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martedì 31 marzo 2020

Guillaume Apollinaire – Le undicimila verghe


Guillaume Apollinaire 
Le undicimila verghe


Recensione – Opinione
di

Mugnano di Napoli
07.03.2020
Non l’ avesse mai detto ….
Pagina 16: << Signorina, non appena vi ho scorta,  folle d’ amore, ho sentito i miei organi genitali tendersi verso la vostra bellezza sovrana, ritrovandomi più in calore che se avessi bevuto un bicchiere di Rakì”.>>. … << Pongo le mie  ricchezze e il mio amore ai vs. piedi. Se potessi avervi in un letto, per venti volte di seguito vi proverei il mio ardore. Che le undicimila vergini o le undicimila verghe mi puniscano se sono un bugiardo!”.>>.
In undicimila verghe, o gli amori di un Ospodaro,  (i nostri sotto-prefetti, per
 capirci.) praticamente ci sta tutto il campionario di un romanzo/viaggio erotico, non manca quasi nulla.
(Per i deboli di stomaco evitate il capitolo 3 e 6).
Ménage à trois, Necrofilia, Orge, Ipersessualità, Zoofilia, Sodomia, Pedofilia e Pederastia, Onanismo, Feticismo, Sadomasochismo, Fustigazioni, Lesbismo, Coprofilia, Gerontofilia, Voyeurismo, Violenza, tanta violenza, sembra de Sade però in maniera, Esasperata, Sarcastica e Stravagante a tratti Ridicola.Da pagina 9:<< … dove le donne, tutte belle, son pur tutte di coscia leggera …>>.
Cultura hard popolare europea, praticamente divertente, o per lo meno io ho trovato questo romanzo appassionante e spassoso! Tanto ricco di cliché:        da pagina 10 << … “Che aria parigina!”. In effetti il principe Vibescu camminava come a Bucarest si crede che camminino i Parigini, cioè con passetti frettolosi e sculettando. Che favola!>>
e situazioni assurde:  campi di battaglia, bar/bordelli o in luoghi occasionali poco adatti alle circostanze erotiche, situazioni fantastiche.
Difatti anche il titolo gioca, l’ho letto da qualche parte perché il mio francese è pari a zero, con l'assonanza che esiste nella lingua francese tra il termine verge ("verga") e vierge ("vergine"), con un rimando alle leggendarie "undicimila vergini" che avrebbero accompagnato Sant'Orsola al martirio.Ultima pagina: <<Qui giace il principe Vibescu unico amante delle undicimila verghe è certo, o passante, che meglio sarebbe sverginare le undicimila vergini!>>.
Questo romanzo può anche non piacere, può essere anche giudicato sporco e ridicolo, a me è piaciuto già dal primo capitolo, dipende molto dalla propria cultura e apertura mentale, di certo, considerando l’ epoca in cui clandestinamente è stato pubblicato lo si può definire un apripista alle libertà sessuali di ogni genere! Chi è eccessivamente moralista e non sa tenere le giuste distanze dagli istinti sessuali degli uomini si tenga ben lontano da quest’opera sconciamente divertente!
Da pagina 80: << “ I costumi, lo spirito, le abitudini e i gusti dei due sessi differiscono sempre più. Sarebbe ora di accorgersene e mi sembra necessario, se si vuole dominare sulla terra, tener conto di questa legge naturale che ben presto finirà con l’ imporsi”.>>.  
L.Ch. 

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TRAMA
Le undicimila verghe
di
Guillaume Apollinaire
Ripresa da internet e/o  dalla 4° di copertina:
Scritto da uno dei massimi poeti francesi del Novecento, Guillaume Apollinaire, e pubblicato clandestinamente nel 1906, il romanzo è la storia scatenata di un "viaggio erotico" di un principe rumeno da Bucarest a Parigi, poi in tutta Europa e infine a Port Arthur in Cina. 
Il vagabondaggio del protagonista è puntellato da scene estremamente crude, in cui trovano modo di essere rappresentate preferenze di ogni tipo: saffiche, sadomaso, feticiste... Un grande libro erotico della prima metà del Novecento che è anche una voluta parodia dei romanzi erotici popolari dell'epoca, sempre ambientati su treni, a bordo di transatlantici, in esclusive località climatiche e che avevano per protagonisti principi, conti e nobili russi. Certamente scandaloso per l'efferatezza delle scene descritte, dove non è certo difficile scorgere l'influenza della letteratura libertina settecentesca, con de Sade in testa - grande maestro nascosto della letteratura popolare europea fino al decadentismo -, questo libro resta a buon diritto uno dei più importanti della letteratura erotica mondiale. Primi del Novecento. La ricerca sfrenata del piacere conduce il principe Mony Vibescu, hospodar ereditario di Romania, da Bucarest a Parigi. Qui conosce Alexine e Culculine, con le quali intrattiene inizialmente un ménage à trois, poi allargato a più persone, ovvero chiunque capiti loro, per esempio: un cocchiere, una guardia, una coppia di scassinatori. Uno di questi, il ladro Cornaboeux, promosso dal principe al rango di cameriere personale, accompagna Mony nel suo ritorno a Bucarest, dove è stato richiamato per raccogliere l'eredità del suo intimo amico il viceconsole di Serbia. Durante il viaggio i due si rendono protagonisti di orge e omicidi sull'Orient Express. Giunti a Bucarest e ritirata l'eredità del viceconsole, Mony e il suo compare vengono invitati ad una riunione segreta di congiurati che si prefiggono di assassinare il re di Serbia Alessandro I Obrenović per sostituirlo con Pietro Karađorđević. Mony e Cornaboeux partecipano volentieri all'orgia che si svolge durante questa seduta segreta, ma non attivamente all'attentato. In seguito scoppia la guerra russo-giapponese e il principe Vibescu viene arruolato come tenente nell'armata del generale russo Kuropatkin. Mony viene fatto prigioniero durante l'assedio di Port Arthur e condannato a morte mediante fustigazione. Da qui il titolo dell'opera: il condannato dovrà infatti ricevere una vergata da ogni uomo appartenente all'armata giapponese di stanza a Port Arthur, che conta undicimila unità (come lui stesso aveva profetizzato, che avrebbe dovuto deflorare le undicimila vergini o finire sotto le undicimila verghe). Prima dell'esecuzione gli viene concesso di deflorare una ragazzina rumena di dodici anni - una prigioniera di guerra che ha offerto la sua verginità a un compatriota condannato a morte - cui Mony, non avendo più nulla da perdere, dopo aver avuto con lei dei rapporti sessuali, cava gli occhi prima di strangolarla. Al duemillesimo colpo di verga Mony spira dissanguato. Dopo undicimila colpi, del principe non rimane altro che un ammasso informe simile a carne da salsiccia, salvo la testa che i giapponesi, per rispetto, lasciano intonsa. In suo onore, gli amici e compagni di avventure erotiche Cornaboeux, Culculine e Alexine fanno erigere un monumento funebre equestre marmoreo. Le due donne si concedono a un giornalista francese prigioniero che compone un epitaffio e in seguito ai giapponesi che consentono loro l'erezione della statua sul terreno della Manciuria; Vibescu diventa una sorta di eroe leggendario per i cinesi manciù. Il principe Mony Vibescu è ritratto come un eroe e protettore delle arti, a cavallo e in diversi medaglioni sul basamento: <<ma se, curioso di informarsi con più esattezza, il viaggiatore si avvicina alla statua, rimane a lungo perplesso dopo aver letto i versi che sono incisi sullo zoccolo:

<<qui giace il principe Vibescu unico amante delle undicimila verghe è certo, o passante, che meglio sarebbe sverginare le undicimila vergini!>>

Prima pubblicazione1907
Titolo originaleLes Onze Mille Verges ou les amours d'un Hospodar

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CENNI SULLA VITA
di:
Guillaume Apollinaire

Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
Guillaume Apollinaire (IPA[gi'jom apɔli'nɛʁ]), pseudonimo di Wilhelm Albert Włodzimierz Apollinaris de Wąż-Kostrowicki (Roma26 agosto 1880 – Parigi9 novembre 1918) è stato un poetascrittorecritico d'arte e drammaturgo francese. Nacque a Roma il 26 agosto del 1880, figlio naturale di Francesco Flugi d'Aspermont, un ufficiale svizzero originario del Cantone dei Grigioni, che non lo riconobbe mai, e di Angelika de Wąż-Kostrowicki, una nobildonna polacca. Si trasferì con la madre in Francia giovanissimo. Apollinaire ebbe un'adolescenza instabile e disordinata, trascorsa tra vaste letture e numerosi viaggi, ma con studi non regolari. 
Conobbe e frequentò artisti d'avanguardia a Parigi, tra i quali anche i poeti Giuseppe Ungaretti e Max Jacob e il pittore Pablo Picasso. Partecipò alle discussioni sul cubismo in gestazione e, nel 1913, scrisse un saggio su questa scuola artistica. Allo scoppio della prima guerra mondiale, scelse di arruolarsi come volontario, definendo la guerra "un grand spectacle", ma nel 1916 venne ferito a una tempia e subì un complesso intervento chirurgico. L'interesse per il moderno lo portò a sostenere anche il futurismo di Filippo Tommaso Marinetti e la pittura metafisica di Giorgio de Chirico. Ritratto di Apollinaire poco dopo la ferita alla testa, 1916. Dato il suo carattere estroso ed irrequieto, fu sospettato di essere l'autore del furto del dipinto della Gioconda avvenuto il 20 agosto del 1911 al Museo del Louvre; in seguito a tali sospetti (di cui fu gravato anche Pablo Picasso), fu arrestato ed incarcerato, salvo poi risultare del tutto estraneo ai fatti ed in seguito rilasciato. Del furto risultò poi essere autore un dipendente del Louvre, Vincenzo Peruggia, il quale voleva "restituirlo all'Italia". Il 1910 inaugurò la vita letteraria del trentenne Guillaume (anche se il primo romanzo risale al 1900, seguito nel 1907 dal romanzo libertino-sadomasochistico-grottesco Le undicimila verghe) con i sedici racconti fantastici intitolati L'eresiarca & C., mentre nel 1911 pubblicò le poesie di Bestiario o corteggio di Orfeo e nel 1913 Alcools, raccolta delle migliori poesie composte fra il 1898 e il 1912. Filmato di Guillaume Apollinaire (a sinistra) e André Rouveyre, 1914. Quest'opera rinnovò profondamente la letteratura francese, ebbe un'influenza sulla poesia italiana del Novecento ed è oggi considerata il capolavoro di Apollinaire insieme con Calligrammes (1918), che sono dei veri e propri componimenti scritti appositamente per formare un disegno che rappresenta il soggetto della poesia stessa. Per quanto riguarda la prosa si possono ricordare: Il poeta assassinato (1916), raccolta di novelle e racconti che si articolano tra l'epico e l'autobiografico, ispirati alle esperienze sul fronte francese della Grande Guerra, dove combatté col grado di sottotenente e venne ferito alla testa, dovendo subire un intervento di trapanazione del cranio; e il dramma Les mammelles de Tirésias (rappresentato nel 1917), nell'introduzione del quale per la prima volta compare la definizione di dramma surrealista. Indebolito dall'operazione chirurgica subita due anni prima, si ammalò di "congestione polmonare"; nello stesso periodo conobbe Jacqueline Kolb, che sposò nel mese di luglio. A novembre si ammalò di influenza spagnola; venne trovato in stato d'incoscienza, e probabilmente già morto, il 9 novembre 1918 nel suo attico parigino, dall'amico Giuseppe Ungaretti che era venuto a comunicargli la vittoria dell'Intesa; accanto c'era la moglie che lo vegliava disperata. Ricoverato nuovamente all'ospedale italiano di Parigi, venne subito dichiarato morto dai medici. Fu sepolto nel cimitero di Père-Lachaise, nella stessa città. 

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martedì 17 marzo 2020

Dai Sijie - Balzac e la Piccola Sarta Cinese

DAI SIJIE

Balzac e la Piccola Sarta Cinese


Recensione – Opinione
di

Mugnano di Napoli
Napoli 2001/2002
Ripresa per il Blog il

Giovedì 08 novembre 2018

La semplicità, la leggerezza e la scorrevolezza con cui sono trattati tutti gli argomenti sono evidenti già dai primi capitoli, forse troppo; un maggiore approfondimento sui personaggi avrebbe reso il romanzo ancora più interessante. Non mancano i momenti più divertenti ma il trasporto di merda, la miniera e i pidocchi non hanno niente di educativo sono solo punizioni e degrado. Ho avuto, inoltre, la netta impressione che, anche se è un romanzo d’ accusa agli orrori dei campi di rieducazione voluti dal Presidente Mao, l’ autore sia stato un tantino “timido” (forse impaurito?) nel raccontare le schifezze perpetrate in quei campi: ricatti, vendetta, incompetenza e più di ogni cosa profonda ignoranza. È messo, inoltre, sul filo dell’ incertezza se sia amore vero per la bella Sarta o, la ragazza, sia solo uno strumento di rivalsa verso  la coatta “rieducazione” maoista!  Restano, però, sempre, dei punti fermi: la cultura, la cinematografia, la musica e il progresso non si possono impedire, rallentare sì, ma fermare no! Il finale è deludente per i romantici ma assolutamente meraviglioso per l’ essenza del libro:  la libertà di scelta e di interpretazione!  
“...<<Vuole andare in una grande città. Mi ha parlato di Balzac>>. <<E allora?>>. <<Mi ha detto che Balzac le ha fatto capire una cosa: che la bellezza di una donna è un tesoro inestimabile>>...”. 
L.Ch.

P.S.: nota personalissima, questo romanzo è una botta al fegato a tutti i comunisti e sinistroidi incalliti; giusto per ricordare quanto sono stati criminali pure loro; vediamo di non dimenticare! Inutile tacere! L.Ch.


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TRAMA
Balzac e la Piccola Sarta Cinese
DAI SIJIE

Ripresa da internet e/o  dalla 4° di copertina:
Balzac e la piccola sarta cinese è il primo romanzo scritto da Dai Sijie, pubblicato nel 2000 in Francia e nel 2001 nel Regno Unito.
La storia, ambientata nel 1971, si svolge nella montagna di Phenix, nella provincia di Sichuan durante la Rivoluzione culturale cinese. I protagonisti sono due ragazzi di diciassette anni circa, con il Narratore che è più piccolo di un anno rispetto a Luo, si conoscono dall'infanzia e si rispettano molto, tanto da non aver mai litigato.
Il narratore è un ragazzo di diciassette anni piuttosto riservato. Suo padre è pneumologo e sua madre specialista in malattie parassitarie, entrambi considerati "nemici del popolo".  
Suona il violino, che per lui ricopre un ruolo di enorme importanza, perché gli permette di evadere dalle preoccupazioni. Sarà proprio il violino ad aiutare i ragazzi a vincere la diffidenza del Capo villaggio dinnanzi ad un oggetto ignoto e borghese – il violino -,  il giovane Luo, migliore amico del narratore,  annuncerà agli astanti che ascolteranno una sonata dal titolo <<Mozart pensa al Presidente Mao>>.
 Luo è molto meno timido, proviene anche lui dall'ambiente medico: suo padre è dentista ed è conosciuto per aver osato criticare Mao Tse Tung dopo avergli curato i denti: per questo viene considerato "nemico del popolo" insieme a tutta la sua famiglia.
Come tutti i giovani istruiti dell'epoca, i due ragazzi vengono mandati in rieducazione tra  le montagne, per sperimentare la vita rude dei contadini. Nel villaggio li trattano come "marmocchi di ricchi”. La storia parla a ciascuno di noi: perché racconta di come la lettura riesca a sottrarre due ragazzi, colpevoli soltanto di essere figli di <<sporchi borghesi>>, a svariate torture. La vita nella montagna è molto difficile per loro:  si trovano a svolgere incarichi faticosi, come lavorare nelle miniere o nelle risaie sotto il sole cocente. Vivono in una piccola stanza sopra un porcile. Durante il periodo di rieducazione, conoscono un ragazzo in rieducazione come loro, Quattrocchi (chiamato così per via degli spessi occhiali che doveva portare),  con il quale si instaura un rapporto sempre più forte, anche se fatto per convenienza  dato il grande numero di libri proibiti che il ragazzo aveva nascosto in una valigia e portato con sé nel villaggio.
Dopo aver premuto sul ragazzo per farsi prestare un libro, Luo e il narratore riescono a farsi prestare un libro: Ursule Mirouët. Luo è il primo a leggere il libro, che lo dà al protagonista e si reca dalla piccola sarta cinese per raccontarglielo. Così pur vivendo in mezzo agli <<orrori della rieducazione>>, i due ragazzi e la Piccola Sarta scopriranno, in virtù di qualche goccia magica di Balzac (e di Dumas, e di Flaubert e Kipling) che esiste un mondo fatto di pura avventurosa bellezza. Luo fa un giuramento: "Con questi libri trasformerò la Piccola Sarta: lei non sarà più una semplice montanara." Poco a poco la lettura delle opere di Balzac trasforma la ragazza, che diventa espansiva e desiderosa di scoprire il mondo: i libri l'hanno totalmente cambiata, non è più un'innocente contadina; dichiara: "Balzac mi ha fatto capire una cosa: che la bellezza di una donna è un tesoro inestimabile". Tra i  Personaggi secondari ci sono Il Sarto, nonostante abiti in un villaggio, ha insegnato a leggere alla figlia; il Capo  del villaggio, che soffre di mal di denti e viene curato da Luo in cambio della libertà del narratore; il Mugnaio un grande conoscitore di canzoni locali, anche licenziose. Tra le curiosità abbiamo Il narratore che  parla del suo nome dicendo che è composto dagli ideogrammi di cavallospada e campana.

Titolo originale: Balzac et la Petite Tailleuse Chinoise
1° edizione:  nel 2000 Editions Gallimard Paris; 2001 Adelphi Edizioni S.P.A., Milano
Edizioni Mondolibri S.p.A., Milano su licenza Adelphi Edizioni S.P.A., Milano

La mia copia è del settembre 2001 Mondadori


Il libro è stato tradotto in 26 lingue, compreso il cinese.

CENNI SULLA VITA
di:
DAI SIJIE

Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
Dai Sijie è  nato a Chengdu2 marzo 1954 ed è uno scrittore e regista cinese. Figlio di un medico, Dai Sijie nasce in Cina  e da giovanissimo viene spedito nella provincia del Sichuan in un campo di rieducazione fino al 1974Alla morte di Mao, entra all'Università dove studia storia dell'arte e dove riesce ad ottenere una borsa di studio in Francia. Da allora vive e lavora a Parigi


Tra le sue opere più famose abbiamo:
Dai Sijie, Muo e la vergine cinese, Milano, Adelphi, 2004, 
Dai Sijie, Una notte in cui la luna non è sorta, Milano, Adelphi, 2008, ISBN 978-88-459-2303-6. (FR)
Dai Sijie, Le Complexe de Di, Parigi, Gallimard, 2005, 





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martedì 10 settembre 2019

Joyce Carol Oates - Bestie


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Joyce Carol Oates 
Bestie

Recensione – Opinione

di Luigia Chianese
Books Review Blogger 

Mugnano di Napoli
Martedì 03 settembre 2019

Capitolo I, Francia Parigi, pagina 10: <<Come Bestie non conosciamo colpa. Siamo Bestie e questo ci consola.>>.
Questa è la scritta che campeggia e da titolo ai Totem creati dalla scultrice Dorcas e su questo ruota tutto il romanzo dove sono messi in scena tanti fattori: ossessione, desiderio, istinti primordiali, mistero legato alla manipolazione mentale, inganno e perversione. Non sono “sciolti” tutti alla perfezione ma ci sono.
Sii Più spietata! Eccole le parole ricorrenti nel Romanzo, il male che diventa azione! E’ una storia basata su un amore sconfitto e malato, una storia black, brutale e cinica in un’ambientazione da incubo claustrofobico.
La trasformazione e plasmazione di Gillian Brauer da umana a Bestia è il prodotto di due insegnati forti e leader, diciamolo pure, spostati di testa, il professor Andre Harrow e sua moglie; che grazie al loro carisma e anticonformismo attraggono e seducono le giovani menti, ragazze che in fondo sono prive di volontà e che si abbandonano con troppa facilità alla leggerezza e al fascino dell’Amore.
Capitolo V, La Pesca, pagina 36: << A volte ci s’innamora senza accorgersene, senza saperlo. E quando lo si scopre è troppo tardi, non si può più tornare indietro.>>.
Romanzo noir – gotico di stile diretto, pulito, schietto, provocatorio e sincero che va diritto al punto senza giraci troppo in torno. Bestiale! Consigliato!  L.Ch.


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TRAMA
Bestie
di
Joyce Carol Oates 

Ripresa da internet e dalla 4° di copertina:
Gillian Brauer, studentessa di talento del Catamount College nel pieno degli anni Settanta, si impegna a fondo nel suo corso di poesia con il professor Andre Harrow, carismatico e anticonformista. Gillian si è innamorata di Andre, della sua sensibilità estetica, del suo stile di vita bohémien, del suo cottage isolato. Ma anche dell'atteggiamento ribelle della moglie di Harrow, Dorcas, maestosa e intrigante scultrice capace di scandalizzare. Oates firma questa fiaba dark in cui la vita luminosa di un campus universitario sfocia in un incubo torbido e morboso.

Genere: Black, Romanzo, Letteratura Straniera, Letteratura Erotica
I Pubblicazione: 2001
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CENNI SULLA VITA di:
Joyce Carol Oates 

Ripresa da internet e dalla 4° di copertina:
Tra le figure più rilevanti della narrativa americana contemporanea - è stata indicata, tra l'altro, come una dei favoriti per l'assegnazione al Premio Nobel della Letteratura -, è anche una delle più prolifiche.  Nata nello stato di New York nel 1938, è da anni residente a Princeton, presso la cui università ha insegnato scrittura creativa dal 1977 al 2014. Fa parte della prestigiosa American Academy of Arts and Letters. Nella sua opera narrativa esplora le residue potenzialità del realismo sociale e del genere «neogotico». 
Dal Giardino delle delizie (A garden of earthly delights, 1966), nel quale mappa di un eden sfigurato dalla violenza, a Quelli (1969), che proietta vite ed esperienze femminili sul fondale apocalittico della Detroit dei conflitti razziali, a Bellefleur (1980), saga di una famiglia potente e maledetta, la Oates ha delineato i temi di una produzione vasta ed eclettica, che sperimenta generi e stili e mette impietosamente in luce, tra l'altro, l'ipocrisia e la violenza della vita borghese, l'oppressione delle famiglie, la grettezza delle piccole comunità, l'oppressione e la mercificazione delle donne. Tra le sue opere, i romanzi Marya (Marya: a life, 1986), Acqua nera (Black water, 1992), Zombie (1995), Una famiglia americana (We were the Mulwaneys, 1996), racconti (Storie americane, Where are you going, where have you been? Selected stories, 1993, dal quale è stato tratto il film, La prima volta, nel 1985, ) e saggi (Sulla boxe, On boxing, 1987). Con lo pseudonimo di Rosamond Smith si è dedicata alla suspense pubblicando Nemesi ("Nemesis", 1990) e Occhi di serpente ("Snake eyes", 1992). 
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Non ha tralasciato nemmeno gli eventi biografici: La figlia dello straniero, suo romanzo del 2007, prende spunto dalle vicende del nonno, mentre dopo la morte del marito ha scritto il memoir Storia di una vedova(Bompiani 2013).   Nei romanzi più recenti ha soprattutto indagato l’evoluzione delle dinamiche familiari che portano a inattese esplosioni di violenza (La ballata di John Reddy Heart, "Broke heart blues", 1999; Blonde, 2000, su Marilyn Monroe; Un giorno ti porterò laggiù, "I’ll take you there", 2002; La madre che mi manca, "Missing mom", 2005; La figlia dello straniero, "The gravedigger’s daughter", 2007). Per gli adolescenti ha scritto Bruttona & la lingua lunga (Big mouth and ugly girl, 2002) e Occhi di tempesta (Freaky green eyes, 2003), spietati e taglienti. In Italia i suoi libri sono pubblicati da Bompiani, Mondadori e il Saggiatore, alcuni dei quali sono: Sorella, mio unico amore (Mondadori 2009), Una brava ragazza (Bompiani, 2010), Uccellino del paradiso(Mondadori, 2011), Doppio nodo (Bompiani, 2011), La ragazza tatuata (Mondadori, 2012), Storia di una vedova (Bompiani, 2012), Acqua nera (Il Saggiatore, 2012), Mudwoman (Mondadori, 2013), Scomparsa (2016) e la quadrilogia dell'Epopea americana. Pubblicata da Il Saggiatore nel 2017 si compone di: Il giardino delle delizieI ricchiLoroIl paese delle meraviglie; in essa la scrittrice ripercorre la storia recente degli USA e opera una definitiva trasfigurazione del sogno americano in un'incubo senza fine.  Ha vinto, tra gli altri, il National Book Award, il Pen Faulkner Award e il Prix Femina Étranger.




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