questo libro ed è il disegno della mappa – cartina che troviamo all’inizio della storia che ci mostra le strade i luoghi dove si snoda la vicenda. L. Ch.

Sconsigliato: Il mio voto in libri da 1 a 5 è: 📚📚🕮🕮🕮  giusto perché non riesco a mettere 1. L.Ch. 


TRAMA

Un Fuoco Che Brucia Lento

di Paula Hawkins

Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:

Londra, Regent's Canal. Quando su una casa galleggiante viene ritrovato il corpo senza vita di un giovane uomo, brutalmente assassinato, il cerchio dei sospetti si stringe intorno a tre donne. Laura: la ragazza con cui Daniel Sutherland, la vittima, ha trascorso l'ultima notte. Ferita nel corpo e nella mente da un trauma violento subito da bambina, è già nota alle autorità come soggetto pericoloso, vive sola e priva di affetti. Miriam: la vicina indiscreta, che ha scoperto il cadavere e dato l'allarme, non senza occultare qualche informazione. Un tempo, qualcuno ha rubato la sua storia e non ha mai pagato per questo. Carla: la zia di Daniel. Nel suo cuore porta un dolore inconsolabile che la fa diffidare di chiunque: sa che anche le persone buone sono capaci di azioni terribili. Tre donne che non si conoscono ma sono unite da una caratteristica comune: ognuna ha subito un torto che le ha rovinato la vita. Ognuna cova un risentimento che rischia di esplodere da un momento all'altro, come un fuoco sotto la cenere. E forse per una di loro è giunto il momento di trovare pace. Perché, innocente o colpevole, ognuno di noi è segnato nel profondo. Ma alcuni lo sono al punto di uccidere. Con il suo stile inconfondibile Paula Hawkins, autrice di "La ragazza del treno" e "Dentro l'acqua", ci cattura in una rete di inganni, omicidi e vendette. Il suo nuovo romanzo è un giallo e una storia di profonda umanità, capace di esplorare quei sentimenti che ci consumano dentro come un fuoco lento, fino a distruggere tutto ciò che abbiamo intorno. A meno che non troviamo la forza di domarne le fiamme.

Editore ‏: ‎ Piemme (31 agosto 2021)
Lingua Originale‏: ‎ Inglese
Traduttore: Barbara Porteri
Copertina rigida ‏: ‎ 320 pagine
Dimensioni ‏ : ‎ 15.8 x 2.9 x 23.9 cm

 

CENNI SULLA VITA di:

Paula Hawkins

Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina: Paula Hawkins vive a Londra, dove ha lavorato come giornalista 15 anni prima di diventare scrittrice di successo planetario con La ragazza del treno, da cui è stato tratto l'omonimo film, e il successivo romanzo Dentro l'acqua. Nata a Salisbury, in Rhodesia (l'odierno Zimbabwe), figlia di un professore di economia e giornalista finanziario. Si trasferisce a Londra quando aveva 17 anni. 
Ha studiato filosofia, politica ed economia presso l'Università di Oxford, successivamente ha lavorato come giornalista per il Times. Ha inoltre lavorato per un certo numero di pubblicazioni come freelance e ha scritto un libro di consulenza finanziaria per donne, intitolato The Money Goddess. Attorno al 2009 ha iniziato a scrivere romanzi rosa sotto lo pseudonimo di Amy Silver. In totale ha scritto quattro Romanzi, tra cui Tutta colpa del tacco 12 e Il bello delle amiche. Raggiunge il successo commerciale con il romanzo thriller psicologico La ragazza del treno, diventato un best seller negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, con oltre 3 milioni di copie vendute solo negli USA. Ha debuttato alla numero uno nella lista dei best seller del New York Times, rimanendovi per 13 settimane. Il 2 maggio 2017 viene pubblicato il suo secondo thriller psicologico, Dentro l'acqua ed il 31 agosto 2021 in Italia per la Piemme esce Un Fuoco Che Brucia Dentro.

 

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lunedì 27 settembre 2021

Appuntamento con la Memoria - Le Quattro Giornate di Napoli

 Appuntamento con la Memoria
Le Quattro Giornate di Napoli


Luigia Chianese Books Review Blogger

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Mugnano di Napoli (Na) - 27.09.2021 

Mugnano di Napoli celebra Le Quattro Giornate di Napoli. 

Questo piccolo paesino di provincia con poco più di 35200 abitanti, cerca sempre di non mancare agli “Appuntamenti con la Memoria”. 

Una buona organizzazione che è iniziata alla presenza delle personalità civili e militari e con la  partecipazione di alcuni Alunni del vicino Liceo Segrè. 


Quest’anno, nei limiti delle disposizioni per il Covid, si è tenuto presso il Teatro Comunale di Mugnano di Napoli, il 27 settembre 2021, ore 18.00, un’incontro-evento organizzato dalla ProLoco Mugnano di Napoli di cui è Presidente Ciro Clemente (nella foto) con il Relatore e Presentatore Vittorio Calabrese, per parlare delle Quattro Giornate di Napoli.




Le Quattro Giornate di Napoli 

furono un episodio storico d’ insurrezione popolare 

avvenuto nel corso della Seconda Guerra Mondiale, 

tra il 27 e il 30 settembre 1943.

Nel corso dell'insurrezione i civili,

con l'apporto di militari fedeli al Regno Del Sud,

riuscirono a liberare la città di Napoli 

dall'occupazione delle forze della Wehrmacht, 

aiutate da gruppi di fascisti locali.



(I quadri sono opere dell' Artista Gennaro Pressano) 

Andiamo con ordine:

Tutto è iniziato con la visione di immagini riguardanti i bombardamenti che la città di Napoli subì durante la Seconda Guerra Mondiale; i disastri, le razzie ed i morti. Immagini forti che hanno toccato la memoria di tutti.

Tutti in piedi, poi, per ascoltare il Canto degli Italiani, l’Inno Nazionale o Inno di Mameli cantato, meravigliosamente, dalla Soprano Carmen Liccardo che ci ha deliziato, con la sua delicata voce, anche con la canzone “il Monastero di Santa Chiara”.


Il Moderatore della serata, il Sig. Vittorio Calabrese, fotografo amatoriale e amante della cultura e tradizione storica di Mugnano, ha introdotto il Sindaco dott. Luigi Sarnataro ed entrambi, nei loro discorsi, hanno posto l’accento su quanto sia importante tramandare e diffondere la storia e infondere nelle nuove generazioni lo spirito della Libertà.

A seguire è stato presentato lo Scrittore e Giornalista Giuseppe Russo ringraziato dall’ Assessore agli Eventi Luisa Zingarelli. Russo ha intrattenuto la platea narrando brevissimamente di Napoli e della Campania durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale, con aneddoti particolarmente sfiziosi tra cui la “Guerra dei Mestoli”. Ha posto l’ attenzione anche su come proprio Napoli sia un "Territorio di Sperimentazione” per l’Italia e per l’Europa intera dando prova di sé anche nel liberarsi dall’oppressione Nazi-Fascista.

Nel mezzo dei racconti ed aneddoti dello scrittore e giornalista Giuseppe Russo vi è stato un intramezzo artistico dell’Attrice Imma Torri che ha magistralmente recitato un brano riguardante la morte di un marinaio che tornava dalla licenza e che i Tedeschi-Nazisti trucidarono in pubblica piazza al solo scopo di spaventare e intimidire ulteriormente il popolo Partenopeo. Una lapide in Piazza Borsa ricorda l’infausto evento.

Per accrescere la nostra memoria storica sui tragici e anche gloriosi avvenimenti delle Quattro Giornate di Napoli, l’Assessore alla Cultura di Mugnano nella persona di Carmen Ausilio, insieme allo scrittore Simon Pocock hanno evidenziato quanto sia importante per le giovani generazioni partecipare, comprendere e parlare di questi eventi. A tal proposito sono intervenuti gli studenti del Liceo Segrè di Mugnano.

L’Artista-Pittore Gennaro Pressano, invece, ha omaggiato il Comune di Mugnano di Napoli, di alcune sue opere. Ha esposto 4 suoi dipendi che interpretano gli Eventi delle Quattro Giornate di Napoli.

Ci sono stati, a seguire, due momenti fuori programma: 

il primo del Professore Andrea Cipolletta che ha sottolineato come Mugnano di Napoli ricordi questo evento in anche altre forme, ovvero, una nostra scuola è intitolata al Filippo Illuminato; un ragazzo di appena 13 anni mitragliato dai Tedeschi Nazisti durante le rappresaglie e i combattimenti.  (Napoli, 21 agosto 1930 – Napoli, 28 settembre 1943) Questo ragazzino coraggioso è stato un partigiano Italiano ed è stato decorato con la  Medaglia d'Oro al Valor Militare alla Memoria.

Il secondo intervento, fuori programma, è stato del Professor Salvatore Gatti che ha parlato di come gli alunni del Segrè hanno studiato i “4 Martiri”. Mugnano di Napoli ha una strada dedicata ai “4 Martiri” ovvero a quattro persone Mugnanesi brutalmente trucidati in quel periodo dai Nazi-Fascisti e gli studenti a tal proposito, hanno realizzato un breve fumetto sulla triste vicenda.

A raccontare parte della storia dei “4 Martiri” sono stati i Fratelli Pezone in particolare Giuseppe, in quanto Nipoti del Martire Nicola Capasso.


Prima dei saluti, ringraziamenti e omaggi finali a tutti i partecipanti, ha preso la parola il Consigliere Regionale dott.re Giovanni Porcelli che ci ha colpiti puntando su tre elementi che hanno contraddistinto e ancora oggi contraddistinguono il Popolo Napoletano: Resilienza, Resistenza e Ribellione.

Va ricordato, secondo me, che Napoli non è stata solo la prima città d’Italia e d’Europa e liberarsi, e a liberarsi da sola, dall’oppressione Nazi-Fascista ma ha fatto ciò attraverso un’ organizzazione spontanea, un movimento Popolare che  dal basso, ha raccolto tutti i ceti sociali, unendoli per il fine comune; la Libertà! Gli avvenimenti di queste giornate valsero alla Città di Napoli, quindi al suo intero popolo, il conferimento della Medaglia d’ Oro al Valor Militare! L.Ch.
(Il quadro è un' opera dell' Artista Gennaro Pressano) 


Brevissimi Cenni Storici
Le Quattro Giornate di Napoli

Ripresi da Internet

Le quattro giornate di Napoli furono un episodio storico di insurrezione popolare avvenuto nel corso della Seconda Guerra Mondiale, tra il 27 e il 30 settembre 1943. Nel corso dell'insurrezione i civili, con l'apporto di militari fedeli al Regno Del Sud, riuscirono a liberare la città di Napoli dall'occupazione delle forze della Wehrmacht, aiutate da gruppi di fascisti locali.

L'avvenimento, che valse alla città il conferimento della Medaglia d’ Oro al Valor Militare, consentì alle Forze Alleate  di trovare al loro arrivo, il 1º ottobre 1943 , una città già libera dall'occupazione tedesca, grazie al coraggio e all'eroismo dei suoi abitanti ormai esasperati e allo stremo per i lunghi anni di guerra. Napoli fu la prima, tra le grandi città europee, a insorgere, e con successo, contro l'occupazione tedesca.

Con l'avanzata degli Alleati nell'Italia meridionale, gli esponenti dell'antifascismo partenopeo (tra cui Fausto Nicolini e Adolfo Omodeo), iniziarono a stabilire più stretti contatti con i comandi Alleati richiedendo la liberazione della città.

A partire dall'8 settembre 1943, giorno dell'entrata in vigore dell'Armistizio di Cassibile con la lettura alla radio da parte del Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio del suo famoso "proclama", le forze armate italiane, come in tutto il paese, a causa della mancanza di ordini dei comandi militari si trovarono allo sbando anche a Napoli.

In città la situazione, già difficile per i bombardamenti subiti e per lo squilibrio delle forze in campo (oltre 20 000 tedeschi a fronte di soli 5 000 italiani, in tutta la Campania), ben presto divenne caotica per la diserzione di molti alti ufficiali, incapaci di assumere iniziative se non addirittura conniventi con i tedeschi, cui seguì lo sbando delle truppe, incapaci a loro volta di difendere la popolazione civile dalle angherie tedesche.

In particolare ci fu la fuga, in abiti borghesi, dei generali Riccardo Pentimalli ed Ettore Deltetto, cui era affidata la responsabilità militare della provincia di Napoli. Gli ultimi atti di Ettore Deltetto furono proprio la consegna della città all'esercito tedesco e la stesura di un manifesto che, vietando gli assembramenti, autorizzava i militi a sparare sulla folla in caso di inadempienza.

Sporadici ma cruenti tentativi di resistenza si ebbero tuttavia alla Caserma Zanzur, alla Caserma dei Carabinieri Pastrengo e al 21º Centro di Avvistamento di Castel dell'Ovo.

12 settembre 1943 il colonnello Walter Scholl, assunto il comando delle forze armate occupanti in città, proclamò il coprifuoco e dichiarò lo stato d'assedio con l'ordine di passare per le armi tutti coloro che si fossero resi responsabili di azioni ostili alle truppe tedesche, in ragione di cento napoletani per ogni tedesco eventualmente ucciso.

Seguì altro proclama, apparso sui muri della città, la mattina di lunedì 13 settembre:

1.    Con provvedimento immediato ho assunto da oggi il Comando assoluto con pieni poteri della città di Napoli e dintorni.

2.    Ogni singolo cittadino che si comporta calmo e disciplinato avrà la mia protezione. Chiunque però agisca apertamente o subdolamente contro le forze armate germaniche sarà passato per le armi. Inoltre il luogo del fatto e i dintorni immediati del nascondiglio dell'autore verranno distrutti e ridotti a rovine. Ogni soldato germanico ferito o trucidato verrà rivendicato cento volte.

3.    Ordino il coprifuoco dalle ore 20 alle ore 6. Solo in caso di allarme si potrà fare uso della strada per recarsi al ricovero vicino.

4.    Esiste lo stato d'assedio.

5.  Entro 24 ore dovranno essere consegnate tutte le armi e munizioni di qualsiasi genere, ivi compresi i fucili da caccia, le granate a mano, ecc. Chiunque, trascorso tale termine, verrà trovato in possesso di un'arma, verrà immediatamente passato per le armi. La consegna delle armi e munizioni si effettuerà alle ronde militari germaniche.

6.    Cittadini mantenetevi calmi e siate ragionevoli. Questi ordini e le già eseguite rappresaglie si rendono necessarie perché un gran numero di soldati e ufficiali germanici che non facevano altro che adempiere ai propri doveri furono vilmente assassinati o gravemente feriti, anzi in alcuni casi i feriti anche vilipesi e maltrattati in modo indegno da parte di un popolo civile.

Napoli, 12 settembre 1943 firmato Scholl Colonnello»

Dopo la fucilazione di 7 militari italiani (4 mari­nai, 1 soldato, 1 sergente maggiore, 1 aviere) avvenuta in via Cesario Console , gli spari di un carro armato contro gli studenti che stavano iniziando a riunirsi nella vicina Università  e contro alcuni marinai e finanzieri italiani in Piazza Bovio, davanti al palazzo della Borsa, sempre il 12 vi fu un episodio che scosse particolarmente il sentimento popolare: sulle scale della sede centrale dell' Università avvenne l'esecuzione di un ignoto marinaio, alla quale migliaia di cittadini, tra cui ci fu il poi giornalista Antonio Ghirelli, furono costretti ad assistere dalle truppe tedesche che a forza li condussero sul Rettifilo, la strada antistante il luogo della fucilazione.  

( Lapide all'ingresso del Palazzo della Borsa che ricorda l'uccisione di quattro marinai e finanzieri, il 12 settembre 1943, da parte di soldati tedeschi) 

500 persone, lo stesso giorno furono inoltre condotte con la forza a Teverola, nel Casertano, e costrette ad assistere alla fucilazione di 14 carabinieri, "rei" di aver impedito il tentativo dei guastatori tedeschi di sabotare gli impianti del palazzo dei Telefoni e poi di aver resistito con le armi agli assalti di rappresaglia nella loro caserma in via Marchese Campodisola, a pochi passi da piazza Bovio, prima di arrendersi all'occupante tedesco per aver esaurito le munizioni. A loro memoria è posta una lapide su un palazzo della stessa strada.

Ormai la rabbia e l'esasperazione dei napoletani, in seguito alle esecuzioni indiscriminate, ai
saccheggi, ai rastrellamenti della popolazione civile, alla miseria e alle distruzioni della guerra che mettevano in ginocchio l'intera città, stava montando spontanea, priva di un fattore esterno organizzativo che non fosse altro che il desiderio di liberarsi dell'invasore tedesco.

Si cominciò a pensare all'approvvigionamento delle armi: il 22 settembre gli abitanti del Vomero riuscirono a impadronirsi di quelle che erano appartenute ai soldati della 107ª Batteria; il 25 settembre 250 moschetti furono prelevati da una scuola militare; il 27 settembre caddero nelle mani degli insorti alcuni depositi di armi e munizioni.

Il 23 settembre intanto, una nuova misura repressiva adottata dal colonnello Walter Scholl prevedeva lo sgombero (entro le ore 20 dello stesso giorno) di tutta la fascia costiera cittadina sino a una distanza di 300 metri dal mare; in pratica circa 240 000 cittadini furono costretti ad abbandonare in poche ore le proprie case per consentire la creazione di una "zona militare di sicurezza" che sembrava preludere alla distruzione del porto.

Quasi contemporaneamente, un manifesto del prefetto intimava la chiamata al servizio di lavoro obbligatorio di tutti i maschi di età compresa fra i diciotto e i trentatré anni, in pratica una deportazione forzata nei campi di lavoro in Germania.

Il risultato sperato dai tedeschi non fu però ottenuto e alla chiamata risposero soltanto 150 napoletani sui previsti 30000, il che determinò Walter Scholl a decidere di inviare ronde militari per la città per i rastrellamenti e la fucilazione immediata degli inadempienti. Fu affisso in città un nuovo proclama del Comando Militare Germanico.

<<Al decreto per il servizio obbligatorio di lavoro hanno risposto in quattro sezioni della città complessivamente circa 150 persone, mentre secondo lo stato civile avrebbero dovuto presentarsi oltre 30.000 persone. Da ciò risulta il sabotaggio che viene praticato contro gli ordini delle Forze Armate Germaniche e del Ministero degli Interni Italiano.
Incominciando da domani, per mezzo di ronde militari, farò fermare gli inadempienti. Coloro che non presentandosi sono contravvenuti agli ordini pubblicati, saranno dalle ronde senza indugio fucilati. Il Comandante di Napoli, Scholl>>

L'insurrezione popolare fu allora inevitabile, i cittadini furono chiamati a scegliere tra la sopravvivenza e la morte o la deportazione forzata in Germania e ormai, spontaneamente in ogni punto della città, persone di entrambi i sessi, di ogni ceto sociale e di ogni occupazione, andavano riversandosi nelle strade per organizzarsi e imbracciare le armi. Si unirono a loro anche moltissimi dei soldati italiani che solo pochi giorni prima si erano dovuti dare alla macchia. Già dal 26 settembre una folla disarmata e urlante (a maggioranza femminile) si scatenò contro i rastrellamenti tedeschi, liberando i giovani destinati alla deportazione.

Il 1º ottobre alle 9:30 i primi carri armati Alleati entrarono in città, mentre alla fine della stessa giornata, il comando tedesco in Italia, per bocca del feldmaresciallo Albert Kesselring, considerò conclusa la ritirata con successo.

Il bilancio degli scontri durante le "quattro giornate" non è concorde nelle cifre; secondo alcuni autori, nelle settantasei ore di combattimenti, morirono 168 militari e partigiani e 159 cittadini; secondo la Commissione ministeriale per il riconoscimento partigiano le vittime furono 155 ma dai registri del Cimitero di Poggioreale risulterebbero 562 morti.

È da notare che la gran parte dei combattimenti si ebbero esclusivamente tra italiani e tedeschi. A differenza di altri episodi della Resistenza furono infatti relativamente rari gli scontri con fascisti italiani, che probabilmente non avevano avuto il tempo di riorganizzarsi efficacemente dopo l'8 settembre (ricordiamo infatti che la Repubblica Sociale Italiana fu proclamata il 23 settembre, ovvero solo quattro giorni prima dello scoppio della rivolta).

Facendo un bilancio, oltre l'importantissimo risultato morale e politico dell'insurrezione, le "Quattro Giornate di Napoli" ebbero senz'altro il merito di impedire che i tedeschi potessero organizzare una resistenza in città o che, come Adolf Hitler aveva chiesto, Napoli fosse ridotta «in cenere e fango» prima della ritirata.

Parimenti fu evitato che il piano di deportazione di massa organizzato dal colonnello Scholl avesse successo. Nel breve periodo di occupazione tedesca, ci saranno circa 4 000 deportati. A ciò si giunse non soltanto grazie ai 1 589 combattenti ufficialmente riconosciuti, ma anche per la resistenza civile e non violenta di tanti napoletani, fra cui in primis le donne, operai/e, femminielli, preti, «scugnizzi» (10% circa degli insorti), studenti e professori, medici e vigili del fuoco.

Circa un anno dopo, il 22 dicembre del 1944, i generali Riccardo Pentimalli ed Ettore Deltetto, accusati di aver abbandonato la città nelle mani dei tedeschi all'indomani dell'8 settembre, furono condannati dall'Alto Commissario per la punizione dei delitti fascisti a 20 anni di reclusione senza possibilità di appello, condanna annullata pochi mesi dopo dalle sezioni unite penali della Corte Suprema di Cassazione. Tuttavia, mentre Pentimalli venne completamente riabilitato e collocato in pensione con rivalutazione di arretrati ed emolumenti spettanti, Deltetto morì nel 1945 nel carcere di Procida per una perforazione gastrica fulminante dopo aver minacciato, una volta uscito di "rivelare molte cose, molto imbarazzanti, per molta gente". Anche l'avvocato Domenico Tilena, che aveva retto la federazione fascista provinciale durante gli scontri, fu condannato a 6 anni e 8 mesi di reclusione.

Delle "Quattro Giornate di Napoli" è stata data anche un'interpretazione alternativa a quella corrente, che intende sottolinearne la natura di «resistenza civile e popolare» e di concreto e nobile esempio di «difesa sociale e non violenta» (essendo state utilizzate largamente tecniche non violente come: la non-collaborazione, il boicottaggio, il sabotaggio, il rifiuto della militarizzazione della vita civile e la creazione di organismi paralleli), grazie alle quali un'intera città seppe liberarsi da sola dell'occupante tedesco.


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