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martedì 22 febbraio 2022

Ruth Ware - La Donna della Cabina Numero 10

RUTH WARE
La Donna della Cabina Numero 10

Recensione - Opinione di
 
Mugnano di Napoli (Na)  - 19.02.22
 
Poche volte ho scritto: questo libro è brutto! Ed eccomi di nuovo a farlo.
Questo libro è brutto, no è bruttissimo! Ed il motivo è il più semplice del mondo: è noioso da morire. Almeno ha il buon gusto di essere scorrevole e breve! Sono arrivata al punto d’iniziare a saltare dei paragrafi, poi intere pagine, l’ho terminato solo per capire fino a che punto volesse trascinare il lettore nella noia.
Prolisso e ripetitivo fino all’estremo sulle sensazioni e sulle emozioni della protagonista; ogni pagina la rendeva sempre più antipatica e sciocca; diciamo pure insopportabile. Tutti i personaggi di secondo piano sono stati decisamente migliori di Lo. Lo è Laura Blackwood,  la giornalista sfigata del giornale londinese per viaggi – Velocity – che si ritroverà, per puro caso, in una crociera di lusso, tra i fiordi norvegesi, per ammirare, tra le altre cose, l’aurora boreale, che poi è anche il nome della mini nave extra lusso, Aurora Borealis. Qui si ritroverà coinvolta in un omicidio da scoprire e da cui fuggire. 
Il testo si legge, fortunatamente, molto in fretta, perché lo stile è semplice ma ed è ripetitivo, niente di entusiasmante, anche se rientra nei gialli/thriller di suspense non ve ne è. È tutto completamente scontato!
Una sola frase mi ha colpito ed è, nella mia copia, a pagina 198:
<< … Bisogna a tutti i costi cercare di spremere la vita  fino all’ultima goccia 
per ricavarne ogni emozione possibile, non credete? 
Altrimenti è solo un breve, sgradevole e brutale 
interludio tra la nascita e la morte.>>.
Speravo che a questo punto, a metà del libro circa, iniziasse l’indagine, la suspense, il sospetto, il dubbio, il vortice di supposizioni e congetture che potessero entusiasmare un lettore, invece no! Piatta totale e mare calmo! La noia ha regnato sovrana ed indisturbata!
Il finale è stato così insulso e stupido da farmi venire voglia di gettare il libro dall’altro capo del letto. Sconsiglio questa lettura soprattutto per gli amanti dei gialli e dei thriller. L.Ch.
Il mio voto nella mia personale scala libri da 1 a 5 e un deciso 1. 📗🕮🕮🕮🕮
 
TRAMA
La Donna della Cabina Numero 10
di Ruth Ware
Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
Come puoi fermare un assassino se nessuno crede che esista? Doveva essere la crociera perfetta. Le luci del grande Nord su una nave di lusso, l’Aurora Borealis, in compagnia di pochi e selezionatissimi ospiti. Un’ottima opportunità professionale per la giornalista Lo Blackwood, incaricata di sostituire il suo capo e ben felice di trovare sollievo dallo choc provocato da un tentativo di furto subito nella sua casa di Londra. Ma la crociera si trasforma ben presto in un incubo atroce... Durante la prima notte di viaggio, Lo assiste a quello che ha tutta l’aria di essere un omicidio, proprio nella cabina accanto alla sua, la numero 10. Non solo nessuno le crede, ma la ragazza che dice di aver incontrato nella stessa cabina sembra non essere mai esistita: non è a bordo, nessuno la conosce, e le tracce lasciate dalla sua misteriosa presenza svaniscono una dopo l’altra. Bloccata sulla nave e sempre più isolata nella sua ricerca, Lo cade in preda al terrore. Sta forse impazzendo? Oppure è intrappolata in mezzo all’oceano, unica testimone di un delitto e in balia di uno spietato assassino? Inquietante, coinvolgente, claustrofobico, «La donna della cabina numero 10» conferma la nascita di una nuova autrice di grande talento nel panorama del thriller internazionale.
 
Editore: TEA (15 febbraio 2018)
Lingua: ‎Italiano
Copertina flessibile: ‎368 pagine
ISBN-10: ‎ 8850249039 - ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8850249039
Dimensioni: ‎ 12.8 x 2.5 x 19.8 cm
Editore: ‎Corbaccio (13 ottobre 2016)
Lingua: ‎Italiano Traduttrice: Valeria Galassi
Copertina rigida: ‎ 368 pagine
ISBN-10: ‎ 8867002023 - ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8867002023
Dimensioni: ‎ 22.1 x 2.6 x 15 cm
 
«Dopo il successo internazionale dell'Invito,
questo romanzo conferma lo straordinario talento di Ruth Ware.» 
The Bookseller

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«Ruth Ware possiede tutte le doti dei grandi maestri del thriller: una prosa asciutta e tagliente, uno stile elegante e nitido, e la capacità di infondere in ogni pagina un senso di minaccia incombente ... 
Sunday Express
 


CENNI SULLA VITA di:
Ruth Ware
Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
Ruth Ware è nata nel 1977 ed è cresciuta a Lewes, nel Sussex. Si è laureata all’Università di Manchester e ha lavorato come cameriera, libraia, insegnante di inglese e nell’ufficio stampa della Vintage Publishing. Ha vissuto a Parigi e a Londra, dove attualmente risiede con il marito e i figli. In Italia ha pubblicato L’invito, il suo primo thriller, e La donna della cabina numero 10. Di entrambi sono stati venduti i diritti cinematografici. Sempre con Corbaccio pubblica Il gioco bugiardo (2018) e L'eredità di Mrs Westaway (2019).




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lunedì 14 febbraio 2022

Kike Ferrari - Da Lontano Sembrano Mosche

Kike Ferrari 
             
 Recensione - Opinione di
 
Mugnano di Napoli (Na) – 13.02.2022
 
Questo è un noir molto particolare, brevissimo e intenso. Il protagonista è il signor Machi, un ricco mafiosetto, il suo regno è anche il suo locale - El Impero -. Il signor Machi è un essere volgare, drogato, poco colto, molto arrogante e maleducato, tratta con superiorità e disprezzo tutti coloro che incontra. Lui stesso si definisce, continuamente, un self-made man, ed è molto orgoglioso di esserlo e, soprattutto, di apparire tale, lo fa notare frequentemente e lo esternalizza attraverso il lusso, in particolar modo nell’abbigliamento firmato, da testa a piedi, e nel guidare la sua BMW nera da 200 testoni $. Da pagina 14:
<< Vede il successo, nello specchio, il signor Machi.
Cos’è il successo per lui?
Sorride allo specchio e pensa che il successo è lui.>>.
Ha una moglie Mirta, ricca di famiglia, con tanto di doppio cognome, un figlio Alan, probabilmente gay, e una figlia Luciana, che studia all’università; una figlia che il signor Machi non comprende, per gli studi intrapresi, e per il fidanzato che ha scelto.  
Il signor Machi è l’unico protagonista, la vicenda gira tutta intorno a quest’unico uomo, che il narratore chiamerà sempre signor Machi e verrà chiamato Luís o Luisito solo da se stesso. Tutti i personaggi che gravitano intorno al signor Machi sono tutti personaggi squallidi e negativi, il peggio che l’Argentina può presentare.
La storia si svolge in un lasso temporale brevissimo, ovvero in meno di 24 ore, in un' Argentina quasi post dittatura e completamente allo sbando dove riesce a farsi strada proprio il signor Machi, figlio di un immigrato Italiano. Tra le righe l’autore, Kike Ferrari, mette in evidenza proprio la disastrosa situazione socio-politica-economica in cui versa l’Argentina, in particolare la città di Buenos Aires, ma senza girarci troppo in torno.
Chi gira a vuoto, nella sua BMW nera da 200 testoni $, invece, è il signor Machi, a cui gira letteralmente il cervello tra sniffate di cocaina purissima, alcol, prostitute e soprattutto sospetti e dubbi. I suoi pensieri e le sue riflessioni tradiscono la sua vera natura di uomo moralmente piccolo e troppo condizionato dal successo e dall’apparire.
Il ritmo del libro è decisamente dirompente, fin dalle prime pagine; i brevissimi capitoli sono  incalzanti e ogni pagina tiene in tensione il lettore anche attraverso una scrittura fluida e scorrevole piena di piccoli e direi divertenti colpi di scena. È un libro con un finale – non finale, che, a seconda delle inclinazioni letterarie di che legge, può piacere o deludere, non ha vie di mezzo. Tutti pagano, in un modo o nell’altro, il prezzo per le scelte compiute, e il signor Machi lo sta scoprendo tra puttane, manette con il peluche rosa e 300 italianissime sciarpe firmate Marinella. Kike Ferrari è stata una piacevole scoperta!
Consiglio questa lettura e il mio voto, nella mia scala libri, da 1 a 5, è un buon 3. L.Ch. 📗📘📕📖📖

TRAMA
Da Lontano Sembrano Mosche
Kike Ferrari
Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
Il signor Machi è un uomo potente a Buenos Aires, quando si guarda allo specchio vede l’immagine del successo. Padrone di un piccolo impero, colluso in ogni sorta di traffico, Machi procede in modo spregiudicato in tutti gli ambiti. Per intenderci, in Italia sarebbe uno del “mondo di mezzo”. Ma cosa succede se un giorno, alla guida della sua Bmw nera da 200 mila dollari, fora una gomma e scopre nel bagagliaio un cadavere dal volto sfigurato da un colpo di pistola? Chi gli ha voluto giocare un brutto tiro? Sono tanti quelli che lui ha schiacciato e umiliato, e ai suoi occhi sono sempre stati così insignificanti da sembrargli da lontano solo piccole mosche. Così inizia la giornata più difficile dell’indimenticabile signor Machi, un personaggio emblematico e rappresentativo dei nostri giorni, abituato all’impunità del potere, che per la prima volta si ritrova alle prese con una situazione che sembra essergli sfuggita di mano. Di chi ha paura il signor Machi?

Editore: Feltrinelli (11 gennaio 2018)
Prima edizione: 2011
Lingua: Italiano - Traduttore: Pino Cacucci
Copertina flessibile: 183 pagine
ISBN-10: ‎ 8807032724 - ISBN-13: ‎ 978-8807032721
Dimensioni: ‎ 14.2 x 1.8 x 22.2 cm
Generi – Etichette: Giallo Hard-Boiled  Letteratura  Mistero Narrativa  Noir
 

“Probabilmente non vi ricapiterà di leggere una storia così perfetta”
Paco Ignacio Taibo II
 

“Kike Ferrari, scrittore premiato di giorno,
addetto alle pulizie nella metropolitana di notte.” 
El País
 


CENNI SULLA VITA di:
Kike Ferrari
Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
Kike Ferrari è nato nel 1972 e vive a Buenos Aires con la moglie e i tre figli. Ha esercitato i mestieri più diversi e ha vissuto quattro anni negli Stati Uniti a Fort Lauderdale, dove è andato a cercare fortuna con la moglie, prima di essere entrambi rimpatriati come immigrati illegali. 
Ora lavora come addetto alle pulizie nella metropolitana della capitale argentina di giorno e si dedica alla scrittura di notte. 
Ha pubblicato quattro libri che gli sono valsi premi importanti tra cui il premio Casas de las Américas (Cuba) e ha ottenuto con Da lontano sembrano mosche il premio come migliore opera prima al festival la Semana Negra de Gijón (Spagna). Per Feltrinelli, Da lontano sembrano mosche (2018).


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martedì 1 febbraio 2022

Claudia Piñeiro – La Crepa

CLAUDIA PIÑEIRO 
 
Recensione - Opinione di
 
Mugnano di Napoli (Na) – 06.01.2022
 
Superate le prime 50 pagine la suspense la si troverà solo verso il centro del libro; è un racconto, ambientato in Buenos Aires, con moderata tensione narrativa. Complessa e cruda, invece, è l’esposizione della psicologia dei personaggi soprattutto quella del protagonista: l’architetto quieto, frustrato e passivo, Pablo Simó, marito di una piagnucolosa Laura e padre di una disorientata adolescente, Francisca.
Pablo Simó (da pagina 177) - una persona ossessiva e maniaca dei dettagli - lavora da sempre nello studio di Architettura Borla (Borla Mario) e Associati, dove l’unica associata è l’affascinate e decisa Marta Horvat, e da Marta, con il seno rifatto, il top bianco e gli occhiali da sole, è segretamente attratto. I tre, Pablo, Marta e Mario, custodiscono, sotto un grosso strato di colata di cemento, un orrendo segreto che, dopo tre anni di silenzio, si materializza verbalmente, a causa di una giovane fotografa di nome Leonor, che è alla ricerca, e quindi chiede ai tre, del misterioso Nelson Jara. I motivi per cui Leonor chiede di Nelson Jara sono bel lontani da ciò che temono e sospettano i tre, ma loro non lo sanno e sarà Pablo Simó a scoprirlo ed a scoprire qualcosa su se stesso.
Da Pagina 38: 
<< “ Era un tipo strano, Jara, vai a sapere dov’è”.>>.
Nelson Jara apre una crepa reale in muro ma quella crepa diventa qualcosa in più per Pablo Simó, diventa una crepa nella sua vita di architetto, marito e padre.
Leonor, la giovane e profumata Leonor, è solo colei che allarga la crepa interiore, che s’ingrandisce nella mente e nelle emozioni del nostro protagonista, la si potrebbe definire la goccia che fa traboccare il vaso di una vita triste, piatta e ripetitiva.  
La crepa nel muro, l’omicidio, l’occultazione di cadavere, i problemi economici dello studio, il tradimento fisico, diventano questioni secondarie rispetto all’evoluzione emotiva e psicologica che avviene in Pablo Simó.
La prima crepa di Pablo Simó è come architetto parzialmente e/o insufficientemente realizzato, che continua, in modo ripetitivo e identico a disegnare, con la sua matita Caran d’Arche da tre millimetri, e a solo sognare di realizzare, il suo edificio di 11 piani rivolto a Nord.
La seconda crepa è come uomo; lui stesso arriverà a definirsi - una canaglia - perché l’unica volta che trova un po' di coraggio, nella sua insoddisfacente e piatta vita, è per un’azione criminale e insensata.
Da pagina 42:
<< “ Tu sai come trattare certe questioni, Pablo”.
“ Toglimelo di torno” aveva aggiunto Marta.>>.
La terza crepa è come padre quando comprende che la figlia Francisca lo vede solo come un uomo - patetico - incapace di essere veramente felice.
La quarta crepa, di cui prende coscienza, è come maschio eterosessuale, prevedibile e monotono: percepito - incapace di conquistare una donna - proprio da sua moglie Laura e definito - esemplare raro - o - strano - dalle uniche due donne da cui è attratto, la sensuale collega architetto Marta e la fresca e sveglia fotografa Leonor.
Solo quando prende coscienza di ciò che è diventato negli anni, un uomo che, come lo definisce Nelson Jara, (da pagina 176) - gli piace seppellirsi vivo sotto questa città – non solo fisicamente,  il - Sangue Testardo - di Pablo Simó, inizia a ribollire in lui e, finalmente, sceglie di costruire la sua vita e realizzare il suo sogno, ad ogni costo, cambiando prospettiva su ogni aspetto della sua esistenza. Da pagina 107:
<< “Spaventato di cosa?” Chiede Pablo.
“Che la vita passi mentre tu sei ancora così,” risponde l’amico,
“stufo, magari soltanto un po', è come un piccolo fastidio,
ma ci devi convivere, un malessere leggero ma permanente,
che non fa male e non uccide, ma ti consuma.”>>.
L’autrice, Claudia Piñeiro, attraverso un’angolazione architettonica del tutto singolare di Buenos Aires, narra magistralmente questa evoluzione interiore di Pablo Simó, direi che lo fa con una certa accelerazione emotiva, molta eleganza è una discreta quantità di realismo. L.Ch.
Consiglio questa lettura, infatti il mio voto, nella scala libri 1-5, è di un bel 3 libri. 📚📚📚📖📖
 
TRAMA
La Crepa - Claudia Piñeiro
Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
Nella vita da uomo qualunque dell'architetto Pablo Simó c'è una fessura inconfessabile, una crepa che gli tormenta la coscienza: Nelson Jara. Forse era solo un piccolo truffatore, una "canaglia", ma anche Pablo Simó sa di essere una canaglia, nonostante l'apparenza di irreprensibile professionista e buon padre di famiglia. Come una crepa che si allunga e si allarga, tutte le piccole certezze quotidiane di Pablo si sgretolano: una giovane donna che sembra sapere chissà cosa su Jara scatena in lui un'attrazione dirompente, la famiglia va in frantumi, il lavoro diventa insopportabile, e passo dopo passo la tentazione di essere canaglia fino in fondo lo travolge. Ancora una volta Claudia Piñeiro ci narra i piccoli inferni di una variegata umanità, nella monumentale Buenos Aires invasa dal cemento delle speculazioni edilizie dove l'apparenza, più che mai, inganna.
 
Autrice: Claudia Piñeiro
Editore: ‎Feltrinelli (14 gennaio 2016)
Copertina flessibile: ‎208 pagine
Lingua: ‎Italiano
Traduttore: Pino Cacucci
Lingua Originale: Spagnolo
Titolo Originale: Las Grietas de Jara
1° Edizione Originale: 2009
Ambientazione: Buenos Aires
Genere – Etichette: Autori Argentini Giallo Mistero Narrativa  
 
CENNI SULLA VITA di:
Claudia Piñeiro
Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
Claudia Piñeiro nasce il 10 aprile 1960 a Burzaco, nella provincia di Buenos Aires. Al momento di iscriversi all'università il suo desiderio era quello di studiare lettere o sociologia, ma in quegli anni la dittatura militare precluse alle donne la possibilità di seguire una carriera legate alle scienze umanistiche e così Claudia fu costretta a cambiare percorso di studi. Si laurea nel 1983 all’ Università di Buenos Aires come contabile pubblico nazionale, professione che eserciterà per 10 anni prima di dedicarsi alla scrittura.
In un'intervista pubblicata nel 2005 nella Revista Ñ del diario Clarín, racconta come iniziò la sua carriera di scrittrice. Nel 1991 lavorava in una società che aveva una filiale a San Paolo, ma trovava la mansione noiosa e insoddisfacente. Un giorno, leggendo un’inserzione in un giornale riguardante un concorso di scrittura, “La Sonrisa Vertical”, decise di parteciparvi e il suo romanzo El secreto de las rubias arrivò tra i primi 10 finalisti, ma non venne mai pubblicato.
Il primo romanzo della Piñeiro, Un ladrón entre nosotros, vede le stampe nel 2004. Nello stesso anno la scrittrice porta nei teatri anche la sua prima opera teatrale, Cuánto vale una heladera, con la quale vince il premio offerto dal Grupo Editorial Norma in Colombia.
Nel 2005 scrive Le vedove del giovedì (Las viudas de los jueves), con il quale vince il Premio Clarìn. Quattro anni dopo l’uscita del romanzo, il regista Marcelo Piñeyro ne realizza la versione cinematografica.
Sempre nel 2005 pubblica il romanzo Tua (Tuya). Alejandro Doria inizia la pre-produzione del film basato su questo romanzo, ma la sua morte, avvenuta nel 2009, impedirà di portarlo a termine. Il film verrà poi realizzato nel 2015, con regia e sceneggiatura di Edgardo González Amer, Juanita Viale, Jorge Marrale e Andrea Pietra.
Nel 2006 Claudia Piñeiro pubblica un altro romanzo di grande successo, Elena Sabe, e tre anni dopo La crepa (Las grietas de Jara). Nel 2010 il produttore Vanessa Ragone annuncia che Julia Solomonoff dirigerà un film basato su questo romanzo.
Nel 2011 esce Betibú, da cui sarà tratto un film nel 2014, diretto da Miguel Cohan e interpretato da Mercedes Morán, Daniel Fanego e Alberto Ammann.
Oltre a scrivere romanzi, la Piñeiro lavora come giornalista, drammaturga e sceneggiatrice televisiva. Tiene una rubrica intitolata "Il giovedì di Claudia Piñeiro" nel Suplemento Literario Télam dell'agenzia di stampa omonima.
Le sue opere sono state tradotte in diverse lingue.
 
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domenica 16 gennaio 2022

Robert Traver - (Pseudonimo di John D. Voelker) - Anatomia di un Omicidio

Robert Traver
(Pseudonimo di John D. Voelker)
Anatomia di un Omicidio
 
Recensione - Opinione di
 Mugnano di Napoli (Na) – 13.12.2021
 
Impressionante e disarmante questo libro. Anatomia di un Omicidio è un Thriller Legale, del 1958, di eccelso livello; ma è di certo più famosa la sua trasposizione cinematografica: - Anatomy of a Murder  - di Otto Preminger. (Con l’interpretazione di Jemes Stwart, nella parte dell’avvocato Paul Biegler, Arthur O'Connell, nella parte di Parnell, George C. Scott nel ruolo del procuratore, Ben Gazzara nella parte del Ten.Frederick Manion, Lee Remick nella parte di Laura Manion ed infine Joseph Welch nel ruolo del - Giudice - Presidente della Corte.).
Nel libro, però, abbiamo qualcosa di più intenso, in particolare abbiamo una circostanza, un tantino sottovalutata nel celebre omonimo film, un momento fondamentale per il testo, ovvero quando la difesa riesce a far invalidare la diagnosi dello psichiatra dell'accusa, avvenuta senza un esame diretto dell'imputato.
Ad onore del vero devo ricordare che il libro di Robert Traver (Pseudonimo del Giudice della Corte Suprema John D. Voelker) è autobiografico e ricalca un caso giudiziario nel 1952.
Nel racconto, durante una battuta di pesca, (La pesca era la grande passione dell’autore) un giovane avvocato quarantenne, Paul Biegler, (Alias Robert Traver, alias John D. Voelker), un po' deluso dalla sua carriera, è chiamato, più precisamente è disturbato, su sollecito del suo miglior amico, un ex giudice mezzo alcolizzato, a difendere, in un processo, il Tenente Frederick Manion, (Nella vita reale era il Militare Coleman Peterson) accusato di omicidio di primo grado.
L’avvocato riesce a far affermare il principio di  - Non punibilità per chi commette un crimine in preda a un "Impulso Irresistibile", tale da generare uno stato di temporanea infermità mentale – Vagamente simile al vecchio ed italianissimo Delitto d’Onore, perché l’omicidio è stato commesso per vendicare una donna e il proprio onore. Il come l’avvocato Paul Biegler (Alias Robert Traver, alias John D. Voelker) ci riesce, per me, è più interessante del risultato stesso da un punto di vista psico-letterario-giuridico, ma empaticamente, moralmente ed eticamente è una faccenda che riguarda il singolo lettore.  
Il testo, infatti, è stracolmo di dialoghi, e sono quasi tutti ricchi di suspense, ed è abbastanza pieno di aneddoti giudiziari americani che vengono ben compensati dalle - Note sui Termini Giudiziari - che l’autore fa premurosamente trovare a fine libro. Il tutto risulta facile da comprendere, un linguaggio pulito e fresco, con una stesura limpida e chiara sia dei luoghi che della vicenda in sé e soprattutto della personalità di tutti i protagonisti, ottima anche la sintetica ma incisiva - Introduzione -  alla lettura da parte dell’autore Robert Traver, (Pseudonimo di John D. Voelker).
Tutta la storia si svolge nella cittadina di Marquette, per essere precisi nella Penisola Superiore del Michigan; (P.S. per tutti); qui, un venerdì sera, il Tenente Frederick Manion, pluridecorato reduce dalla guerra di Corea e non solo, uccide o come scrive l’autore “sforacchia”, davanti a molti testimoni, con cinque colpi di una Luger calibro trentotto, Barney Quill, direttore dell’albergo e del bar, perché, quest’ultimo, aveva abusato di Laura Manion, moglie del suddetto Tenente. Lei, descritta, principalmente dall’accusa,  come lasciva e provocatoria, aveva accettato, di mal voglia, secondo la difesa, un passaggio in auto da Barney Quill ed era stata, usando le parole che l’autore mette in bocca al se stesso del racconto: aggredita, tormentata e violentata proprio da quest’ultimo. Il Tenente, saputo ciò, agisce d’istinto - Agisce d’Impulso Irresistibile -  e nel bar, trovandosi dinnanzi al reo violentatore, lo sforacchia”. Dopo averlo ammazzato, il Tenente Frederick Manion, se ne ritorna nella sua roulotte, dove vive con la moglie Laura, chiedendo, con molta calma, al custode del campeggio, di chiamare lo sceriffo per farlo arrestare. Da questo punto inizia la presa in carico dell’imputato da parte dell’ avvocato Paul Biegler, ed inizia il processo.
La bellezza di questo lavoro giuridico-psico-letterario, di ben 524 pagine fitte, sta nei dibattiti processuali, nei rimpalli tra accusa e difesa e soprattutto nella requisitoria finale dell’avvocato della difesa, Paul Biegler, (Alias Robert Traver, alias John D. Voelker) che è un capolavoro giuridico-emozionale che lascia il lettore senza fiato. Anatomia di un Omicidio è veramente un’anatomia perché sviscera, analizza, seziona, ispeziona, indaga e approfondisce, fino all’estremo, ogni singola azione compiuta, ogni sfaccettatura psicologia dei personaggi e ogni emozione vissuta ma, soprattutto, fa breccia dentro una forma mentis un po' chiusa; quella dell’America Puritana del 1958. È un lungo ed appassionante racconto che rapisce per potenza e introspezione. L.Ch.
Il mio voto in una scala-libri da 1 a 5 è un grande 4. 📚📚📚📚📖
 
TRAMA
Anatomia di un Omicidio
di Robert Traver
Pseudonimo di John D. Voelker
Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
Anatomia di un omicidio (Anatomy of a Murder) è un romanzo del 1958. È un bestseller che ha venduto oltre 4 milioni di copie e fu tradotto in più di dodici lingue, da cui un anno dopo fu tratto l’omonimo film.
Nella cittadina di Marquette, nella Penisola superiore del Michigan, Paul Biegler, un avvocato che vive la delusione per la perdita del posto di pubblico accusatore impegnandosi solo in piccole cause e dedicando buona parte del tempo alla pesca, viene incaricato della difesa in un processo per omicidio. La moglie dell'imputato, donna dall'atteggiamento disinibito, afferma di essere stata violentata dal gestore di un bar dal quale aveva accettato un passaggio in auto. Suo marito, il tenente Frederick Manion, decorato reduce dalla guerra di Corea, appreso l'accaduto e constatati gli evidenti segni delle percosse, la notte stessa si è recato presso il bar del violentatore e ha sparato all'uomo uccidendolo davanti alla clientela; poi è tornato tranquillamente alla roulotte dove la coppia vive dicendo al custode del campeggio di chiamare lo sceriffo per arrestarlo. L'avvocato è spinto ad accettare la causa dal suo migliore amico, ex giudice alcolizzato, e anche per spirito di rivincita dopo le disavventure professionali, ritenendo che l'unica strategia di difesa possibile debba riguardare le condizioni mentali dell'accusato al momento del delitto. Viene aiutato nella preparazione del processo dalla fedele segretaria e dall'amico giurista, che trova un'occasione per redimersi dall'alcolismo, mentre la pubblica accusa locale viene coadiuvata da un pubblico ministero giunto appositamente dalla città. Il contenuto è autobiografico, rifacendosi a un caso giudiziario al quale nel 1952 l'autore partecipò come avvocato difensore e in cui venne riaffermato il principio della non punibilità di chi commette un crimine in preda a un "Impulso Irresistibile", tale da determinare uno stato di temporanea infermità mentale.  
 

Film: 
Anatomy of a Murder  - di Otto Preminger. 
(Con l’interpretazione di Jemes Stwart, nella parte dell’avvocato Paul Biegler, 
Arthur O'Connell, nella parte di Parnell, 
George C. Scott nel ruolo del procuratore, 
Ben Gazzara nella parte del Ten.Frederick Manion
Lee Remick nella parte di Laura Manion ed infine Joseph Welch nel ruolo del - Giudice - Presidente della Corte.).

Nella Foto: 
A sx: Otto Preminger
A Dx : Robert Traver  
(Pseudonimo di John D. Voelker)

Edizioni Italiane: Garzanti 1959 A.Vallardi 1984
Autore: Robert Traver (pseudonimo di John D. Voelker)
Traduzione di Carlo Rossi Fantonetti
 

CENNI SULLA VITA di:
Robert Traver
Pseudonimo di John D. Voelker
Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
Robert Traver è lo pseudonimo di John D. Voelker, un alto magistrato americano autore di vari romanzi di argomento giudiziario. Nato il 29 giugno 1903, Ishpeming, Michigan, Stati Uniti ed è Morto il 18 marzo 1991, Marquette, Michigan, sempre negli Stati Uniti. Ha Studiato presso Università del Michigan, University of Michigan Law School. E fu candidato al National Book Award per la narrativa. Svolse l'attività di pubblico accusatore, avvocato e successivamente giudice della corte suprema dello stato del Michigan. In qualità di legale nel 1952 difese con successo dall'accusa di omicidio il militare Coleman Peterson, ritenuto dalla giuria non colpevole in quanto, come sostenuto da Voelker, vittima di un "impulso irresistibile", motivato dal fatto che la vittima aveva stuprato la moglie. Dalle vicende autobiografiche del processo lo scrittore-uomo di legge ricavò lo spunto del romanzo bestseller che gli dette la notorietà: Anatomia di un omicidio, pubblicato nel 1958, che vendette 4 milioni di copie e da cui un anno dopo fu tratto l'omonimo film di Otto Preminger. Deve la sua notorietà a questo libro. Nel 1959 lasciò l'attività di giudice per dedicarsi a tempo pieno a quella di scrittore e alla pesca, sua grande passione che "trasmise" al protagonista del suo romanzo più famoso.
 



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