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martedì 31 marzo 2020

Guillaume Apollinaire – Le undicimila verghe


Guillaume Apollinaire 
Le undicimila verghe


Recensione – Opinione
di

Mugnano di Napoli
07.03.2020
Non l’ avesse mai detto ….
Pagina 16: << Signorina, non appena vi ho scorta,  folle d’ amore, ho sentito i miei organi genitali tendersi verso la vostra bellezza sovrana, ritrovandomi più in calore che se avessi bevuto un bicchiere di Rakì”.>>. … << Pongo le mie  ricchezze e il mio amore ai vs. piedi. Se potessi avervi in un letto, per venti volte di seguito vi proverei il mio ardore. Che le undicimila vergini o le undicimila verghe mi puniscano se sono un bugiardo!”.>>.
In undicimila verghe, o gli amori di un Ospodaro,  (i nostri sotto-prefetti, per
 capirci.) praticamente ci sta tutto il campionario di un romanzo/viaggio erotico, non manca quasi nulla.
(Per i deboli di stomaco evitate il capitolo 3 e 6).
Ménage à trois, Necrofilia, Orge, Ipersessualità, Zoofilia, Sodomia, Pedofilia e Pederastia, Onanismo, Feticismo, Sadomasochismo, Fustigazioni, Lesbismo, Coprofilia, Gerontofilia, Voyeurismo, Violenza, tanta violenza, sembra de Sade però in maniera, Esasperata, Sarcastica e Stravagante a tratti Ridicola.Da pagina 9:<< … dove le donne, tutte belle, son pur tutte di coscia leggera …>>.
Cultura hard popolare europea, praticamente divertente, o per lo meno io ho trovato questo romanzo appassionante e spassoso! Tanto ricco di cliché:        da pagina 10 << … “Che aria parigina!”. In effetti il principe Vibescu camminava come a Bucarest si crede che camminino i Parigini, cioè con passetti frettolosi e sculettando. Che favola!>>
e situazioni assurde:  campi di battaglia, bar/bordelli o in luoghi occasionali poco adatti alle circostanze erotiche, situazioni fantastiche.
Difatti anche il titolo gioca, l’ho letto da qualche parte perché il mio francese è pari a zero, con l'assonanza che esiste nella lingua francese tra il termine verge ("verga") e vierge ("vergine"), con un rimando alle leggendarie "undicimila vergini" che avrebbero accompagnato Sant'Orsola al martirio.Ultima pagina: <<Qui giace il principe Vibescu unico amante delle undicimila verghe è certo, o passante, che meglio sarebbe sverginare le undicimila vergini!>>.
Questo romanzo può anche non piacere, può essere anche giudicato sporco e ridicolo, a me è piaciuto già dal primo capitolo, dipende molto dalla propria cultura e apertura mentale, di certo, considerando l’ epoca in cui clandestinamente è stato pubblicato lo si può definire un apripista alle libertà sessuali di ogni genere! Chi è eccessivamente moralista e non sa tenere le giuste distanze dagli istinti sessuali degli uomini si tenga ben lontano da quest’opera sconciamente divertente!
Da pagina 80: << “ I costumi, lo spirito, le abitudini e i gusti dei due sessi differiscono sempre più. Sarebbe ora di accorgersene e mi sembra necessario, se si vuole dominare sulla terra, tener conto di questa legge naturale che ben presto finirà con l’ imporsi”.>>.  
L.Ch. 

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TRAMA
Le undicimila verghe
di
Guillaume Apollinaire
Ripresa da internet e/o  dalla 4° di copertina:
Scritto da uno dei massimi poeti francesi del Novecento, Guillaume Apollinaire, e pubblicato clandestinamente nel 1906, il romanzo è la storia scatenata di un "viaggio erotico" di un principe rumeno da Bucarest a Parigi, poi in tutta Europa e infine a Port Arthur in Cina. 
Il vagabondaggio del protagonista è puntellato da scene estremamente crude, in cui trovano modo di essere rappresentate preferenze di ogni tipo: saffiche, sadomaso, feticiste... Un grande libro erotico della prima metà del Novecento che è anche una voluta parodia dei romanzi erotici popolari dell'epoca, sempre ambientati su treni, a bordo di transatlantici, in esclusive località climatiche e che avevano per protagonisti principi, conti e nobili russi. Certamente scandaloso per l'efferatezza delle scene descritte, dove non è certo difficile scorgere l'influenza della letteratura libertina settecentesca, con de Sade in testa - grande maestro nascosto della letteratura popolare europea fino al decadentismo -, questo libro resta a buon diritto uno dei più importanti della letteratura erotica mondiale. Primi del Novecento. La ricerca sfrenata del piacere conduce il principe Mony Vibescu, hospodar ereditario di Romania, da Bucarest a Parigi. Qui conosce Alexine e Culculine, con le quali intrattiene inizialmente un ménage à trois, poi allargato a più persone, ovvero chiunque capiti loro, per esempio: un cocchiere, una guardia, una coppia di scassinatori. Uno di questi, il ladro Cornaboeux, promosso dal principe al rango di cameriere personale, accompagna Mony nel suo ritorno a Bucarest, dove è stato richiamato per raccogliere l'eredità del suo intimo amico il viceconsole di Serbia. Durante il viaggio i due si rendono protagonisti di orge e omicidi sull'Orient Express. Giunti a Bucarest e ritirata l'eredità del viceconsole, Mony e il suo compare vengono invitati ad una riunione segreta di congiurati che si prefiggono di assassinare il re di Serbia Alessandro I Obrenović per sostituirlo con Pietro Karađorđević. Mony e Cornaboeux partecipano volentieri all'orgia che si svolge durante questa seduta segreta, ma non attivamente all'attentato. In seguito scoppia la guerra russo-giapponese e il principe Vibescu viene arruolato come tenente nell'armata del generale russo Kuropatkin. Mony viene fatto prigioniero durante l'assedio di Port Arthur e condannato a morte mediante fustigazione. Da qui il titolo dell'opera: il condannato dovrà infatti ricevere una vergata da ogni uomo appartenente all'armata giapponese di stanza a Port Arthur, che conta undicimila unità (come lui stesso aveva profetizzato, che avrebbe dovuto deflorare le undicimila vergini o finire sotto le undicimila verghe). Prima dell'esecuzione gli viene concesso di deflorare una ragazzina rumena di dodici anni - una prigioniera di guerra che ha offerto la sua verginità a un compatriota condannato a morte - cui Mony, non avendo più nulla da perdere, dopo aver avuto con lei dei rapporti sessuali, cava gli occhi prima di strangolarla. Al duemillesimo colpo di verga Mony spira dissanguato. Dopo undicimila colpi, del principe non rimane altro che un ammasso informe simile a carne da salsiccia, salvo la testa che i giapponesi, per rispetto, lasciano intonsa. In suo onore, gli amici e compagni di avventure erotiche Cornaboeux, Culculine e Alexine fanno erigere un monumento funebre equestre marmoreo. Le due donne si concedono a un giornalista francese prigioniero che compone un epitaffio e in seguito ai giapponesi che consentono loro l'erezione della statua sul terreno della Manciuria; Vibescu diventa una sorta di eroe leggendario per i cinesi manciù. Il principe Mony Vibescu è ritratto come un eroe e protettore delle arti, a cavallo e in diversi medaglioni sul basamento: <<ma se, curioso di informarsi con più esattezza, il viaggiatore si avvicina alla statua, rimane a lungo perplesso dopo aver letto i versi che sono incisi sullo zoccolo:

<<qui giace il principe Vibescu unico amante delle undicimila verghe è certo, o passante, che meglio sarebbe sverginare le undicimila vergini!>>

Prima pubblicazione1907
Titolo originaleLes Onze Mille Verges ou les amours d'un Hospodar

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CENNI SULLA VITA
di:
Guillaume Apollinaire

Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
Guillaume Apollinaire (IPA[gi'jom apɔli'nɛʁ]), pseudonimo di Wilhelm Albert Włodzimierz Apollinaris de Wąż-Kostrowicki (Roma26 agosto 1880 – Parigi9 novembre 1918) è stato un poetascrittorecritico d'arte e drammaturgo francese. Nacque a Roma il 26 agosto del 1880, figlio naturale di Francesco Flugi d'Aspermont, un ufficiale svizzero originario del Cantone dei Grigioni, che non lo riconobbe mai, e di Angelika de Wąż-Kostrowicki, una nobildonna polacca. Si trasferì con la madre in Francia giovanissimo. Apollinaire ebbe un'adolescenza instabile e disordinata, trascorsa tra vaste letture e numerosi viaggi, ma con studi non regolari. 
Conobbe e frequentò artisti d'avanguardia a Parigi, tra i quali anche i poeti Giuseppe Ungaretti e Max Jacob e il pittore Pablo Picasso. Partecipò alle discussioni sul cubismo in gestazione e, nel 1913, scrisse un saggio su questa scuola artistica. Allo scoppio della prima guerra mondiale, scelse di arruolarsi come volontario, definendo la guerra "un grand spectacle", ma nel 1916 venne ferito a una tempia e subì un complesso intervento chirurgico. L'interesse per il moderno lo portò a sostenere anche il futurismo di Filippo Tommaso Marinetti e la pittura metafisica di Giorgio de Chirico. Ritratto di Apollinaire poco dopo la ferita alla testa, 1916. Dato il suo carattere estroso ed irrequieto, fu sospettato di essere l'autore del furto del dipinto della Gioconda avvenuto il 20 agosto del 1911 al Museo del Louvre; in seguito a tali sospetti (di cui fu gravato anche Pablo Picasso), fu arrestato ed incarcerato, salvo poi risultare del tutto estraneo ai fatti ed in seguito rilasciato. Del furto risultò poi essere autore un dipendente del Louvre, Vincenzo Peruggia, il quale voleva "restituirlo all'Italia". Il 1910 inaugurò la vita letteraria del trentenne Guillaume (anche se il primo romanzo risale al 1900, seguito nel 1907 dal romanzo libertino-sadomasochistico-grottesco Le undicimila verghe) con i sedici racconti fantastici intitolati L'eresiarca & C., mentre nel 1911 pubblicò le poesie di Bestiario o corteggio di Orfeo e nel 1913 Alcools, raccolta delle migliori poesie composte fra il 1898 e il 1912. Filmato di Guillaume Apollinaire (a sinistra) e André Rouveyre, 1914. Quest'opera rinnovò profondamente la letteratura francese, ebbe un'influenza sulla poesia italiana del Novecento ed è oggi considerata il capolavoro di Apollinaire insieme con Calligrammes (1918), che sono dei veri e propri componimenti scritti appositamente per formare un disegno che rappresenta il soggetto della poesia stessa. Per quanto riguarda la prosa si possono ricordare: Il poeta assassinato (1916), raccolta di novelle e racconti che si articolano tra l'epico e l'autobiografico, ispirati alle esperienze sul fronte francese della Grande Guerra, dove combatté col grado di sottotenente e venne ferito alla testa, dovendo subire un intervento di trapanazione del cranio; e il dramma Les mammelles de Tirésias (rappresentato nel 1917), nell'introduzione del quale per la prima volta compare la definizione di dramma surrealista. Indebolito dall'operazione chirurgica subita due anni prima, si ammalò di "congestione polmonare"; nello stesso periodo conobbe Jacqueline Kolb, che sposò nel mese di luglio. A novembre si ammalò di influenza spagnola; venne trovato in stato d'incoscienza, e probabilmente già morto, il 9 novembre 1918 nel suo attico parigino, dall'amico Giuseppe Ungaretti che era venuto a comunicargli la vittoria dell'Intesa; accanto c'era la moglie che lo vegliava disperata. Ricoverato nuovamente all'ospedale italiano di Parigi, venne subito dichiarato morto dai medici. Fu sepolto nel cimitero di Père-Lachaise, nella stessa città. 

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sabato 7 marzo 2020

Video Info Box/ Recensione Opinione .... Luigia Chianese Books Review Blogger

Luigia Chianese
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Info Box .... Recensione Opinione 
Luigia Chianese 
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Mugnano di Napoli
il 07.03.2020

Salve questa in foto sono io, la foto è abbastanza recente dovrebbe essere di fine gennaio 2020 .... Cosa faccio?

Mentre il mondo è in preda alla "Guerra Corona Virus Covin19" 
in questo sabato pomeriggio di pioggia, qui, in provincia di Napoli, Mugnano di Napoli per l' esattezza, dove il virus non è ancora giunto e non siamo in quarantena, trascorro la giornata a riflettere sulle prossime recensioni che pubblicherò. 

Di certo oggi scriverò questa recensione: "Undicimila Verghe" di Guillaume Apollinaire, finito ieri sera e la Recensione - Opinione mi frulla già in testa. 

Nel frattempo se desiderate aiutarmi a crescere come Blogger cliccate nella colonna a destra di questo Blog sulla scritta SEGUI ... Tranquilli non arrivano continue notifiche fastidiose! 

Grazie Anticipatamente!




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venerdì 17 gennaio 2020

Sade – La Filosofia nel Boudoir

Sade 
La Filosofia nel Boudoir

(Donatien-Alphonse-François de Sade,
noto come il Marchese de Sade)

Recensione – Opinione
di

Mugnano di Napoli
03 novembre 2019

«Le atrocità, gli orrori, i crimini più abietti non devono meravigliarti, Eugénie: quel che c'è di più sconcio, di più infame e di più proibito dà alla testa che è un piacere... e ci fa sempre orgasmare nella maniera più deliziosa
  
E’ un libro scritto in forma di dialogo drammatico-filosofico e si scaglia principalmente contro la Monarchia, l’ Aristocrazia, e la Religione (Siamo nel 1795 a 3 anni dalla proclamazione della prima Repubblica dopo la Rivoluzione Francese.) e il palcoscenico di tutto ciò è il boudoir; ovvero la stanza da letto privata di una signora per bene.

Sembra un libro scritto da un maiale folle, questa sarebbe la conclusione più semplice e banale per una lettura “a prima sbirciata” ; un perverso essere che infetta un’innocente fanciulla; ma dietro a tutto ciò vi è qualcosa di più profondo e grande, vi è la libertà; questo è un autentico dramma socio politico. 
Quest' opera è l’ antimorale di de Sade, dove piega la vocazione pedagogica del dialogo filosofico al fine del libertinaggio e la sua dedica ne è una consapevolezza ...

«Voluttuosi di ogni età e sesso, dedico quest’opera a voi soli: nutritevi dei suoi principii, favoriranno le vostre passioni! E le passioni verso le quali certi freddi e piatti moralisti v’incutono terrore, sono in realtà gli unici mezzi che la natura mette a disposizione dell’uomo per raggiungere quanto essa si attende da lui. Obbedite soltanto a queste deliziose passioni! Vi condurranno senza dubbio alla felicità. Donne lascive, la voluttuosa Saint-Ange sia il vostro modello! Secondo il suo esempio, disprezzate tutto ciò che è contrario alle leggi divine del piacere che l’avvinsero tutta la vita. Fanciulle rimaste troppo a lungo legate ad assurdi e pericolosi vincoli d’una virtù fantasiosa e di una religione disgustante, imitate l’appassionata Eugénie! Distruggete, calpestate, e con la sua stessa rapidità, tutti i ridicoli precetti che vi hanno inculcato genitori imbecilli! E voi, amabili dissoluti, voi che fin dalla giovinezza avete come unici freni i vostri stessi desideri e come uniche leggi i vostri stessi capricci, prendete a modello il cinico Dolmancé! Spingetevi agli estremi come lui se, come lui, volete percorrere tutti i sentieri in fiore che la lascivia aprirà al vostro passaggio! Convincetevi, alla sua scuola, che solo ampliando la sfera dei piaceri e delle fantasie, solo sacrificando tutto alla voluttà, quell’infelice individuo conosciuto sotto il nome di uomo, scaraventato suo malgrado in questo triste universo, potrà riuscire a spargere qualche rosa tra le spine della vita.»

Questa non è pornografia, vizio, impudicizia, questa è lotta alla morale del tempo che vuole necessariamente, guidare, etichettare, tutto e tutti. Senza lasciare spazio all’ uomo e alle sue esigenze, alle leggi naturali; nel testo, sembrano mascherati ma vengono ben descritti, con minuzia e crudeltà, (sadismo) sia i piaceri del sesso che del corpo, ma anche molti precetti legati alla Rivoluzione e alla Nuova Repubblica.

E’ l’ altra faccia dell’ essere umano, il lato oscuro della luna che è in tutti noi; quella faccia irrazionale e selvaggia, che esiste in ogni essere vivente, che si scontra come un macigno contro quell'altra faccia, quella della logica e razionalità; è uno scontro tra titani ma il fine, secondo me, per il filosofo de Sade, è quello di far comprendere che nulla è veramente definito, recitabile, ma è tutto mutevole: nell’ animo, nel cuore, nel corpo e nello spirito, ed è solo l’ equilibrio/scelta delle parti che più generare un’esistenza felice e libera.  

“L’amore non lo si può considerare altro che l’effetto risultante 
dalle qualità di un bell’oggetto su di noi:
certi effetti ci trasportano, c’infiammano!
Se noi possediamo quell’oggetto, siamo contenti;
se non è possibile averlo, piombiamo nella disperazione.
Ma qual è la base di questo sentimento?… il desiderio.
Quali le conseguenze?… la follia.”

Nessuna delle due facce dell’ essere umano, come dicevo, potrà mai completamente prendere il sopravvento nell' esistenza umana, ma ciò che veramente l’ uomo può fare è Scegliere da che parte stare o Fondere le Parti; nessuna scelta è veramente sbagliata, questo, per me, è il messaggio del Marchese de Sade. 
L.Ch.

“Nessuna azione, per quanto singolare possiate supporla,
è veramente criminale;
e nessuna può realmente chiamarsi virtuosa.
Tutto è in rapporto ai nostri costumi e
all’ambiente in cui abitiamo.” 

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TRAMA
Sade – La Filosofia nel Boudoir

Ripresa da internet e/o  dalla 4° di copertina:
Più volte arrestato, processato e imprigionato, Sade persegue con tenacia la propria ricerca esistenziale. La sua filosofia dell'insurrezione permanente contro i limiti della condizione umana - per dissolvere le tenebre dell'ignoranza e dell'inconsapevolezza, per praticare il potere demiurgico della materia, della Natura, del singolo consapevole della sua unicità di materia pensante e desiderante - istituisce un potente reattivo a più dimensioni per chiunque vi si avvicini, sempre provocando reazioni emozionali e mentali, sempre comunque coinvolgendo in un confronto ravvicinato e conflittuale con il suo universo straordinariamente moderno.
Iniziare una quindicenne appena uscita dal convento ai piaceri e al crimine, conducendola di buon passo lungo la strada della depravazione, della blasfemia e della scelleratezza. È il piano messo a punto da tre libertini di lungo corso che attirano nel loro covo la giovane Eugénie per impartirle lezioni teoriche e pratiche di immoralità. Pubblicato anonimo nel 1795, il romanzo, subito violentemente osteggiato, piega la vocazione pedagogica del dialogo filosofico agli scopi del progetto libertino: nella reclusione del boudoir, i personaggi sadiani mettono in scena il rovesciamento della morale comune, in una tensione costante tra il passato che sovvertono e il nuovo ordine che aspirano a creare. Una tensione che si rispecchia nella sorte di Sade stesso, condannato alla galera dall'ancien régime e al manicomio dalla Rivoluzione, salutato ora come l'ultimo dei classici ora come il primo dei moderni.

Copertina flessibile: 233 pagine
Editore: Garzanti (30 settembre 2004)
Collana: I grandi libri
Lingua: Italiano

Prima pubblicazione1795
SceneggiaturaMarchese de Sade
GenereFilosofia e letteratura Erotica
AdattamentiPhilosophy in the Boudoir (1969)
Lingua originalefrancese


CENNI SULLA VITA
di:
(Donatien-Alphonse-François de Sade,
noto come il Marchese de Sade)
  
Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
Scrittore e libertino francese, Donatien-Alphonse-François de Sade, noto come il Marchese de Sade, è celebre per una serie di classici della letteratura erotica e per essere lo scrittore di alcuni saggi filosofici, quasi tutti scritti mentre si trovava in prigione. La sua opera e il suo pensiero lo hanno fatto considerare un esponente dell'ala estremista del libertinismo, nonché dell'Illuminismo più radicale e materialista. Il suo nome è all'origine del termine sadismo, atteggiamento che emerge dai suoi romanzi, incentrati sulla descrizione di comportamenti sessuali trasgressivi e perversi.
Durante la sua vita Sade venne accusato (con l'assenso della sua famiglia) di vari reati, come pratiche di violenza sessuale, sodomia, tentativi di avvelenamento e condotta immorale. Incarcerato per il reato di "libertinaggio" fu soprattutto la produzione di materiale pornografico, ovvero le sue opere letterarie, a metterlo nei guai. Fu perseguitato prima dal regime monarchico, poi, in quanto nobile, dalla Rivoluzione francese (a cui aveva aderito) e infine anche dal governo napoleonico. Fu rinchiuso alla Bastiglia (dove scrisse Le 120 giornate di sodoma) e per poco evitò la ghigliottina.
Passò la fine della sua vita in un manicomio, a Charenton, dove morì solo.
Per molto tempo dimenticato, è stato rivalutato e riscoperto solo nel XX secolo grazie ai surrealisti.

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