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martedì 25 luglio 2023

Antonia Calabrese - 30 Notti all’Alba

 Antonia Calabrese
30 Notti all’Alba

Recensione - Opinione di
 
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Mugnano di Napoli (Na) – 31 maggio 2023
 
Il libro è un’edizione Amazon composta di 225 pagine, con 30 micro capitoli e, per mia profonda gioia, vi è l’indice numerato. Cosa che interessa a non pochi lettori occhialuti come me è il carattere utilizzato è bello grande. Evviva!
La scrittura di Antonia Calabrese è alquanto originale. È pulita, chiara e scorrevole, temporalmente fluida, ma non ho potuto non notare un uso fin troppo abbondante degli avverbi di modo e di tempo; alcuni di questi avverbi non li leggevo e tantomeno sentivo, perché spesso leggo ad alta voce anche se sono da sola, da almeno trent’anni; scelta linguistica originale; ma bisogna stare attenti, perché tale abbondanza potrebbe non piacere o potrebbe risultare alquanto leziosa.
Il genere del romanzo, come ci suggerisce la stessa autrice, rientra nel filone del New Italian Epic; ambientato nel prossimo futuro e il tema trattato è la diversità sessuale e le sue interpretazioni. Non iniziate a pensare alla comunità LGBTQ+, no! Qui siamo oltre, siamo di fronte ad una scelta ancora più diversa, quasi retrò: quella di rispettare il proprio senso del pudore e il proprio desiderio di castità. Letteralmente in controtendenza, se paragonato alla nostra epoca e all’attuale società.
Tecla Amilcare Calluzza, la protagonista, è letteralmente stalkerata dalla sua famiglia e in particolare è tormentata da suo cugino di terzo grado che vuole per forza sposarla. La famiglia di Tecla, ad eccezione della sua sorellastra maggiore, Vanessa, si schiera con il cugino Siciliano Roberto Calluzza: ricco, bello, affascinante, acculturato, medico e candidato a Sindaco della sua città. Non ci troviamo nel 1800 o giù di lì, dove queste cose potevano ancora capitare in Italia meridionale, ma nel 2040 e tra due città bellissime: Matera e Siracusa.
Tecla è afflitta dallo scotoma scintillante; esso è un sintomo che comporta un'alterazione parziale del campo visivo, caratterizzato dalla comparsa di macchie cieche, scure o colorate, fisse o scintillanti. Chi ne soffre, come la protagonista del romanzo, percepisce un'area di minore efficienza visiva. Tecla perde completamente la vista per poche o lunghe ore al giorno, in particolare all’alba, ed è afflitta da forti mal di testa. Tutto questo pregiudica di molto la sua vita sociale e lavorativa. Questo sintomo è iniziato quando è stata coinvolta in un incidente automobilistico a Siracusa insieme al cugino Roberto. Fisicamente è risultata illesa ma psicologicamente ed emotivamente l’incidente e in particolare la continua pressione emotiva, psicologica e fisica di Roberto, e della famiglia, hanno portato all’accentuarsi e all’aggravarsi di tale sintomo e Tecla lo sfrutta benissimo per guadagnare tempo!
Ed è qui che parte il fulcro del romanzo. Le azioni, i ricordi e i sentimenti che vengono fuori dai pensieri e soprattutto dai sogni di Tecla, uniti ai discorsi della sua famiglia, ci fanno riflettere sulla difficoltà di accettare e convivere con determinate scelte di vita. Scelte di vita che si scontrano tra una generazione e l’altra, in questo caso tra Tecla e suo padre. Anche nel 2040 diventa difficile farsi accettare e si finisce per sentirsi come gli altri desiderano che si sia e non come si è veramente. Ed è la più libertina di tutte, Serina, la nonna paterna di Tecla, a farcelo notare. Da pagina 109:
<< Viviamo in due dimensioni diverse, 
ciò che siamo e quello che avremmo potuto essere>>.
Tecla è un personaggio triste, disperato, chiuso in se stesso ed è anche molto debole, certo una ragazza molto bella, acculturata e riflessiva, ma profondamente debole; la sua debolezza caratteriale è quasi irritante ma sincera. Mette in dubbio tutto, anche se stessa e il suo proposito di non voler assolutamente sposare Roberto. Riuscirà, con un po' di aiuto “molto esterno” a venire fuori dalla sua angosciante vita, aiutata non poco da... non desidero spoilerare. Il finale è originale, tra il mistico e il violento, e farà sospirare il lettore perché si arriverà ad una soluzione per Tecla! Luigia Chianese
 
Nella mia scala, da 1 a 5, gradimento libro, questo testo, merita un 2 Libri. 📗📕🕮🕮🕮
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30 Notti all’Alba
Antonia Calabrese
Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina. Inviata dall’autrice:
Il nuovo romanzo di Antonia Calabrese, "30 notti all'alba",  racconta la storia di Tecla, una giovane ventunenne che vive in un'Italia in cui le distanze sono raccorciate dal progresso tecnologico ma il ruolo della donna rimane accessorio rispetto al sistema. Tecla soffre di vertigini e improvvisi episodi di cecità dopo un incidente automobilistico. Nonostante l'analisi obiettiva la dichiari del tutto sana, passa le sue giornate fra sedute di psicanalisi e una vita insoddisfacente, angosciata dall’insistente ossessione di Berto nei suoi confronti. Per decisione familiare dovrebbe sposarlo, cosa che lei rifiuta e che la porta a sentirsi vittima di un’insostenibile coercizione. Trattata come un caso patologico, Tecla avrà modo di sperimentare che “viviamo in due dimensioni diverse, quello che siamo e quello che avremmo potuto essere”. "30 notti all'alba" è un romanzo che spinge oltre i confini della società odierna, ipotizzando una controrivoluzione sessuale negli anni quaranta del duemila, di cui la protagonista Tecla diventa un emblema. Dopo un incidente automobilistico che la lascia con vertigini e cecità improvvise, Tecla è costretta ad affrontare la pressione dei suoi familiari per sposarsi con Berto, nonostante il suo rifiuto dovuto alla ferma volontà di castità. Nel romanzo, il tema dell'asessualità si intreccia con questioni più ampie di libertà sessuale e individuale in un mondo ancora troppo legato a stereotipi e convenzioni di genere. Tecla dovrà lottare contro la malattia, l'ostinazione e i pregiudizi della società, mentre affronta le difficoltà quotidiane che la vita le riserva. Una storia toccante e avvincente, ambientata in una futura Italia in cui le distanze sono raccorciate dalla tecnologia ma il ruolo delle donne rimane marginale. "È una storia che definirei 'un rosa al contrario', nel senso che mentre la maggior parte delle storie romantiche vanno dall’indifferenza all’amore, talvolta alla passione più sfrenata, quella che racconto va dall’amicizia e dall’affetto iniziale alla disaffezione", spiega l'autrice. "La vicenda ipotizza l’avvento di una 'controrivoluzione sessuale', per cui un certo numero individui giovani potrebbe apprezzare maggiormente l’amore platonico come reazione agli eccessi delle generazioni precedenti. Se fino a qualche decennio passato era dibattuta la volontà, o meno, di arrivare vergini al matrimonio, ora il tema controverso troverebbe dibattito nella scelta personale di chi preferisce l’astinenza." "30 notti all'alba" non si classifica facilmente all'interno di un filone letterario prestabilito, ma presenta dei punti in comune con il "New Italian Epic".

Editore: ‎ Independently published
Prima Edizione:  1 maggio 2023
Lingua: ‎ Italiano
Copertina flessibile: ‎ 225 pagine
ISBN-13: ‎ 979-8375390154 - ASIN: ‎ B0C2SDCS6D
Dimensioni: ‎ 13.34 x 1.3 x 20.32 cm
 
CENNI SULLA VITA di:
Antonia Calabrese
Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina. Inviata dall’autrice:
Antonia Calabrese è un'artista e scrittrice indipendente nata nell'Alta Valle del Sele nella primavera del 1958. Cresciuta in Toscana, ha frequentato con il massimo profitto l'Istituto d'Arte "Piero della Francesca" nella sezione di Moda e Costume Teatrale. Ha completato gli studi artistici conseguendo la Laurea Magistrale in Storia dell'Arte presso l'Accademia di Belle Arti di Roma, Corso di Scultura, sotto la guida dello scultore Pericle Fazzini. 
Durante il suo periodo romano ha collaborato come articolista con la rivista culturale Giornate italiane. Dagli anni novanta vive in costiera cilentana e si dedica alla letteratura e alla poesia, alla scultura, alla pittura, all'arte digitale e alla mail art. Ha pubblicato i suoi primi lavori nel 1992, il saggio biblico "Lo Spirito e la Sposa" e il commentario "L'Agnello". È stata ispettore onorario alle Belle Arti per la provincia di Salerno e dirigente di Sezione ULMO presso il Ministero del Lavoro, confluita in organico all'Amministrazione Provinciale di Salerno e poi alla Giunta Regionale della Campania. Nel 2015, il suo lavoro artistico e letterario è stato premiato con il riconoscimento del Premio Cilento Donna. Nel 2019 ha teorizzato e divulgato il Manifesto del Movimento Artistico Mutazionista, che illustra la sua controcorrente nei confronti delle leggi di mercato nell'arte contemporanea. Appassionata di letteratura sacra e contemporanea, di storia delle religioni e di miti classici, nel 2020 ha iniziato la pubblicazione della sua collana di poesie "PoeticaMente" e nel 2021 ha pubblicato il suo primo romanzo, "Welcome", seguito da "Un'altra vita" nello stesso anno e, a maggio 2022, da "Il castigo di Alyssa". Il suo ultimo lavoro è il romanzo "30 notti all'alba". La sua produzione artistica e letteraria è caratterizzata da un'attenzione particolare alla sperimentazione e alla ricognizione stilistica, sempre alla ricerca di nuovi modi per esprimere la sua visione del mondo.
 
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domenica 9 luglio 2023

Wulf Dorn - La Psichiatra

Wulf Dorn

La Psichiatra


Recensione - Opinione di
 
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Mugnano di Napoli (Na) – 19 maggio 2023
 
È uno thriller psicologico; questo è scritto a chiare lettere sul retro della copertina, difatti lo è, ma è anche un thriller psicologico un tantino scontato. Già dalle prime 50/70 pagine si riesce a comprendere o ad intuire, senza grossi errori e senza grandi sforzi d’intelligenza o di conoscenze psichiatriche, cosa potrebbe essere accaduto e a chi; non resta da scoprire i perché e il come. Avete letto bene - i perché -. Sono due, infatti, i perché: entrambi scatenanti se pur a distanza di vent’anni. Il primo - perché - riguarda la creazione del trauma; Paura, Abbandono, Stupro e Omicidio. Il secondo -perché - riguarda l’inconsapevole ripetizione dell’ambientazione generatrice del precedente trauma che riemerge attraverso due sensi quali la vista/il buio e il tatto.
Devo dire che i personaggi sono ben descritti, soprattutto Ellen Roth - Lara Baumann ovvero la protagonista, si riesce letteralmente a vederla; come in un film di Sir Alfred Joseph Hitchcock.
L’ambientazione principale è presso la Waldklinik (Clinica del Bosco); è una clinica specializzata in psichiatria, psicoterapia e psicosomatica, ed è un contorno davvero ideale per questa storia. La Waldklinik dell’opera è una bella struttura ospedaliera risalente ai primi del ‘900, al momento della narrazione sotto custodia della sovraintendenza delle belle arti, quindi immaginate la suggestione di un ospedale psichiatrico nella Germania dei primi del ‘900. Intrigante vero?
I sogni pilotati, che vengono narrati, sono davvero originali ma è la fuga dissociativa: ovvero una fuga d’identità del soggetto che si rifugia in un’altra identità. Tale persona abbandona l’ambiente personale in cui è vissuto creando un’altra personalità e convincendosi di essere la persona da lei stessa creata il tutto per far fronte a dai traumi subiti; questa è la parte meglio gestita e lavorata dall’autore. Da pagina 175:
<< Non tutto ciò che ci aiuta 
dev’essere necessariamente piacevole.>>.
La suspense e le sorprese, nel bene e nel male, anzi soprattutto nel male, non mancano, o meglio le si aspetta e fortunatamente le si trova tutte e ciò procura un certo grado di soddisfazione nelle aspettative del lettore.
Anche le emozioni e i sentimenti sono un punto forte della narrazione perché non sono esasperate, come le americanate esagerate, e neppure abbandonate al margine; hanno la giusta misura. Tutto il romanzo ha la giusta misura.
La scrittura è fluida, semplice, elegante e per nulla scontata; infatti il romanzo si legge con scioltezza in poco tempo! Wolf Dorn sa condurci, piano piano e per mano, nella mente della protagonista, ci lascia esplorare i suoi pensieri e il suo sub-inconscio in modo scorrevole e leggero, senza lasciarci sfuggire nulla.  Questo è un buon libro!  Luigia Chianese
 
Nella mia scala, da 1 a 5, gradimento libro, questo testo, merita un 2 e mezzo, quasi 3 Libri. 📗📘🕮📖📖
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NOTE:
«Ci sono posti nella mente umana che nessuno dovrebbe visitare.
Dopo il viaggio allucinante dell'Ipnotista, La psichiatra ci riporta nel lato oscuro.»
Donato Carrisi

«Wulf Dorn sembra davvero scrivere sull'orlo dell'abisso.
E quando – con una calibrata strategia della suspense –
fa tirare il fiato al lettore, è solo per trascinarlo meglio più giù, verso l'inferno.»
Il Messaggero - Francesco Fantasia
  
TRAMA
La Psichiatra
di Wulf Dorn

Ripresa da internet e/o dalla copertina:
Lavorare in un ospedale psichiatrico è difficile. Ogni giorno la dottoressa Ellen Roth si scontra con un'umanità reietta, con la sofferenza più indicibile, con il buio della mente. Tuttavia, a questo caso non era preparata: la stanza numero 7 è satura di terrore, la paziente rannicchiata ai suoi piedi è stata picchiata, seviziata. È chiusa in se stessa, mugola parole senza senso. Dice che l'Uomo Nero la sta cercando. La sua voce è raccapricciante, è la voce di una bambina in un corpo da donna: le sussurra che adesso prenderà anche lei, Ellen, perché nessuno può sfuggire all'Uomo Nero. E quando il giorno dopo la paziente scompare dall'ospedale senza lasciare traccia, per Ellen incomincia l'incubo. Nessuno l'ha vista uscire, nessuno l'aveva vista entrare. Ellen la vuole rintracciare a tutti i costi, ma viene coinvolta in un macabro gioco da cui non sa come uscire.
 
Editore: ‎ TEA
4° edizione: (19 novembre 2020)
Lingua: ‎ Italiano Tradizione:  Alessandra Petrelli
Copertina rigida: ‎ 400 pagine - Dimensioni ‏ : ‎ 12.8 x 3 x 19.8 cm
ISBN-10: ‎ 8850259115 - ISBN-13: ‎ 978-8850259113

CENNI SULLA VITA di:

Wulf Dorn

Ripresa da internet e/o dalla copertina:
Wulf Dorn (Ichenhausen, 20 aprile 1969) è uno scrittore tedesco. Ha ottenuto fama internazionale nel 2010 grazie al suo primo romanzo La psichiatra
Oltre ad aver studiato lingue, ha lavorato per anni come logopedista per la riabilitazione del linguaggio in pazienti psichiatrici. 
Da sempre appassionato della lettura, Dorn comincia a scrivere vari racconti sin da quando aveva dodici anni. 
La psichiatra è stato il suo primo romanzo pubblicato in Germania il 5 gennaio 2009, divenuto un caso editoriale grazie al passaparola tra i lettori. 
A partire dal 2010 il romanzo venne tradotto in altre lingue, diventando un best seller con oltre 100 000 copie vendute.

In Italia le sue opere sono pubblicate dalla casa editrice Corbaccio.
2010  - La psichiatra (Trigger), Milano, Corbaccio - traduzione di Alessandra Petrelli
2011 - Il superstite (Kalte Stille), Milano, Corbaccio - traduzione di Alessandra Petrelli
2012 - Follia profonda (Dunkler Wahn), Milano, Corbaccio - traduzione di Alessandra Petrelli
2013 - Il mio cuore cattivo (Mein böses Herz), Milano, Corbaccio - trad. di Umberto Gandini
2014 - Phobia, Milano, Corbaccio - traduzione di Leonella Basiglini
2016 - Incubo (Die Nacht gehort den Wolfen), Milano, Corbaccio - traduzione di A. Petrelli
2017 - Gli eredi (Die kinder), Milano, Corbaccio - traduzione di Alessandra Petrelli
2019 - Presenza oscura (21: Dunkle Begleiter), Milano, Corbaccio - traduzione di A. Petrelli
2021 - L'ossessione (Trigger II: Intrusion), Milano, Corbaccio - traduzione di A. Petrelli
 
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lunedì 3 luglio 2023

Miriam Candurro - La Settima Stanza

 Miriam Candurro
 La Settima Stanza
 
Recensione - Opinione di
 
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Mugnano di Napoli (Na) 
08 maggio 2023
 
Miriam Candurro è un’attrice e con questo suo secondo lavoro letterario ci mostra che è anche una discreta scrittrice. L’ho incontrata alla presentazione del suo Libro, in Sala Ulisse, ore 11.00, Stazione Marittima, Fiera NapoliCittàLibro nell’aprile 2023. Non è stata la presentazione a farmi comprare il libro, già l’avevo preso allo stand - IoCiSto - perché la trama aveva destato il mio interesse perché ruota tra il Noir e un Romanzo di Formazione, questo intreccio di generi ha solleticato la mia curiosità.
Questo testo, a quanto ha raccontato l’autrice durante la suddetta presentazione, è stato scritto durante la pandemia di Covid-19, quando siamo stati costretti, anche noi sani, a restare chiusi in casa; ed anche il libro è ambientato in quel periodo; lei l’ha definito “una scusa per restare”. Perché come titolo La Settima Stanza? Da pagina 19:
<< … e di avere una stanza in più la settima,
che avrebbe consentito alla struttura
di essere un albergo e non un affittacamere.>>.
Da questo capiamo il perché del titolo: il proprietario dell’alloggio voleva un albergo e per essere una struttura ricettiva con la denominazione di albergo bisogna possedere almeno 7 camere da letto con bagno, il tutto di un - X - dimensioni. La settima stanza dell’albergo - Villa Rosa - non è proprio della dimensione corretta quindi viene perennemente occupata da Giovanni protagonista della storia e figlio del proprietario. Da pagina 23:
<< La settima stanza, la mia stanza, 
il mio rifugio, il mio luogo dell’anima.>>.
Potrei dire che oltre alle etichette-genere che ho affibbiato al romanzo, potrei azzardare che questo lavoro letterario è quasi un giallo perché la verità viene a galla piano piano. Molto piano, tanto che a un certo punto mi sono stancata del protagonista, Gianni, ci ha messo molto per “sputare fuori” ciò che il lettore comprende fin da subito. Questo racconto è anche un libro “sfumato”, perché ogni cosa non è perfettamente delineata, ma è accennata.
I luoghi, se pur chiari sono da considerarsi – non luoghi – in quanto interiorizzazione dei sentimenti dei protagonisti; come il mare di fronte all’albergo, ad esempio, è un – non luogo – perché tende all’immensità.
La stanza stessa, la settima stanza, con le sue vetrate e i sui soffitti con travi, è una protagonista della storia; sia nella sua architettura e arredamento che come involucro di ricordi, di pensieri e di emozioni. La Settima Stanza dell’albergo Villa Rosa diventa lo specchio dell’anima e del mondo di due persone, in primis di Giovanni Durante da pagina 86:
<< … non avrei comunque permesso a nessuno di entrare lì dentro,
perché ciò avrebbe significato condividere con qualcuno
una parte profonda e intima di me. [… ]
ma era la parte più minuscola e inabitabile di me stesso,
quella che non avrei condiviso con nessuno.>>.
Ed è invece l’involontario incubo e tormento di Anna. Anche i personaggi, come i luoghi, non vengono volutamente descritti in maniera netta dall’autrice; li tiene sfumati, perché lascia al lettore la fantasia d’immaginarseli, per non distrarre il lettore e non corrompere la visione mentale che si fa di essi. In effetti si potrebbe azzardare, per questo romanzo, che è una scrittura per immagini velate.
Giovanni è… complicato! È un architetto sulla quarantina, fidanzato da pochi mesi con Emma. Fidanzati, ma forse non veramente innamorati! Lui è tormentato e tormentoso, ma alla fine sceglie di accantonare il passato “ho smesso di pensarti”, Giovanni non dimentica semplicemente lui sceglie di “non tornare” sul dolore. O almeno crede di poterlo fare. Da pagina 6:
<< Ho paura che queste poche ore trascorse qui facciano riaffiorare,
insieme ai ricordi, la parte peggiore di me,
quella che ho soffocato dietro milioni e milioni di scuse
che negli anni ho costruito intorno a me stesso
per proteggermi, per giustificarmi, per salvarmi.>>.
Anna, invece, è un personaggio antitetico rispetto a Giovanni. Anna, nonostante tutto ciò che ha patito è leggera; Anna è la realtà scomoda, è la componente psicologica disturbatrice che amplifica le sensazioni; Anna è anche la speranza di realizzare e di superare il dolore. Da pagina 36:
<< Perché, come un giorno mi disse mia madre, 
le cose succedono e basta.>>.
Piccola nota curiosa, il personaggio di Anna somiglia alla figlia di Miriam Candurro, (Vittoria) magra e con lentiggini; informazione pervenuta durante la presentazione del libro.
Ultimo personaggio è Clara, cugina di Giovanni, lei è personaggio concreto, forte; è la chiave di volta perché è energia positiva che aiuta Giovanni a fare quel salto lontano dal dolore e dai ricordi. Clara, infatti, con la sua personalità decisa, impone a Giovanni, di raccontarle la verità, della sua vigliaccheria, delle sue paure e amarezze e di andare avanti ed aprire tutto: il cuore e la porta della Settima Stanza.
La storia inizia durante la pandemia del Covid 19 ed ha una data ben precisa il 22 marzo 2020 quando, dopo 22 anni, Giovanni ritorna verso sud, da Bologna, lungo l’autostrada del Sole fino a San Falco in Puglia. Il padre, con cui volutamente non aveva più rapporti, è morto e Gianni è costretto ad andare da un notaio per le ultime pratiche ma… scopritelo leggendo il libro o la trama sotto.
Le altre date importanti nel racconto sono: la notte del 15 giugno 1998 quando Giovanni salva, dal suicidio in mare, Anna; e l’altra è una sera di settembre, il 15 settembre 1998, giorno della festa di San Nicola a Malafonte, il giorno della fuga, della scelta e della vigliaccheria. 1998-2020 due date, due vite, due svolte! Da pagina 70:
<< Chissà se è stata la scelta giusta, dimenticare.
Ma sì, certo che lo è stata.>>.
Chi, però, dimentica e chi ricorda? Il passato, realmente, si può lasciare alle spalle? E per quanto tempo? Le emozioni, quelle potenti, sono il filo rosso che tiene insieme i personaggi e quindi tutto il romanzo. L’empatia che si genera tra il lettore e i protagonisti rende questa lettura altamente piacevole, pertanto posso affermare che questo Romanzo di Formazione e di Narrativa Psicologica, alla fine, ha soddisfatto la mia curiosità. Consiglio questo libro. Luigia Chianese

 
Nella mia scala, da 1 a 5, gradimento libro, questo testo, merita un 2 e mezzo Libri.
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TRAMA
La Settima Stanza
Miriam Candurro
Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
Ci sono momenti che restano indelebili. È a questo che pensa Giovanni mentre percorre la litoranea che lo porta a casa. Una casa da cui vuole stare lontano e in cui non torna da vent’anni. Vent’anni di assenza, di silenzio, di sensi di colpa. Tutto è cominciato lì, a Villa Rosa, di fronte a un mare immenso e cristallino: una sera d’estate l’adolescente Giovanni, affacciato alla finestra della sua stanza, aveva visto una ragazza lottare tra le onde. Senza pensarci, era corso in spiaggia e si era buttato in acqua per salvarle la vita. Quel momento aveva cambiato tutto: Giovanni ancora non lo sapeva, ma il suo destino e quello della ragazza sarebbero stati inesorabilmente legati. Ora, mentre i cancelli di Villa Rosa si riaprono, i ricordi riaffiorano vividi, prepotenti, e Giovanni si trova a fare i conti con il passato e con un sentimento che, forse, non ha mai dimenticato.

 
Editore: Sperling & Kupfer
Prima Edizione Italia: 25 ottobre 2022
Lingua: Italiano
Copertina flessibile: 262 pagine - Dimensioni: 15.4 x 2.3 x 21.3 cm
ISBN-10: ‎8820076721
ISBN-13: ‎978-8820076726
Generi – Etichette: Noir Narrativa NarrativaPsicologica Romanzo di Formazione Educazione Letteratura
 
CENNI SULLA VITA di:
Miriam Candurro
Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:

Miriam Candurro è nata a Napoli nel 1980, consegue la maturità presso il liceo ginnasio statale Giuseppe Garibaldi, e dove successivamente si laurea in Lettere classiche all'Università degli Studi di Napoli Federico II.
A Napoli vive con il marito e i figli, il marito è l’avvocato napoletano Mauro Tornincasa ed è madre di due figli, Vittoria e Fabrizio.
Dopo l’esordio cinematografico nel 2004 in - Certi Bambini - di Andrea e Antonio Frazzi, film vincitore di tre David di Donatello il ruolo complesso e sofferto di Caterina le farà ricevere il Premio Domenico Rea, come miglior attrice esordiente. Successivamente partecipa a varie fiction tv tra cui: - E poi c'è Filippo, con Neri Marcorè e Giorgio PasottiAngela: film TV di Rai1, con Sabrina FerilliDon Matteo5La squadra7L'inchiesta.
Nel 2007 è protagonista, insieme a Massimo Ranieri e Michelle Bonev, della miniserie tv Operazione pilota, in onda su Rai 1.  Continua la sua carriera nel mondo del cinema/TV e partecipa a altre serie tv di successo: il12 marzo 2012 debutta in  - Un Posto al Sole - soap di culto su Rai 3 in cui è una delle protagoniste nel ruolo di Serena Cirillo. Ma nel suo c.v. d’attrice vi sono anche le fictions - Capri – (2008 e nel 2010 in Capri 3). Sul grande schermo la ritroviamo con la commedia - La seconda volta non si scorda mai - e con il film italo-americano - The Eternal City – Non si dimentica la sua interpretazione nella serie -  I Bastardi di Pizzofalcone -. Nel 2015 e 2016 è stata testimonial del marchio Biancaluna fotografata da Gaetano Mansi.
Insieme a Massimo Cacciapuoti ha scritto il romanzo - Vorrei che fosse già domani - (Garzanti 2018). – La settima Stanza è il suo romanzo per adulti d’esordio.
 
 
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lunedì 26 giugno 2023

Monica Acito - Uvaspina

Monica Acito
Uvaspina

 
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Mugnano di Napoli (Na) – 22 aprile 2023
 
Una storia che ti ovatta. Quando inizi a leggere questo romanzo vuoi solo chiuderti nel tuo guscio sicuro e immergerti nel mondo di Uvaspina e della sua famiglia. Abbiamo tutto: l’odio, la rabbia, la paura, l’amore, le incomprensioni, i problemi e le frustrazioni, le gioie, i tormenti, i fallimenti e le rinascite. Un campionario variegato d’umanità che fa esplodere le proprie emozioni in ogni latitudine e ceto sociale in una Napoli che sa fare da sfondo a tutto.
Nel racconto abbiamo un’intera e un’autentica famiglia disfunzionale.
Carmine, il protagonista assoluto. Chiamato con il suo nome solo tre volte nel romanzo, ma per tutti è Uvaspina. - Nato con una voglia a forma di chicco d’uva ma pallida come la luna, sotto l’occhio sinistro; -  e come l’uvaspina viene spremuto e stritolato; è un ragazzo fragile che pensa di non meritare nulla dalla vita. da pagina 21:
<<D’altronde, il destino dell’uvaspina 
è lo stesso dalla morte dei tempi:
essere spremuta, schiacciata e pestata
per farci sciroppi che guariscono le malattie degli altri.>>.
Carmine Uvaspina è il classico femminiello napoletano che va oltre il concetto di
- ricchione – lui si sente altro gli insulti, le velate risate, le male parole, da pagina 52:
<<Aveva capito che i femminielli a Napoli 
erano creature strane e dolcissime
che sembravano venire da un etere fatto 
di sirene, vajasse e angeli piumati…
che erano divinità terrene: 
certo, divinità di una mitologia fatta di
 vasci, vicarielli e chiese sconsacrate, 
ma i cui corpi sapevano muoversi e cambiare…
erano pelle che stava stretta nella propria pelle 
e che per questo teneva ‘e ppalle di cambiare… >>.
La madre di Uvaspina, Grazia, Graziella Marino, detta la Spaiata, colei che piange ai funerali: uomo, donna o bambino che sia, piange a pagamento, come le antiche prèfiche. Grazia è e sarà fino alla fine una donna volgare e “chiagnazzara”, una vera mercenaria dei sentimenti, che finirà per elemosinare amore e attenzioni come un cane bastonato. È un personaggio grottesco che psicologicamente annienta se stessa a chi le sta intorno. Da pagina 233:
<< a lei piaceva ossessionare le persone
e far sentire la sua persistente malìa,
perché voleva avere padronanza
sui vivi e sui morti allo stesso modo.>>.
Filomena, detta Minuccia, sorella crudele di Uvaspina. Un anno e mezzo più piccola del fratello, - concepita dopo il funerale della mamma di Pasquale Riccio. - È un’autentica tiranna, malvagia e infame! Ed è a mio parere un personaggio originale per la sua posizione di sorella terribile, invidiosa e sadica. È, come dice il romanzo, uno “strummolo” ovvero una trottola di legno, che non si ferma mai; una trottola smaniosa con una punta in ferro che sa ferire pesantemente tutti, lei inclusa, ma non uccidere del tutto. Da pagina 22
<< Tutto in Minuccia era movimento e rotazione,
come un giocattolo di legno;>>.
Minuccia - lo strummolo - è un’infame, è un animale volgare e schifoso, è la classica vrenzola che si comporta e si esprime come uno dei personaggi violenti e ignoranti di Gomorra. In lei amore e odio sono le facce della stessa medaglia. È una bestia da frullare!
Pasquale Riccio, padre di Uvaspina e Minuccia; teme Minuccia e si vergogna di suo figlio, così vittima e debole, così - femminiello - Pasquale, durante il funerale del padre, si è fatto abbindolare dall’avvenenza e dal generoso petto scoperto, della Spaiata, ma ben presto quell’amore, nato sulla scia della passione e della bellezza, svanisce e da inizio al una sceneggiata perpetua, una – Babilonia -, da parte della Spaiata. Da pagina 70:
<< …perché gli uomini sanno essere cattivi  e punire le donne che 
si sposano con i loro musi lunghi, 
le vacanze rovinate, i bocconi sottratti 
e il cattivo sesso, quello fatto 
soltanto per svuotarsi le palle.>>.
Pasquale è un personaggio insulso, figlio di un importante notaio, ha solo ereditato nome e studio dal padre Lello, ma professionalmente e umanamente non vale niente. da pagina 14:
<< teneva ‘a cap pe sparter’e recchie.>>.
È un viscido rappresentante della Borghesia Partenopea dei mantenuti figli di papà uno che… Da pagina 128:
<< Latrina era, in mezzo a gente di latrina.>>.
Ultimo personaggio di rilievo è Antonio, unica persona non disfunzionale. È un pescatore con una particolarità fisica non da poco; ovvero ha gli occhi di colori diversi. Da pagina 109:
<< … uno era verde boscaglia, l’altro era marrone
come le pozzanghere di piazza Mercato.>>.
Ama leggere libri e non ha paura del sangue, e quei libri gli sono costati ma l’hanno salvato; da pagina 164:
<<…e mani spaccate che non c’avevano scuorno
del sangue e manco della merda.>>.
Sarà lui una guida sicura, l’amore, la rinascita, la ricaduta e la comprensione per Uvaspina. Antonio è ruvido e delicato allo stesso tempo, è magia agli occhi di Uvaspina, è desiderio ma è anche tormento; da pagine 169-170:
<< …Antonio gli aveva fatto una fattura, 
gli aveva messo la tarantola addosso
e non riusciva più a stare seduto in una stanza. 
…con lui diventava curioso, gli si aprivano tutti i pori,
era come un criaturo che scopriva lo spasso.>>.
Protagonista non umana, ma ricca di umanità, mutevole e variegata è Napoli. L’autrice ha succhiato dalle sue viscere una delle tante verità dell’esistere umano, e come sfondo privilegiato ci sono le “grotte di Palazzo Donn’Anna”; il tutto in un tempo indeterminato, quasi etereo.
Il tempo, infatti, è un elemento non fisso ma neppure mobile in questo romanzo, infatti non abbiamo un’epoca ben precisa in cui viene ambientato il racconto, possiamo affermare che è un tempo fluido. Richiami temporali se s’insiste su personaggi, tipo il calciatore Diego Armando Maradona, o luoghi in cui si “frullava” la gente ovvero l’ospedale psichiatrico Leonardo Bianchi, il costante riferimento alle Lire, ci fanno intuire il periodo, ma in sostanza, in questo romanzo,
- la cronologia non esiste - e sono molte le licenze temporali assunte.
La lingua utilizzata è poetica, in molti punti, di pancia in altri. Quindi il ritmo è piacevolmente altalenante. Ritrovo un uso eccessivo del dialetto partenopeo che potrebbe creare problemi a chi non mastica tale linguaggio ed i suoi significati profondi che sanno andare oltre le parole dette o ascoltate. È un linguaggio ricco, ridondante ma non noioso che però lo si potrebbe definire “barocco”, eccessivo ma anche suggestivo e piacevole! ( io, che recensisco, sono Partenopea quindi un po' di parte lo sono, è un linguaggio familiare per me.).
Ciò che è potente nel racconto sono i sentimenti che rimbalzano ovunque: dagli scogli alle calette, dai vagoni dei treni di Portici, alle poltrone delle parrucchiere, alle scale, ovunque i sentimenti e le emozioni sono esasperati, sferzanti e decisi; le mezze misure non esistono in questo racconto.
Nel complesso è un discreto lavoro, innovativo e originale, un buon romanzo di narrativa psicologica nostrana che vale la pena leggere! Consigliato! Luigia Chianese
 
Nella mia scala, da 1 a 5, gradimento libro, questo testo, merita un 3 Libri. 
📕📗📘📖📖

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NOTE:
Del frutto che ispira il suo soprannome Uvaspina ha la tenerezza e l’arte di farsi spremere per alleviare il dolore degli altri. Tutti lo calpestano con le parole e gli sguardi obliqui, tutti lo strizzano e lo stropicciano, fanno del suo corpo un terreno da violare. Uvaspina è la creatura fluida, l’identità poliforma che scivola dalle gabbie delle definizioni. È il queer napoletano, il ‘femminiello’, il diverso.

Nel suo romanzo d’esordio, Monica Acito racconta una storia che ha origine tra la lava e il mare, una storia magica d’amore e di folklore. Quell’amore ostinato, a volte impossibile e a volte letale, che è l’amore dei diversi.

TRAMA
Uvaspina
di Monica Acito
Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
È nato con una voglia sotto l’occhio sinistro, come un pallido frutto incastonato nella pelle: Uvaspina si è abituato presto a essere chiamato con quel nome che lo identifica con la sua macchia. A quasi tutto, del resto, è capace di abituarsi: a suo padre, il notaio Pasquale Riccio, che si vergogna di lui; alla Spaiata, sua madre, che dopo aver incastrato Pasquale Riccio con le sue arti di malafemmina e chiagnazzara non si dà pace di aver perduto il proprio fascino e finge di morire ogni volta che lui esce di casa. Ma soprattutto Uvaspina è abituato a sua sorella Minuccia, abitata fin da bambina da un’energia che tiene in scacco il fratello con le sue esplosioni imprevedibili, le ripicche, la ferocia di chi sa colpire nel punto di massima fragilità, come quando gli dice: “Avevano ragione i compagni tuoi, sei veramente un femminiello.” 
Eppure, solo Uvaspina conosce l’innesco che rende la sorella uno strummolo, una trottola capace di ferire con la sua punta di metallo vorticante. 
E solo Minuccia intuisce i sogni di Uvaspina, quando lo strummolo la tiene sveglia e può scrutare i suoi finissimi lineamenti nel sonno.
Intorno a loro, Napoli: la città dalle viscere ribollenti, dai quartieri protesi verso il cielo, dai tentacoli immersi in quel mare che la fronteggia e la penetra. È proprio sul confine tra la città e il mare, tra la storia e il mito, che Uvaspina incontra Antonio, il pescatore dagli occhi di colori diversi, che legge libri e non ha paura del sangue, che sa navigare fino a Procida e rimettere al mondo un criaturo che dubita di se stesso. La purezza del loro incontro, però, non potrà nascondersi a lungo nelle grotte di Palazzo Donn’Anna: la città li attira a sé, lo strummolo gira e il suo laccio unirà per sempre i loro destini. Una passione assediata dallo scherno e dallo scuorno. L’ambiguità dell’amore fraterno, la necessità dell’ombra perché ci sia luce. Infine una scrittura, quella della giovane Monica Acito, che sa inserirsi con originalità in una grande tradizione letteraria e, mescolando la forza tellurica del vernacolo alla freschezza di un racconto sulla giovinezza, invoca la fame di felicità che abita ciascuno di noi.
 

CENNI SULLA VITA di:
Monica Acito
Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
Monica Acito (1993) è cresciuta in Cilento, tra le gole del Calore e i templi di Paestum. Ha iniziato a scrivere da bambina e fin dall’adolescenza ha collaborato con testate cartacee e online. Dopo la maturità classica si è trasferita nel centro storico di Napoli, tra Forcella e Mezzocannone, e si è specializzata in Filologia moderna presso l’Università Federico II. Nel 2019 è approdata a Torino, dove ha frequentato la Scuola Holden. Nel 2021 ha vinto, tra gli altri, il Premio Calvino per la narrativa breve e i suoi racconti sono stati pubblicati su numerose riviste letterarie. È docente di discipline umanistiche presso la scuola secondaria di primo e secondo grado.

Editore: ‎Bompiani (22 febbraio 2023)
Lingua: ‎Italiano
Copertina flessibile: ‎416 pagine
ISBN-10: ‎8830109959
ISBN-13: ‎978-8830109957
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