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I libri vanno letti!
Un Libro dà non prende! Luigia Books Blogger
Per questa settimana vi presento l’autrice Statunitense Kristin
Hannah autrice complessa e profonda che affronta sempre temi spinosi che coinvolgono storia vera e sentimenti.
Vi lascio qualche cenno sulla sua vita e le trame di 4 sue opere, non sono una serie ci tengo a ribadirlo:
Kristin
Hannah è nata il 25 settembre 1960 Garden Grove, California è
una scrittrice americana. Si è laureata in legge a Washington studiando giurisprudenza a Seattle ed ha lavorato come avvocato prima di dedicarsi alla scrittura, nel 1991. Attualmente vive a Bainbridge Island, Washington, con suo marito e suo figlio. È una pluripremiata autrice, con oltre venti romanzi pubblicati infatti ha vinto numerosi premi, tra cui il
Golden Heart, il Maggie e il premio National Reader's Choice del 1996.
Tra i suoi romanzi apparsi in Italia ricordiamo: L'estate in
cui imparammo a volare -
Mondadori 2014, L'usignolo - Mondadori 2016, Il grande
inverno - Mondadori 2018, Come Neve
che Cade - Mondadori 2020, I Venti di Sabbia - Mondadori 2021.
TRAMA L' USIGNOLO
Ripresa da
internet e/o dalla 4° di copertina: Nel tranquillo paesino di
Carriveau, Vianne Mauriac saluta il marito Antoine che si sta dirigendo al
fronte. Non credeva che i nazisti avrebbero attaccato la Francia, ma di punto
in bianco si ritrova circondata da soldati tedeschi, carri armati, aerei che
scaricano bombe su innocenti.
Ora che il Paese è stato invaso, Vianne è
obbligata a ospitare il nemico in casa sua: da quel momento ogni suo movimento
è tenuto d'occhio, lei e sua figlia sono in costante pericolo. Senza più cibo
né denaro, in una situazione di crescente paura, si troverà costretta a
prendere, una dopo l'altra, decisioni difficilissime. Isabelle, la sorella di
Vianne, è una diciottenne ribelle in cerca di un obiettivo su cui lanciarsi con
tutta l'incoscienza della giovinezza.
Mentre lascia Parigi insieme a migliaia
di persone, incontra il misterioso Gaëtan, un partigiano convinto che i
francesi possano e debbano combattere i nazisti. Rapita dalle idee e dal
fascino del ragazzo, Isabelle si unirà alla Resistenza senza mai guardarsi
indietro, non considerando i rischi gravissimi a cui andrà incontro. "L'usignolo" racconta di due sorelle distanti per età, esperienze e
ideali, ognuna alle prese con la propria battaglia per la sopravvivenza ma
entrambe alla ricerca fiduciosa dell'amore e della libertà.
Recensione
di Luigia Chianese Books Review Blogger
Kristin
Hannah - L' Usignolo
“…
perché la vita assorbe tutti, indifferentemente,
che sia o no il momento del
bisogno!”
Blog
Libri e Opinioni #FictionStorica #LetteraturadiGuerra
Ripresa da
internet e/o dalla 4° di copertina: Quando Ernt Allbright torna dalla guerra del Vietnam è un uomo
profondamente instabile. Dopo aver perso l'ennesimo posto di lavoro, prende una
decisione impulsiva: trasferirsi con tutta la famiglia nella selvaggia Alaska,
l'ultima frontiera americana, e cominciare una nuova vita. Sua figlia Leni,
tredici anni, è nel pieno del tumulto adolescenziale: soffre per i continui
litigi dei genitori e spera che questo cambiamento porti a tutti un futuro
migliore. Mentre Cora, sua moglie, è pronta a fare qualsiasi cosa per l'uomo
che ama, anche se questo vuol dire seguirlo in un'avventura sconosciuta. All'inizio l'Alaska sembra la risposta ai loro bisogni: in un remoto paesino,
gli Allbright si uniscono a una comunità di uomini e donne estremamente
temprati, fieri di essere autosufficienti in un territorio così ostile. Però
quando l'inverno avanza e il buio invade ogni cosa, il fragile stato mentale di
Ernt peggiora e il delicato equilibrio della famiglia comincia a vacillare.
Ora, i tanto temuti pericoli esterni - il ghiaccio, la mancanza di provviste,
gli orsi - sembrano nulla in confronto alle minacce che provengono dall'interno
del loro nucleo famigliare. Chiusi in un rifugio angusto, ricoperto di neve e
immerso in una notte che può durare fino a diciotto ore, Leni e sua madre
devono affrontare una cruda verità: sono sole. In quel luogo feroce, ai confini
del mondo, non c'è nessuno che possa salvarle. "Il grande inverno" ci
conduce in una terra dove bellezza e pericolo sono una cosa sola, per
raccontarci la storia di una madre e una figlia, due eroine in lotta con una
natura selvaggia e le paure più grandi dell'animo umano.
Recensione
di Luigia Chianese Books Review Blogger
Kristin
Hannah – Il Grande Inverno
<< Leni scopri che la
paura non era lo stanzino angusto e buio che aveva sempre immaginato, con
pareti ravvicinate, un soffitto talmente basso da sbattervi la testa e un
pavimento gelido. No. La paura era un palazzo, un susseguirsi di stanze
collegate da corridoi infiniti.>> ...
Blog
Libri e Opinioni #FictionStorica #StoriaStorico
Ripresa da internet e/o
dalla 4° di copertina: Meredith e Nina Whitson sono due
sorelle molto diverse: una si dedica ai figli e al meleto di famiglia; l'altra
è una fotoreporter giramondo.
A unirle è l'amore per il padre; così, quando lui
si ammala, entrambe si ritrovano al suo capezzale, sotto lo sguardo gelido
della madre Anya.
È proprio lei a condurle verso un antico segreto di famiglia,
raccontando la storia di una ragazza vissuta nella Leningrado dilaniata dalla
guerra, sepolta dalla neve, dove le donne erano disposte a tutto pur di salvare
i propri figli e se stesse.
Recensione
di Luigia Chianese Books Review Blogger
Kristin
Hannah - Come Neve che Cade
<<Perdonare se stessi è quasi sempre
il primo passo da compiere!>>.
<<
Segna l’inizio di questa nuova vita, il momento in cui ho finalmente imparato
che, insieme all’ amore,
arriva il perdono.>> .
Blog
Libri e Opinioni #FictionStorica #StoriaStorico
Ripresa da internet e/o dalla 4° di
copertina: Texas,
1934. Milioni di persone sono rimaste senza lavoro e la siccità ha distrutto le
Grandi Pianure. Gli agricoltori stanno combattendo per non perdere le loro
terre e la loro fonte di sostentamento, dal momento che le coltivazioni
avvizziscono irrimediabilmente, l'acqua si sta prosciugando e le tempeste di
polvere e sabbia minacciano di seppellirli tutti. Uno dei periodi più bui della
Grande Depressione, l'era del Dust Bowl, è arrivato come un'implacabile
vendetta. In questo tempo incerto e pericoloso, Elsa Martinelli, una donna e
madre coraggiosa, cerca in tutti i modi di salvare la sua famiglia e la
fattoria dove vive, l'unica vera casa che abbia mai avuto.
A un certo punto,
però, come tanti suoi vicini, è costretta a fare una scelta angosciosa:
continuare a combattere per la terra che ama o andare a ovest, in California,
alla ricerca di una vita migliore. Per dare un futuro ai suoi figli decide di
partire, ma il viaggio è estenuante e difficile, e l'arrivo ancora di più: la
situazione in California non è così facile come Elsa credeva. Ampi e
abbaglianti, i campi senza grano delle Grandi Pianure prendono vita in questo
romanzo che è una parabola di difficoltà e nuovi inizi e al tempo stesso la
narrazione epica del fallimento di un sogno, ora più che mai emblematico, e
della speranza che ciononostante non viene mai meno. "I venti di
sabbia" è un ritratto dell'America e del Sogno Americano, visto attraverso
gli occhi di una donna indomabile il cui coraggio e sacrificio arriveranno a
definire una generazione.
Recensione di #LuigiaChianeseBooksReviewBlogger
I Venti di Sabbia di Kristin Hannah
<< Non avere paura di morire,
Elsa. Abbi paura di non vivere.
Sii
coraggiosa.>>.
Blog Libri e Opinioni
#FictionStorica #StoriaStorico
Straordinario, direi quasi epico, avvincente e
commovente. Rinascere dall’ inferno del dolore e dei ricordi. Riuscire ad amare
ancora, nonostante ogni pezzo della vita sia stato calpestato, distrutto,
annientato. È un’impresa stoica, dove paura e coraggio si fondono, dove ci si
arrende e si combatte fino alla fine in base alle circostanze e alle
possibilità, dove si cade e poi ci si rialza, dove ci si fida dello Stato o del
proprio istinto, un’avventura che si trascina, a ritmi incostanti, per tutta la
vita. Ogni pagina desta curiosità, speranza, voglia di smascherare. Il finale è un po' troppo costruito ma è bello ugualmente anche perché in tutti noi vive sempre il fanciullo speranzoso che sogna
che le “favole/fiabe” abbiano sempre un lieto fine. (Capirete leggendo il romanzo perché parlo di
Favola/Fiaba). La vita e la morte si rincorrono ripetutamente in
questo libro, a volte vince il male a volte il bene, come se tutto dovesse
necessariamente restare in equilibrio per andare avanti. La voglia di scoprire,
di comprendere gli eventi storici da altre prospettive, di afferrare le
emozioni e l’amore sono i fili conduttori che fanno attaccare il lettore al
libro per ritrovarsi anche noi, con il cuore, in “Giardini d’Estate e d’Inverno” che in un modo o nell’ altro riescono ad essere
sfondi di gioie e dolori. La rinascita è il punto focale ed è una rinascita non
solo in carne e ossa ma anche dello spirito; il sapersi perdonare e il saper
accettare le proprie scelte sbagliate e non, sono compiti essenziali per tutti
i protagonisti del romanzo, nessuno escluso. Il senso concreto dell’opera lo si trova, per me,
in una piccola frase a pagina 385:<<
Segna l’inizio di questa nuova vita, il momento in cui ho finalmente imparato
che, insieme all’ amore, arriva il perdono.>> . Perdonare se stessi è quasi sempre il primo passo
da compiere! Come nel “L’Usignolo” e nel “Il Grande Inverno”
l’autrice, Kristin Hannah, riesce, con magistrale chiarezza e fluidità, a
farci immergere in realtà interiori molto complesse e luminose, luminose come l’aurora boreale. L.Ch.
TRAMA
Come neve che cade
di
Kristin Hannah
Ripresa da internet e/o
dalla 4° di copertina:
Meredith e Nina Whitson sono due sorelle
molto diverse: una si dedica ai figli e al meleto di famiglia; l'altra è una
fotoreporter giramondo. A unirle è l'amore per il padre; così, quando lui si
ammala, entrambe si ritrovano al suo capezzale, sotto lo sguardo gelido della
madre Anya. È proprio lei a condurle verso un antico segreto di famiglia, raccontando
la storia di una ragazza vissuta nella Leningrado dilaniata dalla guerra,
sepolta dalla neve, dove le donne erano disposte a tutto pur di salvare i
propri figli e se stesse.
Kristin Hannahè nata il 25 settembre 1960
Garden Grove, California è una scrittrice americana. Ha vinto numerosi premi, tra cui il Golden
Heart, il Maggie e il premio National Reader's Choice del 1996. Si è
laureata in legge a Washington studiando giurisprudenza a Seattle ed ha lavorato come avvocato prima di
dedicarsi alla scrittura, nel 1991.
Attualmente vive a Bainbridge Island, Washington , con suo
marito e suo figlio. È una pluripremiata autrice, con oltre venti romanzi
pubblicati. Tra i suoi romanzi apparsi in Italia ricordiamo: L'estate in cui imparammo a volare- Mondadori 2014, L'usignolo - Mondadori 2016 - e Il grande inverno (Mondadori
2018).
Un'opera sconvolgente: un crocevia tra un testamento ed un viaggio, a tratti psichedelico, all'interno di una mente consapevole.Benché il titolo e la copertina del libro, suonino come un monito, si rimane davvero stupiti dalla sostanza "incontrata durante il viaggio". Una sostanza profonda, costellata di riflessioni e domande, mai di giudizi: se non per i mafiosi. Argomenti difficili anche solo da isolare nella mente di ognuno: figurarsi renderli a terzi: fede; spiritualità; amore; amicizia; consapevolezza, empatia ma anche vendetta e perdono: l'autore ci è riuscito con una naturalezza a tratti imbarazzante. Benché la trama del romanzo non abbia riscontro preciso rispetto alle vicende della vita dell'autore, appare lampante come le emozioni vissute da quest'ultimo, siano il fil rouge indissolubile dell'opera: rabbia, tristezza, odio e soprattutto paura: ma anche gioia nella fede, nell'amore e nell'amicizia. Il concetto dell'amicizia, dalla visione complessiva dell'opera, emerge estremamente profondo, alla stregua di quello della genitorialità: nonostante ciò la resa del concetto risulta spaventosamente naturale e credibile.
Nonostante sia un'opera di denuncia della Ndrangheta e delle parti deviate dello Stato, questa rimane un'opera d'amore. In calce al libro, nella descrizione dell'autore, ho trovato scritto: "In attesa di Enrico Quarto". Solo successivamente ho capito trattasi di un’ esemplificazione di quanto fin qui abbia cercato di rendere. Enrico Quarto sarà la ludoteca che l'autore aprirà, prossimamente, nel cuore di Gaeta. Lo ha dedicato a suo cugino/fraterno, Enrico Amelio, di Quarto, cofondatore del progetto e morto ucciso dalla camorra (come già accertato in sede giudiziaria) Si: questa è un'opera trasversale; un'opera obliqua, a tratti materica, che offre uno spaccato affidabile circa le sofferenze e le paure di un uomo impegnato: di un uomo "sporco di vita".
Le apparenze possono ingannare; e ciò che sicuramente non
fanno, è darci una visione approfondita di quanto al nostro esame. Ciò non vuol
dire che le valutazioni basate sulle apparenze siano, di per sé, sbagliate;
devono solo essere supportate dalla consapevolezza che sono superficiali (da
non intendere, in tal caso, in senso negativo), ovvero maturate da una visione
esterna, dalla visione della sola "scorza". È inevitabile che l'uomo
si faccia un'idea su una persona incontrata per la prima volta, basata sul modo
di parlare, linguaggio del corpo, abito, auto ecc.; a volte avviene in un attimo.
Le apparenze sono tutte intorno a noi e ci sollecitano di continuo.
(NOTA: L'autore ha concesso file e permessi )
SINOSSI
LE APPARENZE
La vita è una stagione
enormemente sopravvalutata
Salvatore Carandente Tartaglia
(Meravigliosa non potevo non pubblicarla)
Gentilmente Inviatami
dall’ autore con il permesso di pubblicarla:
Le valutazioni
basate sull’apparenze non sono, di per sé, sbagliate. Necessitano però la
consapevolezza della superficialità: cosa che non va intesa in senso negativo.
Vuol dire solo che, esse valutazioni, sono scaturite da una visione
esclusivamente esterna; della sola “scorza”. Rispetto alle apparenze si viaggia
nel campo della legittimità. Per il merito invece, necessitano migliaia di
altre “conoscenze”. In caso contrario si correrebbe il distruttivo rischio di
confondere una verità relativa con un’assoluta. Troppo spesso
rimuginiamo sul passato o ci proiettiamo a capofitto nel futuro. Troppo spesso
viviamo nella nostra testa, quando invece dovremmo fare esperienza diretta del
mondo. Qui ed ora. La consapevolezza di ciò è l’unico modo per evitare di essere
attratti dal potentissimo vortice del confronto e del giudizio. È l’unico modo
per evitare di considerare assolute cose assolutamente relative. La conoscenza è
un percorso impegnativo che tira dritto verso l’umiltà FOTO PADRE PINO
PUGLISI(POSSIBILMENTE – IN MANCANZA
NOME): quest’uomo, della sua vita, non ha sprecato niente; nemmeno la morte. L’empatia è
straordinaria capacità di stare dentro la vita, quant’anche vi sia dolore. “Occorre compiere fino in fondo il proprio
dovere, qualunque sia il sacrificio da sopportare, costi quel che costi, perché
è in ciò che sta l’essenza della dignità umana” (John Fitzgerald Kennedy). È difficile
essere curiosi ed infelici allo stesso tempo. “So di non sapere” (Socrate): è
l’intuizione faro di uomini straordinariamente illuminati: “Io vo dattorno ricercando e investigando
secondo la parola del Dio se ci sia alcuno tra i cittadini e fra gli stranieri
che io possa ritenere sapiente; e poiché sembrami non ci sia nessuno, io vengo
così in aiuto al Dio dimostrando che sapiente non esiste nessuno” (Platone). “Bisogna, con umiltà, accettare l’idea che il
progetto su di noi ci sovrasta sempre ed è sempre avanti” (Padre Pino
Puglisi). Nostro Signore
ha strutturato l’Universo affinché non si possano avere tutte le risposte,
proprio perché in questa continua ricerca risiede il fine dell’essere umano
consapevole. La continua espansione dell’Universo, a velocità probabilmente
superiore a quella della luce, sembra corollario affidabile di tale postulato. In profondità i
dubbi e le domande aumentano in maniera proporzionale. Nella Bibbia è
scritto chiaramente: “Dio manda gli
stolti per confondere i sapienti”. Vuol dire che siamo destinati
all’approfondimento continuo, affinché ci si tenga sempre in “allenamento”. “E’ proprio quando credete di sapere qualcosa
che dovete guardarla da un’altra prospettiva” (Robin Williams). Ci si può
gratificare grazie all’incontro con quello che Padre Puglisi ha definito
“l’intuito”. La scintilla; una scintilla d’inizio, mai di una fine. Agendo nel
giusto, impegnandosi a migliorare, si riceve in dono da Dio conoscenze che
nemmeno si credeva potessero esistere. Le nostre
caratteristiche, positive o negative che siano, nulla hanno a che fare con i
nostri meriti e demeriti; questi, invece, dipendano da cosa ce ne facciamo di
tali caratteristiche: quanto siamo disposti ad impegnarci per limare i difetti
e cosa siamo disposti a fare per onorare le nostre personali vocazioni.
Dipendono, cioè, da ogni singola decisione presa nella nostra vita; partendo da
quelle apparentemente meno importanti (come quella di donare o meno un
sorriso). “Siamo nati per l’amore”. Il principio
per cui esso farebbe girare il mondo ha un fondamento consistente; l’amore ci
ispira, ci stupisce, ci fortifica, c’insegna: a preoccuparci della sofferenza
altrui, a saper perdonare, a comprendere gli errori degli altri. “Amore è apertura esistenziale alla
trascendenza” (Padre Pino Puglisi). Le conoscenze,
ci permettono di sviluppare l’empatia e non farci attirare dal vortice, tanto
ben organizzato dal nostro cervello, del confronto e del giudizio. Albert
Einstein, ha detto che le uniche cose infinite sono l’Universo e la stupidità
umana, ammettendo poi che dell’Universo non ne era certo; ma ha anche detto che
gli esseri umani sono capaci di innescare la “spirale positiva”. “Fra i tanti
soprusi commessi dalle mafie vi è anche quello linguistico (Francesco
Deliziosi) Potremmo stare
a parlare per giorni di principi, senza scoprire, dell’altro quale religione
abbia abbracciato. Dio le ha legittimate tutte; tanto è funzionale al Disegno: affinché
si possa maturare la convinzione dei propri limiti e, in tal modo, navigare verso
l’Infinito. Se
non fosse solo una prova lampo, la vita, in essa, Dio, non avrebbe previsto la
sofferenza. E, forse, se non avesse avuto bisogno di questa prova, la vita,
nemmeno l’avrebbe creata”. Per gli uomini
straordinari, il rischio di morte può essere serenamente accettato, certamente
più di altri rischi, pur non empiricamente conosciuti. Che pure sentano essere
qualcosa assomigliante alla sostanza.
Qualcosa che potrebbe rappresentare la
scriminante tra aver vissuto o aver sprecato. Chiunque non abbia
mai sbagliato non avrà provato nulla di nuovo (Albert Einstein). “Basta che
siete giovani perché vi ami tantissimo” (Don Giovanni Bosco). “Nessuna
battaglia è troppo lunga e nessuna guerra è troppo difficile per non
combatterla fini in fondo” (On.Le Pietro Grasso). La disciplina
dell’arma, rispetto a persone come queste, tendenti al valore, manifesta tutti
i suoi meriti. “Tanto non possono nulla contro di noi, al
massimo possono ucciderci (Joe Pistone). L’eternità è,
al tempo stesso, il fine stesso della vita e l’unica cosa in grado di darle un
senso. L’Universo,
nella sua gamma infinita di colori, suoni, energie, costituisce un’armonia
estasiante. È come se
l’Universo fosse impegnato a comunicare a se stesso istantaneamente. Al di là
di ogni logica di tempo e spazio. Foto Papa
Francesco “Lui non è uno dei tanti; con
Lui proprio non vi potete confondere. Lui è il degno rappresentante di Nostro
Signore. Perché è il Papa? Mhh… no! Perché sta cambiando il mondo! Da solo! E,
soprattutto, perché lo sta facendo seguendo fedelmente l’insegnamento”. “La ndrangheta è una sorta di mostruoso
animale giurassico che non si estingue, perché sono ancora in tanti a
proteggerla, a tutelarla, a cercarla ed a legittimarla” (Nicola Gratteri). Il progetto è
di concedere lo Spirito Santo a chi si sia veramente impegnato. Le
caratteristiche che ognuno di noi ha, positive e negative e concesse con
immensa sapienza, non hanno nulla a che vedere con i nostri meriti o demeriti.
Questi dipendono da cosa ce ne facciamo di ogn’una di queste cose è
incredibilmente interessante prendereatto come una
persona, una persona sola, abbia in sé, tanta potenzialità. Ovvero come possa
incidere fortemente nella vita di altri esseri viventi. Giudicando ci
si sente gratificati per esclusione. Se c’è qualcuno
che non abbia mai fatto errori allora vuol dire che non è umano e se saremo
consapevoli di ciò sarà il nostro inconscio a ricordarcelo e sarà molto peggio. “Ogni volta
avalliamo il male siamo stranieri noi stessi” (Padre Fabio). Padre Pino
Puglisi: Quando avverti che un semplice uomo possa spostare le coscienze,
avverti, inevitabile, la sensazione che, credendo, si possano veramente
smuovere le montagne. Non saremo
stati dei buoni genitori se non avremo amato ogni singolo bambino al mondo. I bambini sono
doni straordinari concessici affinché li si promuove alla vita, nel mentre
s’insegna a noi stessi: loro sono, insieme, l’essenza della vita e la misura di
quanto voliamo. Essere amati ci
rende forti, ma amare ci rende coraggiosi. Si Signore: se
andiamo rischiamo di morire tutti; ma se non andiamo rischiamo molto, molto di
più. Questo manipolo
di uomini straordinari, la morte, sono pronti ad affrontarla a testa alta: con
la fierezza del loro immenso rapporto. Questi uomini stanno facendo, semplicemente, ciò che va
fatto: prendere o dare vita per gli uomini che li hanno salvati. Niente più e
niente meno. Un uomo che cade offre la possibilità di tendergli una mano.
Ineluttabilmente, nella vita, siamo talvolta “quello che cade”, talaltra “quello
tende la mano”. In ogni caso possiamo sentire la possente forza edificante
della dignità; dell’amore. Il Malgano, inizialmente, rimane fermo. Disorientato e
stupito. Poi tradisce tutta la sua debolezza ed inconsistenza, proprie dei
mafiosi, pur mascherate dalla capacità di compiere azioni forti. Piagnucolando
dal dolore, grida: “Mi ha rotto il naso,
mi ha rotto il naso ………….. brutto stronzo, sei morto”. “Posto assurdo questo,
dove il male ha preso il sopravvento in ogni parte della società, partendo da
quelle più importanti. Posto dove nemmeno si pensa possa esserci un’altra
possibilità. Ma non è un caso che dove vi sia tanto male, il bene, quello
residuo, sia enormemente concentrato. Parlo di quelle persone veramente toste,
quelle che onorano la vita, quelle che, guardandole, ti capita di capire
perché, la vita stessa, esista ancora”. “Bisogna
essere disposti pure al sacrificio della vita per Evangelizzare contro la
cultura della morte” (Papa Giovanni Paolo II). “Chiunque
scandalizzerà uno solo di questi piccoli, gli conviene che gli venga appesa al
collo una macina da mulino e sia gettato nel profondodel mare”. (Gesù). Essere soli è
la disgrazia più grande alla qual possiamo andare incontro (Padre Pino
Puglisi) Nel 2014 Papa Francesco ha scomunicato i mafiosi. “La mafia non è affatto
invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà
anche una fine” (Giovanni Falcone). “Ogni anno vedendo quel mare di gente,
quell’esercito silenzioso e pieno di speranza che vi commemora, me ne convinco
ancora di più. Hai ragione, Giovanni: avrà una fine” (Pietro Grasso). “La mafia mi ucciderà quando altri
lo consentiranno” (Paolo Borsellino). “La persona è immagine di Dio e
Dio non disprezza la propria immagine. Trova sempre il modo di riscattarla”
(Papa Francesco).“Non c’è niente di nobile ad
essere migliore di un altro; nobile è essere migliore di ieri” (Oscar
Wilde). “Niente e nessuno, al di fuori di
noi, può dare significato alla nostra vita” (Fromm). “Perché il Maestro è dentro: dentro
il profondo di ognuno di noi” (S. Agostino). “Quando la felicità non la vedi,
cercala dentro” (Napoli). “Ognuno di noi rappresenta solo
una goccia nell’oceano: eppure senza gocce l’oceano non esisterebbe” (Madre
Teresa di Calcutta) “Se dovesse succedermi qualcosa di
molto grave si ricordi questo incontro con il ministro Rognoni, perché a questo
incontro è da collegare quanto di grave mi potrà accadere” (Pier Santi
Mattarella). Legge La Torre: “E’ l’unico
strumento giudiziario veramente efficace nelle mani della magistratura”
(Nicola Gratteri). Boris Giuliano: “Il miglior
poliziotto d’Italia” (Pietro Grasso). Ninni Cassarà ed i suoi uomini straordinari: allorquando chiedevano
mezzi e risorse allo stato si sentivano rispondere che non c’erano fondi. All’epoca
ministro dell’interno era un certo Oscar Luigi Scalfaro. Le indagini, le
testimonianze, le ricostruzioni e le sentenze dei decenni successivi hanno
accertato come, in quegli anni, si spartissero torte enormi. Io stesso ricordo
come in prossimità delle elezioni per la composizione del parlamento, i
candidati, almeno quelli più “in vista”, per numerose settimane organizzavano
due ricevimenti al giorno in location esclusive; sfarzo, ostentazione,
benessere indecente. E pure, per quegli uomini straordinari, non c’erano fondi
nemmeno per comprare un binocolo! Dovettero fare una colletta per comprarne
uno. Quando a Spatuzza, autore di centinaia di uccisioni e della strage di
via D’Amelio, durante un esame teologico in carcere, gli venne chiesto quale
fosse il delitto che lo aveva segnato di più, lui rispose quello di Padre
Puglisi precisando che nulla aveva a che fare il fatto che fosse un prete.
Inevitabilmente gli chiesero, quindi, quale fosse il motivo e lui rispose: “Perché nel mentre gli sparavo lui mi
sorrideva; quando era in terra e la macchia di sangue si espandeva, lui mi
sorrideva”. Li aveva perdonati. A Giovanni Falcone che sperava di avere, dal pur esaustivo e strutturato
Tommaso Buscetta, anche i nomi dei politici, quest’ultimo gli rispose, in
maniera concludente: “L’Italia non è
pronta. Finiremmo al manicomio, io criminale e lei civile”!
(NOTA: L'autore ha concesso file e permessi )
CENNI SULLA VITA
Salvatore Carandente Tartaglia
Ripresa da internet e/o dalla 4° di copertina:
Salvatore Carandente Tartaglia 45 anni. Sposato e con due figli.
Proviene da una onesta famiglia di lavoratori. Napoletano di provincia.
Ha iniziato gli studi presso il liceo
classico Ettore Majorano; Anno di diploma 1994 a seguire con la
facoltà di Giurisprudenza presso la Federico
II di Napoli; (da note indiscrete laurea quasi imposta più che amata);
Anno di laurea 2000. Avvocato per oltre 15 anni, anche gestore di
stabilimento balneare, per ben quattro anni.
Quest’ultima esperienza lavorativa l’ha amata molto, donandogli
gioie e soddisfazioni, infatti è in procinto di aprire un locale a Gaeta che dedicherà al suo amato cugino che non c’è
più, Enrico che era originario, come l’ autore, della città di Quarto: ha già
registrato il marchio “Enrico Quarto”.