martedì 22 febbraio 2022

Ruth Ware - La Donna della Cabina Numero 10

RUTH WARE
La Donna della Cabina Numero 10

Recensione - Opinione di
 
Mugnano di Napoli (Na)  - 19.02.22
 
Poche volte ho scritto: questo libro è brutto! Ed eccomi di nuovo a farlo.
Questo libro è brutto, no è bruttissimo! Ed il motivo è il più semplice del mondo: è noioso da morire. Almeno ha il buon gusto di essere scorrevole e breve! Sono arrivata al punto d’iniziare a saltare dei paragrafi, poi intere pagine, l’ho terminato solo per capire fino a che punto volesse trascinare il lettore nella noia.
Prolisso e ripetitivo fino all’estremo sulle sensazioni e sulle emozioni della protagonista; ogni pagina la rendeva sempre più antipatica e sciocca; diciamo pure insopportabile. Tutti i personaggi di secondo piano sono stati decisamente migliori di Lo. Lo è Laura Blackwood,  la giornalista sfigata del giornale londinese per viaggi – Velocity – che si ritroverà, per puro caso, in una crociera di lusso, tra i fiordi norvegesi, per ammirare, tra le altre cose, l’aurora boreale, che poi è anche il nome della mini nave extra lusso, Aurora Borealis. Qui si ritroverà coinvolta in un omicidio da scoprire e da cui fuggire. 
Il testo si legge, fortunatamente, molto in fretta, perché lo stile è semplice ma ed è ripetitivo, niente di entusiasmante, anche se rientra nei gialli/thriller di suspense non ve ne è. È tutto completamente scontato!
Una sola frase mi ha colpito ed è, nella mia copia, a pagina 198:
<< … Bisogna a tutti i costi cercare di spremere la vita  fino all’ultima goccia 
per ricavarne ogni emozione possibile, non credete? 
Altrimenti è solo un breve, sgradevole e brutale 
interludio tra la nascita e la morte.>>.
Speravo che a questo punto, a metà del libro circa, iniziasse l’indagine, la suspense, il sospetto, il dubbio, il vortice di supposizioni e congetture che potessero entusiasmare un lettore, invece no! Piatta totale e mare calmo! La noia ha regnato sovrana ed indisturbata!
Il finale è stato così insulso e stupido da farmi venire voglia di gettare il libro dall’altro capo del letto. Sconsiglio questa lettura soprattutto per gli amanti dei gialli e dei thriller. L.Ch.
Il mio voto nella mia personale scala libri da 1 a 5 e un deciso 1. 📗🕮🕮🕮🕮
 
TRAMA
La Donna della Cabina Numero 10
di Ruth Ware
Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
Come puoi fermare un assassino se nessuno crede che esista? Doveva essere la crociera perfetta. Le luci del grande Nord su una nave di lusso, l’Aurora Borealis, in compagnia di pochi e selezionatissimi ospiti. Un’ottima opportunità professionale per la giornalista Lo Blackwood, incaricata di sostituire il suo capo e ben felice di trovare sollievo dallo choc provocato da un tentativo di furto subito nella sua casa di Londra. Ma la crociera si trasforma ben presto in un incubo atroce... Durante la prima notte di viaggio, Lo assiste a quello che ha tutta l’aria di essere un omicidio, proprio nella cabina accanto alla sua, la numero 10. Non solo nessuno le crede, ma la ragazza che dice di aver incontrato nella stessa cabina sembra non essere mai esistita: non è a bordo, nessuno la conosce, e le tracce lasciate dalla sua misteriosa presenza svaniscono una dopo l’altra. Bloccata sulla nave e sempre più isolata nella sua ricerca, Lo cade in preda al terrore. Sta forse impazzendo? Oppure è intrappolata in mezzo all’oceano, unica testimone di un delitto e in balia di uno spietato assassino? Inquietante, coinvolgente, claustrofobico, «La donna della cabina numero 10» conferma la nascita di una nuova autrice di grande talento nel panorama del thriller internazionale.
 
Editore: TEA (15 febbraio 2018)
Lingua: ‎Italiano
Copertina flessibile: ‎368 pagine
ISBN-10: ‎ 8850249039 - ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8850249039
Dimensioni: ‎ 12.8 x 2.5 x 19.8 cm
Editore: ‎Corbaccio (13 ottobre 2016)
Lingua: ‎Italiano Traduttrice: Valeria Galassi
Copertina rigida: ‎ 368 pagine
ISBN-10: ‎ 8867002023 - ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8867002023
Dimensioni: ‎ 22.1 x 2.6 x 15 cm
 
«Dopo il successo internazionale dell'Invito,
questo romanzo conferma lo straordinario talento di Ruth Ware.» 
The Bookseller

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«Ruth Ware possiede tutte le doti dei grandi maestri del thriller: una prosa asciutta e tagliente, uno stile elegante e nitido, e la capacità di infondere in ogni pagina un senso di minaccia incombente ... 
Sunday Express
 


CENNI SULLA VITA di:
Ruth Ware
Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
Ruth Ware è nata nel 1977 ed è cresciuta a Lewes, nel Sussex. Si è laureata all’Università di Manchester e ha lavorato come cameriera, libraia, insegnante di inglese e nell’ufficio stampa della Vintage Publishing. Ha vissuto a Parigi e a Londra, dove attualmente risiede con il marito e i figli. In Italia ha pubblicato L’invito, il suo primo thriller, e La donna della cabina numero 10. Di entrambi sono stati venduti i diritti cinematografici. Sempre con Corbaccio pubblica Il gioco bugiardo (2018) e L'eredità di Mrs Westaway (2019).




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lunedì 14 febbraio 2022

Kike Ferrari - Da Lontano Sembrano Mosche

Kike Ferrari 
             
 Recensione - Opinione di
 
Mugnano di Napoli (Na) – 13.02.2022
 
Questo è un noir molto particolare, brevissimo e intenso. Il protagonista è il signor Machi, un ricco mafiosetto, il suo regno è anche il suo locale - El Impero -. Il signor Machi è un essere volgare, drogato, poco colto, molto arrogante e maleducato, tratta con superiorità e disprezzo tutti coloro che incontra. Lui stesso si definisce, continuamente, un self-made man, ed è molto orgoglioso di esserlo e, soprattutto, di apparire tale, lo fa notare frequentemente e lo esternalizza attraverso il lusso, in particolar modo nell’abbigliamento firmato, da testa a piedi, e nel guidare la sua BMW nera da 200 testoni $. Da pagina 14:
<< Vede il successo, nello specchio, il signor Machi.
Cos’è il successo per lui?
Sorride allo specchio e pensa che il successo è lui.>>.
Ha una moglie Mirta, ricca di famiglia, con tanto di doppio cognome, un figlio Alan, probabilmente gay, e una figlia Luciana, che studia all’università; una figlia che il signor Machi non comprende, per gli studi intrapresi, e per il fidanzato che ha scelto.  
Il signor Machi è l’unico protagonista, la vicenda gira tutta intorno a quest’unico uomo, che il narratore chiamerà sempre signor Machi e verrà chiamato Luís o Luisito solo da se stesso. Tutti i personaggi che gravitano intorno al signor Machi sono tutti personaggi squallidi e negativi, il peggio che l’Argentina può presentare.
La storia si svolge in un lasso temporale brevissimo, ovvero in meno di 24 ore, in un' Argentina quasi post dittatura e completamente allo sbando dove riesce a farsi strada proprio il signor Machi, figlio di un immigrato Italiano. Tra le righe l’autore, Kike Ferrari, mette in evidenza proprio la disastrosa situazione socio-politica-economica in cui versa l’Argentina, in particolare la città di Buenos Aires, ma senza girarci troppo in torno.
Chi gira a vuoto, nella sua BMW nera da 200 testoni $, invece, è il signor Machi, a cui gira letteralmente il cervello tra sniffate di cocaina purissima, alcol, prostitute e soprattutto sospetti e dubbi. I suoi pensieri e le sue riflessioni tradiscono la sua vera natura di uomo moralmente piccolo e troppo condizionato dal successo e dall’apparire.
Il ritmo del libro è decisamente dirompente, fin dalle prime pagine; i brevissimi capitoli sono  incalzanti e ogni pagina tiene in tensione il lettore anche attraverso una scrittura fluida e scorrevole piena di piccoli e direi divertenti colpi di scena. È un libro con un finale – non finale, che, a seconda delle inclinazioni letterarie di che legge, può piacere o deludere, non ha vie di mezzo. Tutti pagano, in un modo o nell’altro, il prezzo per le scelte compiute, e il signor Machi lo sta scoprendo tra puttane, manette con il peluche rosa e 300 italianissime sciarpe firmate Marinella. Kike Ferrari è stata una piacevole scoperta!
Consiglio questa lettura e il mio voto, nella mia scala libri, da 1 a 5, è un buon 3. L.Ch. 📗📘📕📖📖

TRAMA
Da Lontano Sembrano Mosche
Kike Ferrari
Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
Il signor Machi è un uomo potente a Buenos Aires, quando si guarda allo specchio vede l’immagine del successo. Padrone di un piccolo impero, colluso in ogni sorta di traffico, Machi procede in modo spregiudicato in tutti gli ambiti. Per intenderci, in Italia sarebbe uno del “mondo di mezzo”. Ma cosa succede se un giorno, alla guida della sua Bmw nera da 200 mila dollari, fora una gomma e scopre nel bagagliaio un cadavere dal volto sfigurato da un colpo di pistola? Chi gli ha voluto giocare un brutto tiro? Sono tanti quelli che lui ha schiacciato e umiliato, e ai suoi occhi sono sempre stati così insignificanti da sembrargli da lontano solo piccole mosche. Così inizia la giornata più difficile dell’indimenticabile signor Machi, un personaggio emblematico e rappresentativo dei nostri giorni, abituato all’impunità del potere, che per la prima volta si ritrova alle prese con una situazione che sembra essergli sfuggita di mano. Di chi ha paura il signor Machi?

Editore: Feltrinelli (11 gennaio 2018)
Prima edizione: 2011
Lingua: Italiano - Traduttore: Pino Cacucci
Copertina flessibile: 183 pagine
ISBN-10: ‎ 8807032724 - ISBN-13: ‎ 978-8807032721
Dimensioni: ‎ 14.2 x 1.8 x 22.2 cm
Generi – Etichette: Giallo Hard-Boiled  Letteratura  Mistero Narrativa  Noir
 

“Probabilmente non vi ricapiterà di leggere una storia così perfetta”
Paco Ignacio Taibo II
 

“Kike Ferrari, scrittore premiato di giorno,
addetto alle pulizie nella metropolitana di notte.” 
El País
 


CENNI SULLA VITA di:
Kike Ferrari
Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
Kike Ferrari è nato nel 1972 e vive a Buenos Aires con la moglie e i tre figli. Ha esercitato i mestieri più diversi e ha vissuto quattro anni negli Stati Uniti a Fort Lauderdale, dove è andato a cercare fortuna con la moglie, prima di essere entrambi rimpatriati come immigrati illegali. 
Ora lavora come addetto alle pulizie nella metropolitana della capitale argentina di giorno e si dedica alla scrittura di notte. 
Ha pubblicato quattro libri che gli sono valsi premi importanti tra cui il premio Casas de las Américas (Cuba) e ha ottenuto con Da lontano sembrano mosche il premio come migliore opera prima al festival la Semana Negra de Gijón (Spagna). Per Feltrinelli, Da lontano sembrano mosche (2018).


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lunedì 7 febbraio 2022

Giovanni Staibano - Il Caso Mayer

Giovanni Staibano
Il Caso Mayer
Recensione - Opinione di
 
Mugnano di Napoli (Na) – 30.01.2022
 
Il Caso Mayer non è un semplice thriller è un vero e proprio thriller psicologico/legale che si basa su ricerche sul Mind Control. (Controllo della mente).
La prima cosa che si nota è che l’autore, Giovanni Staibano, aiuta il lettore con i personaggi, in quanto, in ogni inizio-parte del libro, e sono sei parti più il prologo e l’epilogo, ci presenta, in ordine di comparizione, l’elenco dettagliato di tutti i personaggi che verranno coinvolti nelle vicende dei capitoli che leggeremo; questa “cortesia al lettore” ritorna molto utile se non si legge il libro in un solo giorno.
La seconda cosa che si nota è che è un thriller al rovescio. Già dal primo capitolo, infatti, sappiamo subito cosa è successo, chi sono gli attori più importanti sul palcoscenico e come è finita tutta la vicenda. Sembra assurdo ma è così, in 23 pagine l’autore ci narra la vicenda e il finale.
Saranno il giovane, timido e insicuro avvocato difensore di John Mayers, Lou Harris, il reporter del New York Times, Pete Klein e il presentatore televisivo Tucker, Eagle Sawyer, nella trasmissione - Survivor - della HTS Chanel Newyorkese su TV via cavo, all’inizio, a narrarci gli eventi.
Vi chiederete perché? Facile! Perché lo scopo, come nelle migliori serie TV stile CSI, non è capire solo - il chi -, ma è di primario interesse comprendere - il come - sia potuto succedere e perché. Nel racconto, infatti, secondo me, lo scopo dell’autore è narrare come si è arrivati all’assoluzione e alla liberazione dalla latitanza del famoso - Dottor Morte -  ovvero dello psichiatra John Mayers.
La terza cosa che si nota è che l’autore non si sofferma moltissimo sulle specifiche tecniche mediche e sui processi scientifici utilizzati dall’Athena Medical Research, società newyorkese leader nella ricerca biofarmaceutica, che intraprende il - Progetto Recon - (Reconditioning), ovvero un programma per il controllo della mente umana, per estrarre, inserire, modificare e cancellare le informazioni contenute nella mente umana al fine di abbattere le difese del soggetto e trasformarlo in automa per farlo comportare secondo la programmazione subita, piano, che a sua volta deriva dal progetto - MK-ULTRA -  un prodotto della CIA, studiato intorno agli anni 1950, ed in seguito bandito, che intendeva trasformare torture, droghe e psicologia in armi al servizio del controspionaggio; l’autore, Giovanni Staibano, invece, pone di più l’accento su come i fondatori dell’Athena Medical Research, ovvero Brian Singleton ed Ernest Stevenson, che provengono dalla DARPA, un’Agenzia Governativa Specializzata nello Sviluppo delle Nuove Tecnologie, hanno, illegalmente, condizionato e ucciso tante persone e in particolar modo come hanno manipolato lo psichiatra John Mayer, anche uccidendo la famiglia del dottore, e illudendolo di poter portare avanti la sua ricerca su una molecola che avrebbe aiutato a contrastare i PTSD ( Disordini da Stress Post Traumatico) e altre malattie neurologiche di cui sono affetti molti soldati, ma anche una vasta parte della popolazione civile.
La quarta cosa 
che si nota è che l’autore ha speso molto del suo tempo nelle ricerche sulla citta di New York e sulle leggi americane, veramente un gran ben lavoro.
Il personaggio più interessante, però, è il nipote di John Mayer: il semi-scapestrato, orfano e talentuoso pianista, studente della famosa Juilliard School di New York, Nicolas Mayer. Ragazzotto solo e incostante, all’apparenza poco sveglio ma eccezionale nel suo talento musicale; e sarà proprio grazie a lui, e alle indagini iniziate dal giovane giornalista del City Daily, Jimmy Wright, che John Mayer verrà assolto.
Ma… cosa muove il tutto? Cosa fa arrivare alla Verità? Viene da chiedersi dopo le prime 23 pagine? L’ambizione? Quella di Brian Singleton ed Ernest Stevenson per i soldi ed il potere? O il desiderio di fama e successo del presentatore di HTS Chanel: Tucker, Eagle Sawyer? La cronaca nera, in fondo, fa sempre audience e l’audience porta soldi e successo.
No! È l’Amore! Semplicemente l’Amore.
Quello di John Mayer per il suo lavoro e per la sua Miriam Shahid, nativa dell’India, trasferitasi con la famiglia negli USA e diventata assistente personale di Ernest Stevenson. Il dottor Mayer per proteggerla la - Riprogrammerà - ma il suo ricondizionamento sarà solo dormiente perché grazie a delle  - Istruzioni Nascoste -  il condizionamento verrà a cadere e le  - Linee di Rottura - funzioneranno a dovere. Da pagina 18:
<< “Fa che sia il tuo cuore a scegliere la meta, 
e la ragione a cercare la via.”>>.
Quello di Nicolas per la sua amata Helen McGuire, una delle donne rapite e ricondizionate da John Mayer, e per la sua unica famiglia, composta dal solo nonno John.
A muovere il tutto però è sì l’Amore verso qualcuno, come nel caso dei Mayers, ma è
anche l’Amore per la Verità. La Verità che vuole conoscere sia Nicolas e Miriam che i due appassionati giornalisti. Per questa Verità, appunto, vi è il gran lavoro non solo di Nicolas Mayer ma principalmente del giornalista, del City Daily, Jimmy Wright, che, sempre per Amore della Verità, verrà ucciso, e anche del giovane reporter del New York Times,
Pete Klein, che gli renderà onore portando a termine il suo lavoro. Da pagina 44:
“Quando la verità non è libera 
la verità non è vera.” ( di Jacques Prévert)
Le locations sono ben costruite, sembra di vederle dinnanzi agli occhi e l’autore, Giovanni Staibano, riesce anche a non essere prolisso in tal senso.
Per quanto concerne il linguaggio utilizzato, inoltre, posso aggiungere che è molto fluido e semplice, senza troppe ridondanze e si adatta a tutti i lettori anche grazie alle spiegazioni, su situazioni e argomentazioni più complesse, quali gli aspetti legali americani; in questo libro si facilita al massimo il lettore.
Il ritmo narrativo è scorrevole, la suspense cresce piano piano; dal pathos che troviamo nella rocambolesca fuga dal Lago, fino al coraggio preso a due mani dell’avvocato Lou Harris, nell’aula giudiziaria, contro l’agguerrito procuratore Lionel Vincenti e - l’inflessibile e risoluta - Giudice Miriam Goldman Wood; procedendo fino al climax finale che scioglie tutte le tensioni. (Questo, però, non ve lo racconto).
Come viene spesso ripetuto nel testo: “A tutto c’è un rimedio!”
Dimenticavo! Soffermatevi anche sulla copertina è, a mio parere, molto bella! L.Ch.
Il mio voto, nella mia personale scala libri da 1 a 5 è di un buon 3.L.Ch.
📚📚📚🕮🕮
 
Il Caso Mayer 
di Giovanni Staibano
Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
Da un'aberrazione nata tra le mura della CIA intorno al 1950, che intendeva trasformare torture, droghe e psicologia in armi al servizio del controspionaggio, nasce il progetto MK Ultra. Trent'anni dopo, dalle sue ceneri, sorge il progetto Recon. Fuoriuscito dalle mura dell'Athena Medical Research, una società newyorkese leader nella ricerca biofarmaceutica, sfugge al controllo del suo ideatore, lo psichiatra John Mayer, e alla fine degli anni 2000 inizia a mietere le sue prime vittime. "Il caso Mayer" parla di uno scandalo, la cui portata, a livello internazionale, riuscirà a scuotere nel profondo l'animo della gente, portandola a chiedersi fin dove la scienza può spingersi senza violare quei limiti che moralità, razionalità e umanità vorrebbero invalicabili. Molti proveranno a dare una risposta, Jimmy Wright, il giornalista del «City Daily», che per primo svelerà la vera natura di John Mayer, Ernest Gerard Stevens, il co-fondatore dell'Athena Medical Research, fino al nipote del crudele psichiatra, Nicolas Mayer, un pianista di gran talento con in sé tutte le contraddizioni di un giovane ribelle. Tutti daranno il loro contributo affinché la giustizia trionfi, ma sarà necessario altro sangue, e una delle più singolari storie d'amore che siano mai state raccontate, perché l'impensabile alla fine venga svelato.
Il Caso Mayer: Sinossi inviata dall’autore Giovanni Staibano:
L'Athena Medical Research, un’importante società di ricerca biofarmaceutica del Nord America, viene coinvolta in uno scandalo. Costretti ad attivare un'indagine interna, i fondatori s'imbattono in una scoperta che li costringerà a rendere pubblici tutti i loro studi. In una girandola di accuse reciproche e di colpi di scena, ognuno cercherà di scagionarsi scaricando ogni colpa sugli altri, e sarà solo John Mayer, il responsabile studi clinici dell’Athena, a essere additato come l’ideatore di una manipolazione psichica per ottenere il controllo della mente dell’uomo. Costretto alla fuga, disseminerà nelle menti di quattro donne gli indizi per poterlo rintracciare, e consegnerà l'esile filo della sua difesa nelle mani del nipote Nicolas, un giovane pianista con in sé le contraddizioni di un ribelle, insieme a un grande talento in grado di far volare le dita sulla tastiera di un pianoforte. Ogni cosa è come appare. O come il fondatore dell’Athena, Ernest Stevens, vuole far credere: in realtà è lui che sta dietro a un'intricata vicenda, le cui radici affondano in un programma illegale della CIA di esperimenti su esseri umani denominato MK-ULTRA. Non c'è via d'uscita per John Mayer, tutto è stato calcolato in anticipo. Tutto, a eccezione di due storie d’amore: quella tra Nicolas e una delle donne rapite dal nonno, e quella tra lo stesso dottor Mayer e l’assistente personale del fondatore dell’Athena, Miriam Shahid. La prima darà la forza al giovane pianista di convincere il nonno a lottare fino in fondo, la seconda permetterà al vecchio dottore di far riemergere dalla mente della sua donna quei ricordi che inchioderanno senza via di scampo i veri colpevoli.
 
Editore: Independently Published (7 marzo 2020)
Lingua: Italiano
Copertina flessibile: 306 pagine
ISBN-13: 979-8604663530 – ASIN:B085KR3XXW
  
CENNI SULLA VITA di:
Giovanni Staibano
Inviati dall’autore
Giovanni Staibano:
Giovanni Staibano, nato a Foligno nel 1966, esperto di Information Technology, esordisce nel 2018 con "La Madre", un noir psicologico che gli vale il secondo posto al Premio Internazionale di Sarzana e il titolo di "autore dell'anno" dalla sua casa editrice. Recentemente, "La Madre" è stato ripubblicato in una nuova edizione. Nella perenne ricerca di perfezionarsi, l'autore intercala la scrittura a diversi corsi di narrativa, alcuni dei quali tenuti dal noto linguista Matteo Pascoletti. "Il caso Mayer" è il suo secondo romanzo, frutto di due anni di ricerche, e richiede un costante lavoro di perfezionamento prima di essere proposto al grande pubblico.
Giovanni Staibano è nato a Foligno, in provincia di Perugia, il 14 Dicembre 1966.  Laureato in Scienze dell'Informazione è un esperto di Information Technology. Intorno ai vent'anni si accosta al mondo della scrittura creativa componendo alcune poesie e scrivendo dei racconti. Si ferma per altri  vent'anni, ma senza mai smettere di annotare soggetti di eventuali libri che un giorno o l'altro avrebbe potuto e voluto scrivere. Dodici anni fa ha affiancato il padre, intenzionato a scrivere un saggio sui geroglifici e un libro di memorie, un'attività che in un certo senso lo obbliga a vestire i panni di editor e di supervisore. Così invogliato, e dopo alcuni anni di questo involontario allenamento, decide di riprendere la penna in mano, inizia nel 2014 "La Madre" e lo porta alla conclusione nel 2017. 
Nello stesso anno inizia anche un secondo romanzo, "Il caso Mayer", che completa però nel 2019 e pubblicherà nei primi mesi del 2020. Sempre nello stesso anno porterà a compimento la sua terza fatica, "Il giardino rubato", attualmente in fase di beta-reading.
I suoi autori preferiti sono Jeffery Deaver, Patricia Cornwell, Dean Koontz eMichael Crichton, dai quali ha preso, se non altro, la caratterizzazione delle ambientazioni dei suoi romanzi, tipicamente americane. DI questi autori è sempre rimasto colpito dalla forte espressività del loro stile, che seppure sintetico e compatto, ha sempre fornito ai lettori una enorme vastità di emozioni.
Nel 2018 segue un corso di scrittura creativa, tenuta da linguista Matteo Pascoletti, e a luglio sempre dello stesso anno il suo "La Madre" viene insignito del 2° premio del Concorso Internazionale Città di Sarzana. Nel 2019 la sua prima casa editrice, la LFA Publishing di Napoli, lo elegge "autore dell'anno".
 
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martedì 1 febbraio 2022

Claudia Piñeiro – La Crepa

CLAUDIA PIÑEIRO 
 
Recensione - Opinione di
 
Mugnano di Napoli (Na) – 06.01.2022
 
Superate le prime 50 pagine la suspense la si troverà solo verso il centro del libro; è un racconto, ambientato in Buenos Aires, con moderata tensione narrativa. Complessa e cruda, invece, è l’esposizione della psicologia dei personaggi soprattutto quella del protagonista: l’architetto quieto, frustrato e passivo, Pablo Simó, marito di una piagnucolosa Laura e padre di una disorientata adolescente, Francisca.
Pablo Simó (da pagina 177) - una persona ossessiva e maniaca dei dettagli - lavora da sempre nello studio di Architettura Borla (Borla Mario) e Associati, dove l’unica associata è l’affascinate e decisa Marta Horvat, e da Marta, con il seno rifatto, il top bianco e gli occhiali da sole, è segretamente attratto. I tre, Pablo, Marta e Mario, custodiscono, sotto un grosso strato di colata di cemento, un orrendo segreto che, dopo tre anni di silenzio, si materializza verbalmente, a causa di una giovane fotografa di nome Leonor, che è alla ricerca, e quindi chiede ai tre, del misterioso Nelson Jara. I motivi per cui Leonor chiede di Nelson Jara sono bel lontani da ciò che temono e sospettano i tre, ma loro non lo sanno e sarà Pablo Simó a scoprirlo ed a scoprire qualcosa su se stesso.
Da Pagina 38: 
<< “ Era un tipo strano, Jara, vai a sapere dov’è”.>>.
Nelson Jara apre una crepa reale in muro ma quella crepa diventa qualcosa in più per Pablo Simó, diventa una crepa nella sua vita di architetto, marito e padre.
Leonor, la giovane e profumata Leonor, è solo colei che allarga la crepa interiore, che s’ingrandisce nella mente e nelle emozioni del nostro protagonista, la si potrebbe definire la goccia che fa traboccare il vaso di una vita triste, piatta e ripetitiva.  
La crepa nel muro, l’omicidio, l’occultazione di cadavere, i problemi economici dello studio, il tradimento fisico, diventano questioni secondarie rispetto all’evoluzione emotiva e psicologica che avviene in Pablo Simó.
La prima crepa di Pablo Simó è come architetto parzialmente e/o insufficientemente realizzato, che continua, in modo ripetitivo e identico a disegnare, con la sua matita Caran d’Arche da tre millimetri, e a solo sognare di realizzare, il suo edificio di 11 piani rivolto a Nord.
La seconda crepa è come uomo; lui stesso arriverà a definirsi - una canaglia - perché l’unica volta che trova un po' di coraggio, nella sua insoddisfacente e piatta vita, è per un’azione criminale e insensata.
Da pagina 42:
<< “ Tu sai come trattare certe questioni, Pablo”.
“ Toglimelo di torno” aveva aggiunto Marta.>>.
La terza crepa è come padre quando comprende che la figlia Francisca lo vede solo come un uomo - patetico - incapace di essere veramente felice.
La quarta crepa, di cui prende coscienza, è come maschio eterosessuale, prevedibile e monotono: percepito - incapace di conquistare una donna - proprio da sua moglie Laura e definito - esemplare raro - o - strano - dalle uniche due donne da cui è attratto, la sensuale collega architetto Marta e la fresca e sveglia fotografa Leonor.
Solo quando prende coscienza di ciò che è diventato negli anni, un uomo che, come lo definisce Nelson Jara, (da pagina 176) - gli piace seppellirsi vivo sotto questa città – non solo fisicamente,  il - Sangue Testardo - di Pablo Simó, inizia a ribollire in lui e, finalmente, sceglie di costruire la sua vita e realizzare il suo sogno, ad ogni costo, cambiando prospettiva su ogni aspetto della sua esistenza. Da pagina 107:
<< “Spaventato di cosa?” Chiede Pablo.
“Che la vita passi mentre tu sei ancora così,” risponde l’amico,
“stufo, magari soltanto un po', è come un piccolo fastidio,
ma ci devi convivere, un malessere leggero ma permanente,
che non fa male e non uccide, ma ti consuma.”>>.
L’autrice, Claudia Piñeiro, attraverso un’angolazione architettonica del tutto singolare di Buenos Aires, narra magistralmente questa evoluzione interiore di Pablo Simó, direi che lo fa con una certa accelerazione emotiva, molta eleganza è una discreta quantità di realismo. L.Ch.
Consiglio questa lettura, infatti il mio voto, nella scala libri 1-5, è di un bel 3 libri. 📚📚📚📖📖
 
TRAMA
La Crepa - Claudia Piñeiro
Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
Nella vita da uomo qualunque dell'architetto Pablo Simó c'è una fessura inconfessabile, una crepa che gli tormenta la coscienza: Nelson Jara. Forse era solo un piccolo truffatore, una "canaglia", ma anche Pablo Simó sa di essere una canaglia, nonostante l'apparenza di irreprensibile professionista e buon padre di famiglia. Come una crepa che si allunga e si allarga, tutte le piccole certezze quotidiane di Pablo si sgretolano: una giovane donna che sembra sapere chissà cosa su Jara scatena in lui un'attrazione dirompente, la famiglia va in frantumi, il lavoro diventa insopportabile, e passo dopo passo la tentazione di essere canaglia fino in fondo lo travolge. Ancora una volta Claudia Piñeiro ci narra i piccoli inferni di una variegata umanità, nella monumentale Buenos Aires invasa dal cemento delle speculazioni edilizie dove l'apparenza, più che mai, inganna.
 
Autrice: Claudia Piñeiro
Editore: ‎Feltrinelli (14 gennaio 2016)
Copertina flessibile: ‎208 pagine
Lingua: ‎Italiano
Traduttore: Pino Cacucci
Lingua Originale: Spagnolo
Titolo Originale: Las Grietas de Jara
1° Edizione Originale: 2009
Ambientazione: Buenos Aires
Genere – Etichette: Autori Argentini Giallo Mistero Narrativa  
 
CENNI SULLA VITA di:
Claudia Piñeiro
Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
Claudia Piñeiro nasce il 10 aprile 1960 a Burzaco, nella provincia di Buenos Aires. Al momento di iscriversi all'università il suo desiderio era quello di studiare lettere o sociologia, ma in quegli anni la dittatura militare precluse alle donne la possibilità di seguire una carriera legate alle scienze umanistiche e così Claudia fu costretta a cambiare percorso di studi. Si laurea nel 1983 all’ Università di Buenos Aires come contabile pubblico nazionale, professione che eserciterà per 10 anni prima di dedicarsi alla scrittura.
In un'intervista pubblicata nel 2005 nella Revista Ñ del diario Clarín, racconta come iniziò la sua carriera di scrittrice. Nel 1991 lavorava in una società che aveva una filiale a San Paolo, ma trovava la mansione noiosa e insoddisfacente. Un giorno, leggendo un’inserzione in un giornale riguardante un concorso di scrittura, “La Sonrisa Vertical”, decise di parteciparvi e il suo romanzo El secreto de las rubias arrivò tra i primi 10 finalisti, ma non venne mai pubblicato.
Il primo romanzo della Piñeiro, Un ladrón entre nosotros, vede le stampe nel 2004. Nello stesso anno la scrittrice porta nei teatri anche la sua prima opera teatrale, Cuánto vale una heladera, con la quale vince il premio offerto dal Grupo Editorial Norma in Colombia.
Nel 2005 scrive Le vedove del giovedì (Las viudas de los jueves), con il quale vince il Premio Clarìn. Quattro anni dopo l’uscita del romanzo, il regista Marcelo Piñeyro ne realizza la versione cinematografica.
Sempre nel 2005 pubblica il romanzo Tua (Tuya). Alejandro Doria inizia la pre-produzione del film basato su questo romanzo, ma la sua morte, avvenuta nel 2009, impedirà di portarlo a termine. Il film verrà poi realizzato nel 2015, con regia e sceneggiatura di Edgardo González Amer, Juanita Viale, Jorge Marrale e Andrea Pietra.
Nel 2006 Claudia Piñeiro pubblica un altro romanzo di grande successo, Elena Sabe, e tre anni dopo La crepa (Las grietas de Jara). Nel 2010 il produttore Vanessa Ragone annuncia che Julia Solomonoff dirigerà un film basato su questo romanzo.
Nel 2011 esce Betibú, da cui sarà tratto un film nel 2014, diretto da Miguel Cohan e interpretato da Mercedes Morán, Daniel Fanego e Alberto Ammann.
Oltre a scrivere romanzi, la Piñeiro lavora come giornalista, drammaturga e sceneggiatrice televisiva. Tiene una rubrica intitolata "Il giovedì di Claudia Piñeiro" nel Suplemento Literario Télam dell'agenzia di stampa omonima.
Le sue opere sono state tradotte in diverse lingue.
 
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